Etiopia, la prima nazione con una vocazione green

Etiopia, la prima nazione con una vocazione green

L’Etiopia sta realizzando una svolta green importante e tutta da decifrare.

Infatti, con un decreto ad effetto immediato il ministro dei Trasporti e della Logistica etiope, Alemu Sime, ha vietato l’importazione di macchine con motore endotermico anticipando tutte le altre nazioni, anche non europei, che prevedono tale misura a partire dal 2030.

Il motivo che potrebbe apparire estremamente green e di rispetto ambientale non ha solamente motivazioni ambientali ma, anzi, trae le vere motivazioni da una serie di situazioni e opportunità economiche.

Infatti, dato che l’Etiopia non ha risorse petrolifere le importazioni di combustibili fossili rappresentano una notevole fetta del proprio PIL (circa 6,5 miliardi annui) che peraltro devono essere pagate in valuta pregiata.

Per questo si sta completando il progetto, nato a inizio millennio, della Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd), uno dei nomi utilizzati per individuare la più grossa diga idroelettrica dell’Africa, che utilizzerà le acque del nilo azzurro.

La diga è un mostro lungo 1.800 metri e alto 155 con una capienza stimata di 74 km3 di acqua distribuiti su una superficie di 1874 km (grande perciò come tutta la provincia di Milano e 3 volte più capiente del lago di Como).

Tale progetto è stato osteggiato duramente dall’Egitto che lamenta una possibile crisi di approvvigionamento del lago Nasser (quello generato dalla diga di Assuan) posto a valle della diga che rappresenta la maggior riserva idrica del paese.

Il finanziamento della diga è stato supportato dalla Repubblica Popolare Cinese per circa un terzo, cosa che la pone in una situazione di grande interesse sul provvedimento adottato in quanto la Cina è ormai diventata saldamente il maggior produttore mondiale di auto elettriche.

Al di la di tali considerazioni il progetto è indiscutibilmente un’opera importante perché farà risparmiare ogni anno oltre 6 miliardi di dollari di petrolio, riducendo le emissioni di CO2 di quasi un milione di tonnellate.
In un panorama estremamente interessante sia per l’ambiente che per l’economia etiopica si affaccia un quesito sul quale, in effetti, occorre riflettere: i dati ufficiali danno un reddito procapite inferiore a 2.500 USD rendendo la prospettiva di sostituire, anche solo minimamente, il parco macchine una vera incognita.

Forse, tale iniziativa è un’altra espressione di greenwashing e marketing ambientale, sempre forse, l’energia elettrica potrà essere dirottata per favorire la nascita e la crescita di attività produttive industriali.
Tale possibilità diviene ancora più interessante se si considera che l’Etiopia è il secondo paese dell’Africa, doppo la Nigeria, con i suoi 110 milioni di abitanti che deve essere assolutamente sostenuto per evitare di dar vita a nuovi flussi migratori.

No IA, No chatgpt
Misokaria

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