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Professionisti. Specie in via di estinzione?

Professionisti. Specie in via di estinzione?

Perdita di ruolo e di reddito, crisi economica indotta dall’alto, globalizzazione, managerialità. Esiste una via d’uscita?

Professionista è colui che esercita una attività economica primaria, una professione liberale in modo indipendente. Senza rapporto di subordinazione nei confronti dello stato o di un datore di lavoro. E’ una scelta di vita: quella di essere liberi da ogni sorta di condizionamento. I professionisti rientrano nella cosiddetta classe media che, storicamente, paga il conto più salato delle crisi economiche. Attualmente si stima che la classe media in Italia, abbia perso il 10% del reddito. Il numero dei contribuenti con reddito più basso (da 15.000,00 a 26.000,00 euro) si è contratto (circa il 2,9% in meno). Si è invece allargato il numero dei contribuenti con reddito più alto (da 26.000,00 euro a 55.000,00).

Gli interventi statali contradditori

Da un lato lo stato cerca di ridurre la percentuale di tassazione per i professionisti a reddito più basso. Dall’altro escogita un meccanismo, giustificato come misura di riduzione del contenzioso, che dà il colpo di grazia agli avvocati. Storicamente i primi attacchi alla classe media e alla democrazia, hanno come vittime gli avvocati. Gli avvocati infatti, sono coloro che prima di altri sono in grado di percepire l’aggressione ai diritti.

Cosa sta accadendo in realtà? Siamo davvero un manipolo di incapaci?

Oggi, la classe media sta perdendo il proprio ruolo a causa di automazione, precarietà e mobilità al ribasso. Negli ultimi 40 anni la crescita della disuguaglianza è stata spinta dall’alto, dal 10% più ricco (e in particolare dall’1% ancora più ricco), che ha abbandonato a sé stesso l’altro 90% . E’ noto che la classe media usufruisce della inclusione nel flusso di ricchezza creato dalla accumulazione di capitale e dallo stato sociale. Il sistema di tassazione e trasferimento garantisce che i guadagni dell’economia della conoscenza vengano condivisi con le classi medie.

Questo sistema è oggi giunto ad exitus

Gli stati contemporanei sono strettamente dipendenti dal capitalismo. Essi ritengono che la democrazia sia responsabile della disuguaglianza. Perciò in un primo momento la politica ha favorito gli interessi della classe media con l’apertura dei servizi pubblici alle imprese private, il finanziamento pubblico a singole posizioni di istruzione privata gratuiti, l’assistenza aziendale. Questo fino a quando non si è creato un conflitto tra classe media e interessi del capitale, in particolare nella materia ambientale, ormai radicata nella classe media istruita, che pone la sopravvivenza del pianeta e la sostenibilità ecologica al di sopra degli interessi economici.

Sotto attacco è il nucleo stesso del lavoro della classe media

costituito da lavoro autonomo e composto da commercianti e agricoltori (diminuito per numero e importanza), lavoro d’ufficio (non più rifugio sicuro e comodo, ma obiettivo principale dell’automazione) e lavoro professionale, composto da persone altamente istruite le cui attività per lungo tempo furono ritenute poco interessanti dal capitale e dagli affari, perché orientate alla coltivazione della conoscenza e del servizio pubblico, più che al profitto.

L’Ocse sceglie il reddito per definire la classe media

Nel mondo contemporaneo sono venute meno le ideologie e le classi sociali e, l’unica distinzione possibile è basata sul reddito. In Italia (dati 2016) la classe media ha un reddito disponibile annuo, per famiglia, fra 21.979 e 58.610 euro. L’aumento del costo della vita, la crescita dei prezzi del mercato immobiliare, la recessione globale del 2009, l’impatto con la globalizzazione, l’automazione e la politica che ha ignorato totalmente le esigenze di questa parte di popolazione, hanno fortemente colpito la classe media che investiva sull’autopromozione, educazione e cultura. Essa costituisce comunque un indicatore dello sviluppo che è maggiore laddove è più forte.

Ne è conseguito un gravissimo danno anche per le nuove generazioni

che hanno grosse difficoltà a trovare un impiego e, con un tasso di disoccupazione (del 10% secondo l’Istat), conducono un tenore di vita inferiore a quello dei loro genitori e dei loro nonni. La contrazione del reddito della classe media, crea anche una contrazione del livello di istruzione, che diventa sempre più d’elite e con costi raggiungibili solo dal ceto più alto, interessato a posizionare i propri virgulti nei posti più redditizi del mercato del lavoro. Il benessere economico e il diritto al lavoro non sono più diritti dell’Italiano medio, oberato di debiti, tasse e balzelli. Solo pochi privilegiati vivono serenamente e dignitosamente.

La classe media è più povera ed è aumentata la fascia dei più ricchi.

In particolare i piccoli commercianti, i gestori di attività, i liberi professionisti ed i lavoratori autonomi che in precedenza appartenevano alla classe media, si sono impoveriti. Da un lato vengono guardati con disprezzo e diffidenza dalla sinistra italiana (che tutela la classe operaia). Dall’altro lato sono ignorati dalla destra (che tutela i grossi industriali e le grandi imprese). A completare il quadro già disastroso è intervenuta l’emergenza coronavirus, che ha colpito in maniera più grave proprio la classe media.

La classe media sotto attacco. Il concetto di managerialismo

Tutti gli attacchi alla classe media provengono da più parti. Viene svalutata e perde rispetto la conoscenza specialistica. Ciò implica la subordinazione di professionisti, insegnanti, ricercatori, medici, infermieri, ingegneri e altri ancora, ai dirigenti amministrativi, nelle scuole e nelle università, negli ospedali e nelle imprese. La conoscenza professionale è sottoposta a verifiche, valutazioni e sanzioni da parte dei dirigenti. L’autonomia e l’etica professionale, sono soggette a calcoli costi-benefici escogitati ad arte, che impongono una regola di mercato, antitetica alla mentalità professionale che ha come obiettivo valori estrinseci, conoscenza, servizio ai bisogni, imparzialità della legge e dei regolamenti.

L’imposizione di una norma ideale di mercato, è l’opposto della mentalità professionale

Questa è operata sia dalla gestione privata, sia dalla cosiddetta Nuova Gestione Pubblica delle istituzioni. Queste ultime sono finanziate dalle tasse e internamente lavorano come imprese su una base quasi di mercato, comprano e vendono servizi reciprocamente. Esternamente appaltano aziende private per fornire servizi pubblici. In questo modo, l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale sono diventate aree redditizie per l’accumulazione di capitale, suscitando grande interesse da parte della borghesia economica che ha abbattuto la borghesia culturale sul suo stesso terreno. Le professioni sono diventate chiuse, conservatrici, inefficienti e caratterizzate da routine ripetitive. L’orgoglio e l’autostima di essere un insegnante, un medico o un impiegato statale vengono calpestati e la managerialità sta prevalendo sulla collegialità. Solo pochi riescono ad accedere nella classe medio-alta di manager e star dei professionisti, per tutti gli altri presente e futuro sono instabili e in discesa.

In assenza di seri interventi a livello politico, la classe media è destinata a scomparire

All’attualità una persona su sette, fra quelle che si collocavano al centro della scala dei redditi dei paesi industrializzati, si ritroverà, nel giro di qualche anno nella fascia di povertà. Chi sta appena sopra il livello minimo, ha una probabilità su cinque di ritrovarsi nelle classi inferiori di reddito. Nei paesi industrializzati, negli anni ’80, le classi medie rappresentavano quasi due terzi della popolazione (64 per cento) . Messi tutti insieme, i redditi delle classi medie valevano quattro volte quelli dei ricchi. Trent’anni dopo, sono circa il 61 % e sono più povere. Il cumulo dei loro redditi, oggi è meno di tre volte quello dei ricchi. Per mantenere lo stesso tenore di vita, ormai non è più nemmeno sufficiente lavorare in due in famiglia.

Un rapporto Ocse sulla Struggling middle class – La classe media in affanno

conferma che un po’ in tutti i paesi esistono strati sociali che si ritrovano bloccati e rivendicano uno status che stanno inesorabilmente perdendo. Questo alimenta la rabbia sociale contro partiti politici e classi dirigenti.

Solo una politica egualitaria potrebbe cambiare la situazione

attraverso la tutela dei più vulnerabili e della metà più povera della popolazione dalle privatizzazioni e dalla stagnazione dei redditi e dei diritti dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro. Ma ormai è improbabile che il mondo politico inverta la rotta. Nonostante tutto, noi professionisti, ancora ci ostiniamo a pensare che, lavorare 25/h al giorno su 24/h, ci consentirà di restare sul mercato, perché siamo stimati nel nostro piccolo e tutto sommato riusciamo a vivere dignitosamente. Chi non ce la fa è solo un incapace. Ci rifiutiamo di vedere che è in corso un piano ben strutturato per distruggere la classe media e con essa la democrazia. L’obiettivo è quello di farci diventare tutti cittadini modello, privi di ogni libertà e dignità e soprattutto: poveri!

Non possiamo continuare a pensare di poter sopravvivere da soli

infilandoci i prosciutti interi proprio dentro le orbite oculari, saremo co-responsabili del declino delle professioni. Lasceremo ai nostri figli una società molto peggiore di quella che abbiamo ricevuto in eredità. Guardateli negli occhi i vostri figli e, chiedetevi che tipo di futuro state preparando per loro. Lavorando a testa bassa, state solo pensando a voi stessi. Come vi giustificherete quando, da adulti, vi chiederanno cosa avete fatto per assicurare a loro condizioni di vita dignitose?

Noi di Economistionline abbiamo scelto di attivarci per conservare le peculiarità di ogni professione.

Umiltà, merito, servizio sociale per il prossimo e i più deboli, libertà da condizionamenti di ogni genere, compresa la libertà da incarichi che minano la nostra coscienza e la nostra attività, da interessi personali e arrivismo.

Siamo tutti dentro un calderone posto sul fuoco

Come le rane di Noam Chomsky. Nessuno ci tutela, solo noi possiamo e abbiamo il dovere di trovare una via di salvezza. L’acqua è ancora tiepida, possiamo ancora saltare fuori dal calderone, ma per farlo, dobbiamo unirci. Basta volerlo.

Fonti: La classe media italiana paga il conto della crisi: perso il 10% del reddito.  Cristiano Dell’Oste e Michela Finizio – 2019. https://www.ilsole24ore.com/art/la-classe-media-italiana-paga-conto-crisi-perso-10percento-reddito-ABaOYwtB. Göran Therborn, professore emerito di sociologia alla University of Cambridge, pubblicato l’8 Aprile 2021 da Jacobin Italia. https://jacobinitalia.it/la-fine-del-ceto-medio/. La fine del ceto medio. Torben Iversen e David Soskice, Democracy and Prosperity – 2019. Guendalina Middei, Che fine ha fatto la classe media? 4 maggio 2020. https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/che-fine-ha-fatto-la-classe-media/. Maurizio Ricci. La Repubblica 13 aprile 2019, Addio alla classe media: così lavoro a basso costo e robot hanno svuotato il motore della società. https://www.repubblica.it/economia/rubriche/eurobarometro/2019/04/13/news/eurobarometro-223869482/

 

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