La nuova frontiera dei commercialisti

La nuova frontiera dei commercialisti

Fondi europei, trasparenza e responsabilità: la nuova frontiera dei commercialisti

 

In un momento storico in cui l’Europa investe miliardi nel rilancio economico, parlare di fondi UE significa parlare di fiducia.

Fiducia nelle istituzioni, nella capacità amministrativa, ma anche — e soprattutto — nella trasparenza di chi quei fondi li gestisce. I commercialisti, oggi più che mai, sono chiamati a stare in prima linea.

Il documento di recente pubblicazione 24 novembre 2025 Conflitto di interessi e integrità pubblica: il ruolo strategico dei Commercialisti nella gestione dei fondi europei”, redatto dalla Commissione nazionale Anticorruzione del CNDCEC — composta da Gabriella Viggiano (Consigliera delegata) e dai componenti Giammaria Zilio, Silvia Marini, Maria Cristina Bruno, Paola Console, Loredana Gianesini, Antonio Griner, Francesco Pantano, Carmine Ruggiero e Antonio Uva — non è un documento tecnico come tanti: è una presa di posizione, un manifesto operativo sulla direzione che il Paese deve imboccare se vuole evitare che gli investimenti del PNRR e della Programmazione 2021–2027 si perdano fra procedure opache, filiere poco tracciate o — peggio — interessi privati che camminano sotto la superficie.

La prevenzione del conflitto di interessi — ricorda il lavoro della Commissione — non è un vincolo burocratico, ma un principio di civiltà amministrativa. Una condizione preliminare per garantire che un appalto, una consulenza o un finanziamento non diventino l’occasione per spostare risorse verso chi ha relazioni, più che meriti. Non a caso il quadro normativo nazionale e comunitario è oggi più chiaro che mai: dalla Legge 190/2012 al d.lgs. 36/2023, fino al Regolamento UE 2024/2509 e al Reg. 2021/1060, tutto converge verso un unico messaggio: le risorse pubbliche non possono essere gestite senza trasparenza.

La Commissione evidenzia un passaggio decisivo: per garantire integrità non basta controllare le carte, serve leggere le catene decisionali. Chi decide, per conto di chi decide, e con quali interessi in gioco? È qui che il commercialista acquisisce un ruolo nuovo, non più confinato all’area tecnica ma coinvolto nel presidio etico–strutturale delle procedure. Un ruolo che si rafforza con gli strumenti digitali messi a disposizione dall’UE: ARACHNE e PIAF, piattaforme che incrociano dati, misurano rischi, tracciano relazioni tra imprese, management e appalti.

Non è un terreno semplice: la mappa oggi conta milioni di dati, centinaia di programmi, migliaia di soggetti attuatori. Eppure, quello che potrebbe sembrare un labirinto diventa governabile quando esiste un professionista in grado di interpretare segnali, leggere indicatori, individuare anomalie. Il documento della Commissione sottolinea che i Si.Ge.Co. e le strategie di audit — soprattutto quelle tematiche sul conflitto di interesse — sono lo strumento più potente per intercettare storture prima che diventino danni erariali.

Se fino a qualche anno fa il commercialista era percepito come custode del bilancio, oggi diventa garante del buon uso delle risorse pubbliche. Un cambio di paradigma che chiama in causa competenze contabili, ma anche giuridiche, organizzative, antifrode. E soprattutto integrità professionale.

Perché le norme servono, le procedure pure, i software anche; ma quando si parla di denaro pubblico — più che altrove — tutto si regge ancora su una condizione semplice: la qualità umana di chi opera.

PNRR e Programmazione 2021–2027: cambia la mappa, cambiano i presidi

Mai come oggi il tema dei fondi europei è centrale nella vita economica del Paese. Oltre 347 miliardi di euro tra PNRR e Programmazione strutturale 2021–2027 pongono il sistema economico davanti a un bivio: capacità progettuale o dispersione finanziaria.

Questi flussi sono ossigeno per imprese, enti locali, sanità, infrastrutture, digitale, welfare, giovani. Ma dove c’è risorsa, nasce anche vulnerabilità: conflitti d’interesse, favoritismi, cattiva amministrazione. In questo quadro, il commercialista diventa il presidio tecnico-etico più qualificato.

Il documento della Commissione non si limita a delineare un rischio: delinea una professione che sta cambiando. Non una categoria che osserva, ma un soggetto che partecipa, controlla, presidia.

Il presidio etico dei commercialisti nella governance pubblica

Il commercialista non è più solo revisore del dato contabile, ma architetto della trasparenza dei processi decisionali. Un professionista in grado di affiancare la PA nel costruire barriere contro la corruzione, il rischio amministrativo e l’interferenza indebita.

Nuovi spazi professionali si stanno aprendo, non teorici, ma già operativi:

 Audit tematici sul conflitto di interessi
Supporto ai RUP e agli Organismi di Valutazione
Redazione e attuazione dei PTPCT e PIAO
Due diligence su appalti, concessioni, PPP
Valutazione del Titolare Effettivo (D.Lgs. 231/2007)
Implementazione dei Si.Ge.Co. e controlli multilivello

La novità non è che il commercialista possa farlo; la novità è che al sistema oggi serve che lo faccia.

E il mercato già risponde: molti enti stanno esternalizzando audit, mappature e valutazioni antifrode. Non perché non sappiano farlo, ma perché è più sicuro affidarlo a figure indipendenti e qualificate.

Il commercialista, con il suo profilo ibrido — tecnico e giuridico — è la figura ideale.

Criticità: qui si gioca la partita culturale

Prevenire il conflitto di interessi non significa solo compilare moduli o esibire dichiarazioni. Significa saper riconoscere un rischio prima che esploda, valutare la portata di una relazione, monitorare variabili umane.

Il commercialista può essere il costruttore del nuovo ordine amministrativo, ma dovrà confrontarsi con resistenze: prassi radicate, enti poco digitalizzati, zone grigie culturali.

La sfida non è solo tecnica. é antropologica.

Ordini Professionali protagonisti della trasformazione

Per sostenere questa evoluzione serviranno: formazione continua mirata, linee guida operative, supporto deontologico e disciplinare, modelli standard per autocertificazioni, check-list, mappature.

Il CNDCEC e gli ODCEC territoriali avranno il compito e la possibilità, di accompagnare la categoria in questa transizione. Non è aggiornamento formativo. È aggiornamento identitario.

Il futuro della professione: chi governa la trasparenza governerà il sistema

Chi possiede competenze in audit, anticorruzione, fondi UE e prevenzione del conflitto di interessi avrà un ruolo decisivo nei prossimi 10 anni.

La professione non si espande solo in ampiezza, ma in funzione; il commercialista del futuro non sarà solo un contabile: sarà risk auditor, sarà consulente etico della PA, sarà garante della spesa pubblica, sarà nodo critico della filiera di legalità;  forse per la prima volta, il Paese ne ha un bisogno strutturale.

Su questo punto il documento è inequivocabile:  i commercialisti non sono spettatori del sistema, sono parte del sistema; e come parte, hanno la responsabilità — e l’occasione — di contribuire alla credibilità dell’Italia e al buon utilizzo delle risorse europee.

Chi lavora con fondi UE non è solo un tecnico. È un presidio di legalità. E il tempo presente richiede esattamente questo.

Il documento integrale al seguente link

167 – Documento “Conflitto di interessi e integrità pubblica: il ruolo strategico dei Commercialisti nella gestione dei fondi europei”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.