Peter Pan e i progetti irrealizzabili

Peter Pan e i progetti irrealizzabili

Decarbonizzazione virtuale e reale, facciamo un punto

I dati ormai inconfutabili sul riscaldamento globale e la valutazione sul contributo delle attività umane a tale fenomeno paiono essere le molle che hanno stimolato la nascita di soluzioni molto fantasiose per cercare di poter ridurre e, se possibile, invertire tale fenomeno.

La sindrome del pesce rosso (memoria che “dimentica” già oggi quello che ieri era stato fermamente affermato) ci ha fatto dimenticare tutte le (fanta)soluzioni che, non solo economicamente, ma anche energeticamente e scientificamente erano, non solo di dubbia attuabilità, ma spesso di impossibile realizzazione.

Gli errori del passato dovrebbero essere fonte di insegnamento per il futuro, un approccio culturale sempre meno applicato, che ha portato a diffondere e promuovere percorsi che definire irrealizzabili è il minimo.

Così erano i progetti (ormai dimenticati) degli aerei elettrici che avrebbero, forse, volato per pochissimi minuti e con carichi irrisori, della cattura della anidride carbonica dall’aria (se ne produce dieci volte di più per rimuoverla di quanto se ne riesca a sottrarre dall’atmosfera) con costi, anche economici, assurdi, per finire questo elenco nn esaustivo con l’introduzione dei serbatoi di accumulo dell’anidride carbonica prodotta dagli autoveicoli con motori endotermici.

L’anidride carbonica prodotta e immessa in questi serbatoi avrebbe dovuta essere scaricata dalle auto e dai camion nei distributori che, a loro volta, avrebbero dovuto inviarla verso degli impianti che la avrebbero dovuta pompare nei giacimenti petroliferi esauriti.

Peccato che ogni litro di benzina genera oltre 1,2 metri cubi di anidride carbonica, e per tale motivo è facile capire l’irrealizzabilità tecnica del progetto “serbatoi della CO2”, che è stato, peraltro, promosso da istituti blasonati o da settori R&D di grandi multinazionali.

Tutti questi progetti fanno parte di una “non cultura” che distrae e disorienta non solo il grande pubblico ma anche coloro che hanno delle nozioni tecniche ragguardevoli, per ottenerne la diffusione basta esaltare il “fatto innovativo” o che sono stati sviluppati da interessanti (?) “start up innovative” nelle quali, purtroppo, l’unica innovazione erano le sciocchezze tecnologiche vantate.

Oggi si assiste, ad esempio, alle sempre più insistenti critiche e dubbi sulla politica di “decarbonizzazione”, verso il solo elettrico del settore automotive, che inizia a esporre i primi dubbi sia sulla sua efficacia specialmente se la corrente elettrica proviene da fonti non rinnovabili.

Da più parti si sta prendendo atto che la politica che aveva indotto il governo europeo e quello tedesco di gestione Merkel (quattro governi presieduti dal 22 novembre 2005 all’8 dicembre 2021) a pensare che i cinesi, dopo che gli abbiamo regalato le nostre tecnologie andando a produrre in quel paese, avrebbero privilegiato i costruttori di auto tedeschi con motori elettrici, componentistica e batterie al litio a costi vantaggiosi sia completamente infondata.

Questo aveva, peraltro, indotto sia Mercedes che BMW ad abbandonare i progetti a motore endotermico ad idrogeno (recentemente riabilitati e sviluppati da Cummins, Matra e Yamaha) nei quali il gas era utilizzato allo stato gassoso e, senza alcun problema, come carburante, cosa che ci avrebbe impedito di condividere l’assioma che l’idrogeno DEVE essere utilizzato solo se allo stato liquido, mediante fuel cell e motori elettrici, ovviamente, sempre di costruzione cinese.

Altri dubbi sulla bontà del progetto “decarbonizzazione”, specialmente se basato sull’altro assioma del “tutto elettrico” li ha espressi già quattro anni fa Akio Toyoda, numero uno di Toyota, l’azienda che per prima a più di tutte ha affrontato il mondo dell’elettrico e dell’idrogeno, che ha affermato che tali cambiamenti sono da evitare perché distruttivi sia dal punto di vista economico che ambientale  e sociale in quanto, sono enormi e non cost effective le risorse necessarie per produrre sia le auto che per produrre e sostituire le batterie.

Anche i biocarburanti potrebbero essere una soluzione se non fossero oltre che antieconomici in competizione con la produzione agricola alimentare.

La soluzione migliore per Toyoda è rappresentata da auto ibride, a grande efficienza, e, aggiungo io, la razionalizzazione delle fonti energetiche sfruttando quelle rinnovabili per tutti gli altri usi.

Oggi pur proseguendo sull’irrealizzabile progetto del nucleare, almeno nei termini e, specialmente, nei tempi richiesti sia dall’Agenda 2030 che dai tempi del peggioramento della situazione climatica, il Governo sta meritoriamente finanziando il passaggio al fotovoltaico anche se, purtroppo, si prosegue ad ignorare o sminuire il solare termico, più performante per produrre acqua calda e riscaldamento (rendimento energetico del 60% contro il 22%), con apparecchi e impianti più piccoli, anche monofamiliari o condominiali, di facile produzione anche da piccole e medie aziende italiane.

Con tale importante iniziativa, comunque e specialmente, se non si utilizzano superfici agricole, si può, finalmente pensare di poter efficacemente ridurre il bilancio termico del nostro pianeta, o meglio della componente antropica, cosa che con il nucleare, peraltro, non potrebbe avvenire.

 

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