Le turbine subacquee e altre fonti di energia rinnovabile

Le turbine subacquee e altre fonti di energia rinnovabile

Il mondo ha guardato quasi esclusivamente alle fonti di energia rinnovabile più evidenti: il sole e il vento. Esistono anche le correnti marine

Sul solare si sono spesi fiumi di parole mentre nell’eolico si cerca di ridurre i notevoli costi degli impianti passando dalle pale eoliche agli innovativi aquiloni (AWE – Airborne Wind Energy) che come spiega Edison Spa:

L’aquilone opera in “cicli di pompaggio”: in una prima fase decolla, salendo fino alla massima altezza consentita (500 metri), con veloci manovre trasversali alla direzione del vento. In questo modo tira con forza il cavo, azionando il generatore. Giunta alla massima altezza, l’ala viene poi recuperata per essere nuovamente lanciata. ‎

Testato dal 2017, il sistema sarebbe facile da utilizzare perché per formare gli operatori dovrebbe bastare una giornata. E sarebbe molto più sostenibile perché, come spiegato dal ‎coordinatore del progetto, Roland Schmehl, un’ala gonfiabile utilizza il 10 per cento del materiale necessario per una turbina eolica.
È ancora in fase di definizione l’impatto ambientale, anche se la soluzione si sta rivelando
silenziosa, discreta e sicura, anche per i volatili.”

Ora, oltre ad una presentazione un po’ semplicistica non sembra che non si possano escludere un numero notevole di problemi un po’ capziosamente sottostimati o non citati.

Infatti, ad esempio, mentre le pale eoliche possono essere messe “in bando” (con le pale perpendicolari al vento) e fermate, se improvvisamente aumenta o cala il vento, o peggio, in caso di guasto all’aquilone cosa succede o meglio dove potrebbe finire …..?

Inoltre, anche con questa, come con altre soluzioni “innovative”, le problematiche inerenti la discontinuità ciclica (solare) o atmosferica (eolico) delle fonti non vengono risolte in nessun modo se non puntando a creare costosi e complessi impianti di accumulo del surplus di energia da utilizzarsi di notte o in caso di calma di vento.

Nel passato si è cercato di progettare degli impianti in grado di utilizzare sia le maree che il moto ondoso con risultati che ripropongono gli stessi problemi sopracitati in tema di periodicità (maree) e discontinuità (moto ondoso).

Oggi si sta finalmente studiando una nuova fonte di energia marina che potrebbe non presentare tali difetti: le turbine sottomarine in grado di utilizzare le correnti subacquee.

Forse solo perché i nostri occhi non le vedono che solo ora si è giunti a fare delle considerazioni che potrebbero far rivalutare questa fonte.

Infatti, mentre l’aria ha una densità molto modesta, di circa 1,2 chilogrammi per metro cubo l’acqua salata ne ha oltre 1.000 !!!

Questo comporta ovviamente che una massa di acqua in movimento può generare energie assolutamente ben maggiori rispetto all’aria, tanto che le turbine (equivalenti alle pale eoliche) potrebbero avere delle dimensioni molto minori, dell’ordine di una decina di metri di diametro, per produrre la stessa energia di una grande pala eolica.

Infatti, si potrebbero utilizzare correnti abbastanza modeste (meno di 2 nodi di velocità) come ha affermato in uno studio Energia Italia News: “Turbine sottomarine 60 volte più piccole e 3 volte più potenti per sfruttare l’energia del mare.”

Ora probabilmente tutto deve essere rivisto con gli occhi della pratica operativa anche perché, se per i venti abbiamo grande conoscenza e confidenza, sulla correnti sottomarine le conoscenze sono molto minori.

Un aspetto che potrebbe apparire evidente consiste nel fatto che, in una prima analisi, questa soluzione potrebbe avere applicazione concreta solo con le grandi correnti oceaniche come l’arcinota corrente del golfo che dal golfo del Messico risale la costa orientale degli Stati Uniti per giungere in Groenlandia, Islanda e Regno Unito.

Se fosse vero, tale tecnologia sarebbe poco applicabile al Mediterraneo.

Tale opinione pare poco veritiera come emerge dalla cartina delle correnti dei nostri mari in cui sono presenti correnti relativamente più modeste, ma apparentemente costanti.

Inoltre, non occorrono grandi accumuli per l’energia ma, al limite, solo impianti sovradimensionati per le eventuali variazioni o modifiche stagionali dell’andamento delle correnti che, però, paiono ad una prima analisi, se e quando presenti, molto ben prevedibili nel tempo.

Un altro aspetto da valutare è la quasi assenza di alterazioni ambientali e, specialmente, paesaggistiche, unendo così un basso (nullo) impatto visivo a una relativa costanza della generazione dell’energia e l’eliminazione delle evidenti macchinosità di altre soluzioni come i citati aquiloni.

Si aspettano ulteriori studi, le prime istallazioni e i primi risultati……..

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