Edupsicopenia
Un fenomeno evidente e ben conosciuto che oggi ha trovato un termine che lo identifica.
Nell’ultimo mese un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti gli educatori; il progressivo impoverimento della conoscenza giovanile ha trovato una identificazione in un neologismo: edupsicopenia.
Il CIAI, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia ha identificato con tale termine “il fenomeno definito come povertà educativa che può coesistere con un malessere psicologico, anche profondo, che sta diventando sempre più evidente.”
Infatti, “La letteratura scientifica e clinica ha messo in evidenza che esiste una associazione significativa tra la povertà educativa e il disagio psicologico giovanile” come afferma la responsabile scientifica del CIAI Alessandra Santona, professoressa ordinaria di Psicologia Dinamica all’Università di Milano Bicocca.
Tale fenomeno, che pare essere sempre più evidente , pare che dovrà essere da sottoporre ad una crescente attenzione, stante una progressiva diffusione di fenomeni strettamente correlati o derivanti che vanno da un disagio psicologico, tra cui ansia, depressione, bassa autostima e un progressivo crescere di situazioni di isolamento personale.
D’atra parte il rapporto di ISTAT del 2022 mostra che circa il 18% di bambini e adolescenti italiani vive in condizioni di deprivazione educativa, con significative differenze tra Nord e Sud del Paese.
Le radici di un fenomeno che coinvolge quasi un quinto della popolazione in obbligo scolastico paiono essere uno scarso supporto familiare aggravato da un insufficiente motivazione e apporto formativo.
Nel recente si è assistito ad un miglioramento dell’impegno verso una scuola più impegnata a fornire stimoli e conoscenze.
La lotta al progressivo degrado del nostro sistema scolastico e alla nomofobia (la crescente dipendenza e all’uso eccessivo degli smartphone) che l’attuale ministro dell’istruzione sta cercando di attuare non pare essere solo una scelta politica ma una esigenza sociale ormai improrogabile .
Oggi, infatti, all’oggettiva necessità di essere connessi per motivi professionali, si contrappongono situazioni caratterizzate da una paura ossessiva di rimanere senza telefono o di non essere connessi in cui, specialmente per i giovani, si manifestano sintomi che possono includere ansia, irrequietezza e difficoltà a concentrarsi ed una progressivo scollamento dai contatti personali diretti che possono sfociare in fenomeni altamente patologici di isolamento come nel caso dei ikikomori.
Rilanciare una scuola moderna e in grado di motivare i giovani incentivando anche i sistemi di socializzazione sportiva è un percorso virtuoso che potrebbe evitare o prevenire gli effetti deleteri descritti.
Ma la domanda fondamentale non è se vogliamo trovare le risorse per farlo ma se esiste realmente la volontà di farlo o se è meglio lasciare andare i nostri giovani allo sfascio tanto anche loro, pur senza capire quali siano fake news, possono interrogare le AI e ottenere risposte prefabbricate dal Grande Fratello.
Se nella cronaca tali notizie false sono spesso smentite, combatterle in ambito scientifico è molto più sottile e difficile altrimenti terrapiattisti e rimedi strabilianti per ogni tipo di patologie, che miracolosamente compaiono nelle ricerche fatte con gli smartphone, non troverebbero audience.

