Trump sconvolge gli assetti Mondiali

Trump sconvolge gli assetti Mondiali

Trump dalla data di insediamento ha già sovvertito tutte le regole confermando che è il mercato a governare la nostra civiltà.

La rissa verbale del 28 u.s. tra Trump e Zelensky ha segnato un nuovo livello di comportamento negli “incontri diplomatici” quello che appare come un brutto episodio rischia di modificare alcuni dei caposaldi degli equilibri Mondali.

Zelensky ha perso ben più della faccia perché con l’incontro disastroso si è reso, forse definitivamente, un interlocutore non più credibile o utilizzabile in quanto anche Trump, delegittimandolo, renderà possibile o forse obbligatorio un suo passo in dietro per consentire all’Ucraina di partecipare ai negoziati di pace con un Putin che più volte lo ha rifiutato come interlocutore.

Il tutto condito e apparecchiato come un accordo commerciale sulle risorse minerarie ucraine (della cui consistenza, forse, solo Trump ne ha contezza) condizione sine qua non, per poter procedere ad un successivo accordo di cessate il fuoco prodromo di una ipotesi di pace.

Nello sfondo una Europa esautorata e ridimensionata, che non tocca palla nel processo di pacificazione nonostante la mission impossible di Macron che parrebbe essere andato da Trump a perorare in favore di una riammissione della Comunità Europea tra coloro che parteciperanno alle future trattative.

Il dubbio è che, forse, la missione di Macron avesse anche dei risvolti economici pro domo sua stanti le affermazioni del Presidente USA che ritiene la UE una truffa ai danni degli USA e che tratterà solo con i singoli Stati.

A questo punto chapeaux alla nostra Premier che grazie ad un fair play e una lucidità da grandissima diplomatica ha sempre rispettato l’attuale presidente USA quando era all’indice della comunità internazionale evitando quegli atteggiamenti che l’entourage della Von der Leyen gli hanno riservato e che Trump difficilmente dimenticherà.

D’altra parte la citata Ursula von Ver Leyen propri oggi si sta rendendo conto che il green deal declinato mediante la morte del settore automotive europeo, per svendita ai cinesi dell’intero mercato automobilistico, in nome di una “decarbonizzazione“ forzata (facendo finta di non sapere che i cinesi stanno inaugurando una centrale a carbone alla settimana) non sia più accettabile e ha deciso di procrastinare di due anni le multe alle case automobilistiche onde evitare di aggiungere al danno anche la beffa.

Intanto, nel nostro Paese, le Hydrogen Valley , ben 54 impianti, sono sempre più in crisi perché non si trova come utilizzarlo.

Ovviamente il problema non è generato dalle scelte del nostro Governo ma dalle (presuntuose e dissennate) voci di spesa previste dal PNRR (la componente 2 della missione 2 del piano) che sulla logica dl “iniziamo a produrlo, poi si vedrà” non ha trovato ad oggi come utilizzarlo efficacemente dimenticando che, anche se una parte potrebbe essere a fondo perduto , la maggior parte sono prestiti da rendere con gli interessi.

Chissà quando qualcuno non deciderà di utilizzare l’idrogeno allo stato gassoso nei motori endotermici, ponendo fine a questo tabù, ancora una volta sostenuto dal fatto che l’idrogeno rende meglio se utilizzato nelle auto con fuell cells che lo ritrasformano in corrente elettrica da utilizzare in una variante delle auto elettriche dove va a sostituire le batterie.

Peccato che tale tecnologia richiede palladio, platino, neodmio, ecc. e componenti sempre made in Cina.

Una riflessione deve però essere fatta sull’annuncio di dazi incrociati al 25% (+ IVA): chi paga ???

Ovviamente Pantalone sia europeo che americano.

In questo panorama in cui abbiamo individuato una ulteriore stretta sulle classi deboli pare utile evidenziare chi ne avrà un forte beneficio, almeno sulle importazioni: l’ADM.

Infatti, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli avrà un aumento al momento non quantificabile delle entrate (sempre in quota a Pantalone) perché per molti prodotti non ci sono possibili alternative comunitarie.

Magari quanto incassato da ADM verrà utilizzato per ridurre la pressione fiscale che è ulteriormente aumentata.

Sognare costa poco.

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