Ripensare il fundraising: leva strategica del Terzo Settore

Ripensare il fundraising: leva strategica del Terzo Settore

Dal sostegno emergenziale all’impatto duraturo come il fundraising sostenibile può generare valore, rafforzare i modelli ibridi delle no profit

Per lungo tempo il fundraising è stato percepito nel Terzo Settore come una soluzione temporanea, una risposta a bisogni urgenti o una pratica accessoria alla missione sociale. Oggi, però, si assiste a un cambiamento culturale profondo: il fundraising non è più solo uno strumento per “tirare avanti”, ma può diventare una leva strategica per generare sostenibilità economica, costruire relazioni solide e rafforzare l’impatto.

Questo cambio di paradigma è reso possibile dalla diffusione di modelli organizzativi ibridi, che uniscono logiche no profit con strumenti manageriali, valorizzano competenze interne e favoriscono la creazione di alleanze con imprese, fondazioni e cittadini attivi. In questo contesto, il fundraising non si limita a raccogliere risorse, ma assume il ruolo di motore relazionale, generatore di fiducia e promotore di valore condiviso.

La sostenibilità nel fundraising non si misura solo in termini economici, ma anche nella capacità di consolidare modelli duraturi: governance partecipata, trasparenza nella rendicontazione, impatto misurabile. È proprio questa visione che consente di passare da campagne “one shot” a strategie pluriennali, fondate su ascolto, co-progettazione e fiducia reciproca.

Un’organizzazione che investe in fundraising strategico costruisce una propria identità forte, riconoscibile, capace di attrarre investitori sociali e non semplici donatori. Questo significa avere visione, pianificare in anticipo, attivare reti territoriali, coinvolgere volontari e stakeholder in modo attivo, facendo leva su cause autentiche e dati affidabili.

Naturalmente, servono competenze nuove. Il fundraiser del futuro è un professionista ibrido: sa leggere i bilanci, ma anche costruire narrazioni; sa progettare impatto, ma anche mediare tra sogni e limiti; conosce le logiche aziendali, ma resta fedele alla missione sociale. In molti casi, sarà proprio questo tipo di figura a guidare il riposizionamento strategico delle organizzazioni no profit.

Infine, è importante ricordare che il fundraising sostenibile è anche un atto politico: afferma che l’azione sociale merita risorse stabili, che l’impatto va finanziato, che il cambiamento richiede continuità. E questo può avvenire solo se smettiamo di considerare il fundraising un ripiego e iniziamo a vederlo per ciò che è: uno strumento di sviluppo, innovazione e futuro

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