L’educazione alla sconfitta nello sport.

L’educazione alla sconfitta nello sport.

Vincere non può essere l’unico imperativo possibile per dimostrare il proprio valore.

Con l’entrata in vigore della c.d. Riforma dello Sport (D. Lgs. 39/2021) che obbliga le società e associazioni sportive a dotarsi di un modello organizzativo e di controllo dell’attività sportiva nel quale vengono formalizzate le regole che tutti coloro che gravitano intorno alla predetta associazione/società sportiva devono rispettare è doveroso soffermarsi e riflettere su un aspetto importante della vita sportiva di ciascun atleta.

Lo sport è un’opportunità e non un dovere; si sceglie di praticare sport (fuori dei casi in cui lo sport venga indicato come cura per alcuni tipi di patologia).

Scegliere di praticare uno sport – qualunque esso sia e a qualsiasi livello – impone il rispetto di norme di condotta basilari come ad es. il rispetto dell’altro, il rispetto delle regole di gioco dentro e fuori dal campo, il rispetto della figura dell’allenatore.

Lo sport è dopo la famiglia e la scuola un campo pratica per crescere in un ambiente dotato di regole e doveri insieme a coetanei e non solo con la finalità di creare relazioni tra atleti fondate sul rispetto e il reciproco sostegno nei momenti di difficoltà.

Secondo l’Enciclopedia Treccani lo sport è: «Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (accompagnandosi o differenziandosi, così, dal gioco in senso proprio), sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, proprio di ogni attività lavorativa».

Vincere non può essere l’unico imperativo possibile per dimostrare il proprio valore. Lo sport è la possibilità di essere atleti senza necessariamente dover ottenere il risultato sportivo per essere qualcuno.

La bellezza dello sport è imparare a rispettare l’altro con tutti i difetti e le capacità, è imparare la sana competizione. Lo sport è formazione. Lo sport aiuta a comprendere il sacrificio e la determinazione, la dedizione e la costanza, l’umiltà e la passione, l’etica e il rispetto delle regole. Il vero amore per lo sport sta nel giocare, nel divertirsi e nel condividere la passione con gli altri.

Spesso si sentono notizie di competizioni sportive in campo (si pensi alle partite di calcio) in cui la rivalità esce dallo stesso territorio di gioco (tifo dei genitori che sfocia in insulti, mancanza di rispetto dell’avversario, ecc..); episodi questi che obbligano a far adottare regole sempre più ferree dentro e fuori dal campo al solo scopo di educare allo sport anche figure che nella realtà dovrebbero insegnare il rispetto della rivalità, del sano agonismo.

Praticare sport non deve essere necessariamente sinonimo di essere vincente. I grandi campioni dello sport ci insegnano che il valore di una persona va ben oltre il mero risultato sportivo.

Vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia; in una competizione sportiva come nella vita di tutti i giorni, oltre all’ebbrezza della vittoria dobbiamo accettare e superare anche il dolore della sconfitta e la frustrazione che questa ci provoca. La vittoria infonde fiducia in noi stessi, ma è la sconfitta che ci sprona a crescere, a migliorarsi e a superare i nostri limiti ed è solo attraverso l’impegno che si raggiungono traguardi importanti. È con il sacrificio e la determinazione, la dedizione e la costanza, l’umiltà e la passione, l’etica e il rispetto delle regole che giorno dopo giorno si raggiungono piccoli o grandi traguardi.

Lo sport deve essere anche educazione alla sconfitta e alla capacità di affrontare nuove sfide ripartendo da se stessi praticando con costanza allenamento e sempre nel rispetto dell’altro e di ciò che lo sport vuole insegnare.

Adottare modelli organizzativi non deve essere solo un assolvere ad un obbligo legislativo per non incorrere in sanzioni ma deve essere un elemento in più. Deve diventare educazione allo sport, al rispetto della sana competizione dentro e fuori dal campo a cui tutti devono aderire perché lo sport non è solo vincere. Lo sport è divertirsi insieme, è rispettare l’attività sportiva anche indipendentemente dalla vittoria.

Per concludere direi che «Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di continuare. (Winston Churchill)»

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