Commercialisti, occorre mutare la prospettiva
Il problema non è il lavoro, ma fattori esogeni che lo rendono poco attrattivo
Molto spesso partecipo ad eventi sul futuro della nostra professione e sugli elementi su cui dovremmo agire per rendere la nostra realtà ordinistica coerente con il grande cambiamento in atto.
Il tema è complesso e penso sia necessario, solo per brevità di esposizione, scomporre le aree in un percorso dinamico di brainstorming.
Quando parlo con gli iscritti emerge con chiarezza che ciò che rende difficile l’attuale contesto non è il lavoro in se stesso, ma una serie di fattori esogeni sui quali i vertici di categoria non riescono ad intervenire.
E’, infatti, di tutta evidenza che chi è iscritto va incontro a non pochi disagi ed oneri che, insieme con uno svilimento dell’immagine ormai in atto da anni ed il diffondersi di competitors molto aggressivi, portano ad una bassa remunerazione dell’attività.
Quindi le aree di intervento sono sostanzialmente :
- alleggerimento e semplificazione degli obblighi che sono in capo solo ai professionisti iscritti agli Ordini (es. antiriciclaggio)
- miglioramento del posizionamento della categoria a livello di immagine
- rafforzamento di riserve che, in forza delle percorso di studi effettuato, devono essere attribuite a chi è iscritto
La semplificazione è un obiettivo che da sempre chiediamo a gran voce, ma, paradossalmente, leggendo alcuni documenti del Consiglio Nazionale , a mio parere, siamo i primi a non perseguire…molto spesso mi sembra che si soffra la sindrome del “primo della classe”.
Ne è un esempio, sempre a mio giudizio, il codice deontologico, innovato di recente, che in molti punti è farraginoso e ridondante…oppure i principi di comportamento dei collegi sindacali delle società non quotate.
Credo che la semplificazione, allora, dovrebbe partire, in primo luogo, da noi stessi per poi affrontare questo tema con le Istituzioni e la politica.
Semplificazione è, inoltre, fissare dei punti fermi, che devono essere concordati e recepiti normativamente, come, ad esempio, una disposizione che preveda le proroghe automatiche laddove vi siano stati problemi nella gestione dell’adempimento (istruzioni tardive, mancato funzionamento delle piattaforme..) oppure la riduzione drastica di elenchi che ineriscono competenze simili ( opzione che, oltretutto, ridurrebbe molto le spese dello Stato per i costi che ogni elenco porta con se).
Il problema dello scarso posizionamento della categoria a livello di immagine è sotto gli occhi di tutti…la comunicazione, anche se molto intensa , a mio parere, non appare abbia sostanzialmente migliorato la situazione.
Basti pensare al fatto che il MEF ( ministero con cui in questo periodo vi è da parte del Consiglio Nazionale un costante e continuo dialogo), ha ritenuto necessario prevedere la presenza di un suo funzionario nei collegi sindacali di imprese che hanno ricevuto contributi.
Non si sa al momento questa previsione nella manovra finanziaria come vada a finire, ma il solo fatto che vi sia stata una simile idea, a mio avviso, è sintomo di una valutazione non positiva dell’attività svolta da questi organi di controllo (e quindi della nostra professionalità).
Dire che la colpa è del Ministero è attribuire ad altri gli effetti di una politica di categoria che, sarebbe opportuno, forse, rendere oggetto di revisione.
Credo, allora, che sia necessaria un’attenta analisi che ci conduca ad una efficace strategia di comunicazione, valorizzando maggiormente, ad esempio, le tante nostre professionalità presenti sui territori senza , invece, “spingere” le dichiarazioni solo del Presidente del Consiglio Nazionale.
E qui si apre un’altra tematica e cioè l’importanza di una politica che dia spazio e risorse agli Ordini territoriali, consentendo di creare anche sui territori l’immagine di una presenza di noi commercialisti fattiva e rilevante… incentivando, ad esempio, lo sviluppo di osservatori di ricerca, di progetti di rete, di pubblicazioni.
Nei grandi Ordini, come Milano, le dimensioni ci rendono privilegiati, è inutile dirlo, e ci consentono di avere le risorse per una presenza rilevante a livello sociale ed istituzionale, ma è evidente che per gli Ordini più piccoli, senza un supporto concreto, pur con il grande impegno dei Consigli, tutto ciò è molto complicato da realizzare.
Il tema delle riserve, infine, è molto complesso e merita un approfondimento autonomo, ma credo che sia un nervo scoperto per molti di noi.
Su questi temi mi viene in mente una frase attribuita a Einsten: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi” .
I percorsi che si stanno compiendo evidenziano, pur certamente con un maggiore attivismo, lo stesso approccio che ha condotto ad una scarsa attrattività della nostra professione per i giovani ….se vogliamo che la situazione cambi è necessario mutare drasticamente la prospettiva.
Condivido totalmente quanto proposto e mi auguro che il CN possa recepire le richieste e le necessità dei tanti iscritti e dei Consigli che non concordano sulle modifiche al 139 e sulle modalità perseguite dal dott. De Nuccio.