COP 29 una probabile delusione ambientale annunciata.

COP 29 una probabile delusione ambientale annunciata.

È iniziata a Baku la Conferenza ONU 2024 sui cambiamenti climatici UNFCCC – COP 29 su cui però pendono delle grandi ombre

sui possibili progressi per contrastare il riscaldamento globale.

L’eredità ricevuta dalla COP 28 trova una sintesi nella lettera inviata congiuntamente il 21 marzo 2024 dalle tre presidenze COP, quella degli Emirati Arabi Uniti (COP 28), quella della Presidenza azera (COP 29) e quella della Presidenza brasiliana della futura COP 30 del 2025.

In questa lettera veniva formalizzata una “Roadmap verso la missione 1,5°C” per “migliorare significativamente la cooperazione internazionale e auspicare dei contributi determinati a livello nazionale, al fine di migliorare l’azione e l’attuazione, in questo decennio critico, per raggiungere il traguardo di contenere l’aumento della temperatura media ambientale al di sotto di 1,5°C.”

Purtroppo l’Emissions Gap Report 2024 dell’ Unep conferma la perdurante crescita delle emissioni Ghg (greenhouse gas), arrivate a 57 GtCO2eq nel 2023, con un nuovo record: 57,1 gigatonnellate di gas serra, e l’aumento del + 1,3 per cento rispetto il 2022, un aumento equivalente alla somma di tutte le emissioni attuali dirette e indirette dei trasporti della comunità europea.

Uno dei paradossi che affliggono tali buoni propositi, e che li minano profondamente, riguarda la Cina che pur essendo il leader assoluto della produzione di auto elettriche, conteggiando sia quelle che produce con i suoi marchi che quelle che produce, ad esempio, per Tesla, continua imperterrita a costruire centrali a carbone.

Dai dati resi disponibili a livello ufficiale si può constatare che negli ultimi 2 anni, Pechino ha, autorizzato la costruzione di centrali a carbone per 218 GW complessivi, attivando mediamente una centrale alla settimana (!).

Non occorre uno studio sofisticato per capire che tale fenomeno da solo è in grado non solo di mettere a rischio il raggiungimento degli obbiettivi sulle emissioni al 2025 e quelli dell’agenda 2030, ma anche di mettere in serio dubbio l’effettivo impegno della Cina nella salvaguardia del futuro del nostro (ma non è anche il loro?) pianeta.

Infatti, anche un recente rapporto di CREA e GEM conferma che il ritmo di crescita dell’uso del carbone dal 2022 a oggi mette a rischio il raggiungimento dei citati obiettivi.

Tale paradosso è così evidente che la Cina ha chiesto ai Paesi partecipanti alla COP 29 di discutere off the record a Baku sulle tasse di confine sul carbonio (la famosa carbon tax) che, secondo una loro affermazione, sulla cui evidente capziosità alla luce di quanto detto sopra non mi soffermo, “sarebbero dannose per i Paesi in via di sviluppo”; colpendo evidentemente, tra gli altri uno in particolare, che oggi non pare più essere tra quelli in fase di sviluppo !

Ricordo che le emissioni di CO2 sono solo ed esclusivamente l’indice del surplus di calore, da fonti fossili, che viene immesso dalle attività entropiche nell’ambiente.

Nelle dichiarazioni italiane si afferma che la priorità assoluta è quella di ottenere riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni, per mantenere le temperature sotto controllo e rimanere al di sotto della soglia di 1,5°C.

D’altra parte, le assenze annunciate da Joe Biden, da Ursula von der Leyen, del brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (che dovrebbe ospitare COP 30 !) e dei capi di stato di Cina, Giappone, Australia e Messico indicano come la COP 29 sia probabilmente da considerarsi una conferenza “di transito” verso quella brasiliana del 2025 in cui si avrà più chiara sia la politica del neo eletto Trump che, l’evoluzione delle situazioni belliche in corso.

Spero che il nuovo Presidente degli Stati Uniti modifichi il suo atteggiamento rispetto a quello della sua presidenza precedente, in cui ha fatto molto per l’economia statunitense ma molto poco per l’ambiente.

Forse, ma spero di sbagliarmi, non è ancora sufficientemente chiaro che, al momento ma non per un periodo lungo, l’ambiente ci sta ancora dando, forse, modo di poter rettificare il nostro futuro che, in assenza di correttivi reali e significativi, si delinea con una serie di catastrofi ambientali che potrebbero minare seriamente la nostra civiltà.

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