La Banca Centrale Europea abbassa il tasso d’interesse

La Banca Centrale Europea abbassa il tasso d’interesse

La BCE riduce ancora i tassi d’interesse. Gli effetti sull’economia reale

Lo scorso giovedì la Banca Centrale Europea ha ridotto il tasso d’interesse di 25 punti base (0,25%).

Si è trattato del quarto taglio consecutivo in sei mesi, dopo quelli di giugno, settembre e ottobre.

Sotto l’albero di Natale di imprenditori e mutuatari ci sarà dunque un gradito regalo: la minore onerosità dei propri debiti.

Il taglio del tasso d’interesse non nasce però solo dall’esigenza di rendere meno oneroso il rimborso dei debiti, ma discende da una revisione al ribasso delle aspettative di crescita economica dei paesi dell’Eurozona, a causa delle incertezze politiche e commerciali fanno sapere dai palazzi governativi.

La decisione di ridurre ulteriormente i tassi d’interesse è, invero, una manovra per favorire la ripresa degli investimenti e dunque dell’economia, ancora indebolita dal recente passato caratterizzato da tassi in rapida crescita e inflazione elevata.

E’ noto che l’eccessiva onerosità dell’indebitamento disincentiva gli investimenti da parte delle aziende, soprattutto in un sistema imprenditoriale come il nostro, caratterizzato da piccole e medie imprese troppo dipendenti dal sistema bancario.

Dunque non si tratta di pura generosità a favore dei mutuatari in vista del Natale, ma dell’esigenza di favorire il rilancio dell’economia.

Per tale ragione il taglio dei tassi di fine anno non sarà l’ultimo. Le aspettative degli operatori di settore, difatti, sono di ulteriori cali nel 2025.

Occorre però comprendere che le decisioni di politica monetaria da sole potrebbero non bastare per il rilancio dell’economia.

Nel nostro paese la ripresa economica passa necessariamente anche attraverso la riforma del sistema tributario, dovendo garantire a chi investe una minore pressione fiscale.

In ultimo, non può ignorarsi che per incentivare gli investimenti esteri occorre anche garantire una giustizia più celere e più certa.

Insomma, spazio alle riforme strutturali.

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