Economia digitale messa in scacco da una escavatrice
Il blocco dei pagamenti digitali verificatosi nei giorni del Black Friday impone importanti riflessioni
Nell’era della digitalizzazione e della globalizzazione basta un’escavatrice in Svizzera per bloccare l’economia di un intero paese.
E’ quello che, secondo la versione ufficiale (c’è chi ha ipotizzato anche un possibile attacco hacker), è accaduto in Italia proprio nella settimana del Black Friday. Giovedì scorso e per ben due giorni il sistema dei pagamenti digitali tramite bancomat e carte di credito si è bloccato perché un’escavatrice impegnata in Svizzera in lavori di manutenzione alle tubature del gas ha danneggiato i cavi di fibra di Worldline, fintech francese che fornisce l’infrastruttura informatica su cui viaggiano le informazioni digitali dei circuiti Bancomat, Pagobancomat e Nexi.
L’accaduto impone alcune riflessioni di varia natura.
- La prima, di più immediata percezione, è di ampia portata e riguarda l’assoluta dipendenza delle nostre vite dal mondo dell’informazione digitale, che se da un lato presenta indubbi vantaggi (che non ha neppure senso enumerare) dall’altro lato ha anche alcuni aspetti negativi legati all’imperfezione delle tecnologie, anche le più evolute.
- La seconda, riconnessa alla precedente, riguarda l’economia reale, che dai mercati fisici si sposta sempre di più verso quelli virtuali, in cui la moneta non può che essere elettronica, proprio quella moneta elettronica che per due giorni non poteva essere spesa.
C’è dunque da chiedersi se potremo mai rinunciare ai mercati fisici di incontro tra domanda e offerta e, soprattutto, se mai sarà possibile sostituire del tutto la moneta contante a beneficio di quella elettronica.
L’ultima riflessione, probabilmente più tecnica, riguarda il sistema delle responsabilità nella filiera della moneta elettronica.
Il blocco nel sistema dei pagamenti, peraltro verificatosi proprio nei giorni del Black Friday, ha causato danni che Confesercenti ha stimato in circa 100 milioni di euro.
Confesercenti, esprimendo perplessità verso un sistema evidentemente vulnerabile, ha annunciato di valutare possibili azioni legali.
Ma chi potrà mai essere chiamato a risarcire i danni subiti dalle imprese italiane?
Worldline, che ha involontariamente creato il disservizio che ha bloccato l’economia italiana per due giorni, è stata essa stessa danneggiata.
Non vi è dubbio che la responsabilità ultima è dell’impresa che stava curando gli scavi per la manutenzione della rete del gas in Svizzera, ma risulta difficile immaginare sia che la catena delle responsabilità possa così facilmente essere ripercorsa per giungere sino all’impresa che curava lo scavo – che chissà se sapeva del posizionamento dei cavi danneggiati dall’escavatrice – sia che sia mai possibile individuare un soggetto in grado di risarcire gli ingenti danni subiti dalle imprese del nostro paese e, perché no, anche dal fisco italiano.