L’identità del professionista post covid

Non è facile sintetizzare in poche battute una ideale identità delle professioni proiettate verso un domani, che nel frattempo è già ieri.

Già prima della pandemia che ha colpito il nostro pianeta, le criticità delle attività intellettuali tradizionali si sono palesate ai più, in tutta la loro nuda e cruda evidenza:

  • Un marcato innalzamento della età media, dovuto al sempre più scarso interesse per le attività autonome da parte dei giovani i quali, quando non optano per l’estero, preferiscono scegliere indirizzi di studio che facilitino eventuali carriere in azienda.
  • Una normativa che non agevola l’approccio alla professione.
  • Una formazione scolastica che non prepara adeguatamente.

La prospettiva

In effetti l’appeal di una attività in forma autonoma, i cui ricavi derivano mediamente per il 75/80% da servizi contabili, a sempre più risicato valore aggiunto, è pressoché nullo.

Non a caso abbiamo utilizzato il termine servizi, che non contiene in se alcuna componente professionale intrinseca e che è causa del conseguente allineamento verso il basso delle relative tariffe.

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Lo scenario

L’attualità vede un progressivo appiattimento delle professioni, facilitato dagli strumenti digitali oggi in uso, ove dominano le intelligenze artificiali applicate alle attività di studio e che, in un domani ormai prossimo, saranno in grado di sostituire gli stessi professionisti.

A ciò si aggiunga una normativa tributaria pervasiva, che poco si addice all’attuale sistema economico e che non lascia speranze neppure per il futuro, laddove le preannunciate linee di indirizzo della Riforma Fiscale, appaiono poco più di una operazione di facciata e non apportano alcun razionale carattere distintivo di efficienza e semplificazione di cui invece, si avrebbe effettivamente bisogno.

In sintesi siamo in presenza di un mercato, la cui peculiarità essenziale è una normativa farraginosa e complessa, che non attrae in alcun modo i giovani, affatto propensi ad avventurarsi in lunghi percorsi di studi e formazione, con sbocco verso l’esercizio di professioni intellettuali in forma autonoma, ormai troppo impegnative, poiché caratterizzate da enormi incombenze, pesi e responsabilità, inversamente proporzionali ai guadagni.

L’aspetto economico

L’aspetto economico è ancor più aggravato da nuovi players i quali, si affacciano in questo mercato con un approccio imprenditoriale e vendono servizi contabili e formazione riducendo ancor più i margini di remunerazione dei servizi di base che, come detto sopra, rappresentano la principale fonte di ricavo dei professionisti di oggi.

In questo scenario si innesta il poliedrico sistema di rappresentanze nell’ambito delle categorie di appartenenza, quali Associazioni, Collegi, Ordini e Sindacati che per le loro caratteristiche identitarie si presentano in forma disaggregata ai tavoli di confronto con le istituzioni e la politica, rendendo inefficace il dialogo che invece dovrebbe essere forte, incisivo e costruttivo … e con i conseguenti risultati che sono sotto gli occhi di tutti: si pensi all’imbuto degli oltre 250 adempimenti fiscali in scadenza in questo prossimo mese di settembre 2021, consultabili dal sito scadenziario della Agenzia delle Entrate.

La ricetta per ovviare a tutto questo?

I nostri rappresentanti, sia istituzionali che di categoria, dovrebbero avere il coraggio e l’onestà di guardare oltre il loro naso, superando, anche in via temporanea e/o quantomeno sui temi più centrali, gli interessi particolari e l’obiettivo della prossima tornata elettorale, qualunque esso sia.

In attesa di tempi migliori, formuliamo alcune proposte di più immediato impatto ed applicazione:

  • La promozione di una iniziativa legislativa finalizzata ad agevolare l’avviamento e le aggregazioni, anche multidisciplinari dei piccoli studi, che preveda la neutralità fiscale dei conferimenti nella nuova struttura aggregata, in qualsiasi forma realizzata e l’applicazione del regime forfettario, anche per i soci dei studi associati e delle società tra professionisti.

Questo percorso è necessario per far si che si crei più facilmente massa critica, con conseguente miglioramento qualitativo.

  • La responsabilità professionale dovrà essere proporzionata al compenso percepito e non, come accade oggi, sganciata da ogni riferimento di congruità.
  • Dovrà essere prevista una cedolare secca sui canoni di locazione degli immobili adibiti ad attività professionale, in qualsiasi forma esercitata.
  • Dovrà essere posto un limite ai paletti contrattuali imposti dalle software house, con applicazione di un codice di migrazione degli archivi di base, al fine di facilitare la migrazione da un gestionale ad un altro.

Alcuni argomenti, in particolare quello facente riferimento alle aggregazioni, sono stati successivamente trattati in diversi scritti di autorevoli firme della professione.

Questa fotografia dello stato di salute della professione tributaria, può ben rappresentare anche le altre forme intellettuali tradizionali: quella legale a noi più vicina, ma anche le professioni legate all’edilizia: ingegneri, architetti e geometri, questi ultimi in particolare, affacciatisi da qualche anno nel ramo tributario, con la figura dei geometri fiscalisti.

Le condizioni di esercizio della professione potranno migliorare solo a seguito di una acquisizione di consapevolezza, di una azione critica positiva e di proposta da parte della base.

In questo conteso, EconomistiOnLine – Italia Vera intende fare la propria parte, con una iniziativa nella quale Roberto Maccarrone, ha coinvolto centinaia di valenti colleghi, ordinisti e non, che si identificano nella intenzione di non essere passivi esecutori di volontà altrui e nel dare voce a idee e proposte valide, convogliate in questo contenitore che vuole essere megafono e motore della evoluzione della professione.

LA FAVOLA DEL COLIBRÌ

Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario, con una goccia d’acqua in bocca.

“Cosa credi di fare?” gli chiese il leone.

“Vado a spegnere l’incendio” rispose il piccolo volatile.

“Con una goccia d’acqua?” disse il leone, con un sogghigno di irrisione.

Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose:
” Io faccio la mia parte.”