Armi di distrazione di massa
Il nostro mondo sta divenendo sempre più oggetto di news distrattive la cui significatività reale rimane sempre più dubbia.
La recente querelle sui mattoncini LEGO ha elevato, travisandone in parte il significato, un comunicato attribuito al Gender and Sexuality Network.
È un gruppo queer che viene definito “Sessualmente, etnicamente o socialmente eccentrico rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura egemone”.
Nell’augurio di non aver minimamente frainteso, come inizialmente è stato fatto dai media la loro dichiarazione, è un gruppo di personale e volontari impegnati a creare maggiore visibilità e inclusione per la comunità LGBTQ+ nei musei e nella collezione del Gruppo dei Musei della Scienza.
In pratica espongono come nel linguaggio si abbia una citazione, a loro dire inaccettabile, di termini in quanto il mattoncino inferiore viene definito “maschio” che viene unito a quello superiore, chiamato “femmina” in una operazione chiamata “accoppiamento”.
Questo parrebbe essere in qualche modo una sorta di linguaggio scorretto e offensivo del mondo LGBTQ+.
L’iniziativa, del 2022, al Science Museum di Londra sostiene effettivamente che il linguaggio tecnico possa riflettere una visione eteronormativa nella descrizione di alcuni oggetti, ma in nessun caso accusa i mattoncini Lego di omofobia. Il titolo iniziale del Telegraph ha senz’altro contribuito ad alimentare l’idea di un presunto scontro tra il Museo e l’azienda danese, influenzando la narrazione ripresa, poi, da altri media.
Tale interpretazione, datata e ripresa oggi, parrebbe tentare di colpevolizzare tale modalità espositiva ritenendola non solo figlia di una cultura maschilista ed eterosessuale ma, peggio, scorretta semanticamente.
Ora senza nulla togliere alla legittimità di tali opinioni, dal mio punto di vista la libertà di pensiero è un principio universale da difendere, devo pensare che dalla lotta sull’emancipazione femminile (ancora, purtroppo per molti versi, tutta da consolidare) si stia andando verso un manierismo formale che bene non fa, neanche al movimento LGBTQ+.
Se però decidiamo di addivenire a tale modalità di pensiero dovremmo attaccare anche i termini di “maschiare” (filettare un foro) o abolire i termini idraulici utilizzati per descrivere i raccordi tra le tubazioni come maschio/maschio, maschio/femmina, ecc.
Vorrei proporre, a questo punto, a un pubblico dibattito sull’abolizione della bottiglia della più diffusa bevanda gassata che, per la sua forma, ricorda la siluette femminile andando a rappresentare il simbolo del possesso del corpo femminile quando la afferriamo.
Ops, sono caduto anch’io nell’ingenerare un nuovo tema di “distrazione di massa” dai veri problemi che ci affliggono, scusate.