Veritas Odium Parit errore o alterazione dei bilanci

Veritas Odium Parit errore o alterazione dei bilanci

Errore nel bilancio d’esercizio e la sua dolosa manipolazione rappresentano due fenomeni distinti

L’errore nel bilancio d’esercizio e la sua manipolazione intenzionale sono due fenomeni differenti, pur riguardando entrambi lo stesso ambito, cioè la predisposizione delle informazioni societarie destinate a soggetti esterni.

L’errore è generalmente frutto di una svista o di un’applicazione errata dei principi contabili, mentre la manipolazione è un atto deliberato per alterare i dati finanziari a proprio vantaggio.

L’errore, inteso in senso oggettivo, può quindi derivare da una negligenza, da una mancata osservanza delle norme contabili o da una semplice inesattezza nelle stime, mentre la manipolazione fraudolenta è frutto di un’intenzionale alterazione della realtà economico-finanziaria dell’impresa.

La distinzione tra le due fattispecie non è meramente accademica, bensì rileva ai fini della qualificazione giuridica della condotta e delle relative conseguenze sanzionatorie, sia in ambito civile che penale.

L’errore nel bilancio può essere definito come un’omissione involontaria o un’imprecisione nella rappresentazione dei dati contabili.

Un aspetto fondamentale da considerare è che un errore contabile può derivare da una valutazione che, al momento della sua formulazione, appariva corretta sulla base delle informazioni disponibili. La valutazione delle poste di bilancio è per sua natura soggetta a margini di incertezza, con il rischio che scelte ragionevoli al momento della loro assunzione possano rivelarsi inesatte ex post. Tale circostanza differenzia ulteriormente l’errore dalla manipolazione dolosa, che si caratterizza per l’intenzionale distorsione della realtà economico-finanziaria della società.

L’errore nelle valutazioni di bilancio viene generalmente esaminato sotto diversi profili, tra cui la sua natura, le cause, gli effetti sui bilanci e le possibili soluzioni correttive. Le principali posizioni valutazioni si devono concentrare su alcuni punti chiave:

  1. la distinzione tra errore e discrezionalità valutativa; non tutti gli scostamenti rispetto al valore reale di un elemento patrimoniale o reddituale costituiscono errori. Spesso, le valutazioni contabili implicano margini di discrezionalità dovuti all’applicazione di principi contabili (come il costo ammortizzato o il fair value). L’errore, invece, si ha quando vi è una violazione dei principi contabili o un’errata interpretazione di dati oggettivi.

  2. le tipologie di errore; esistono errori materiali che derivano da calcoli errati, omissioni o errata applicazione di formule matematiche nei prospetti di bilancio, piuttosto che errori di valutazione che nascono dall’uso scorretto dei criteri di valutazione previsti dai principi contabili. Ed infine errori di interpretazione normativa che derivano da un’errata applicazione dei principi contabili nazionali (OIC) o internazionali (IAS/IFRS), nonché errori di fatto che dipendono dall’uso di dati inesatti, errati o incompleti.

Gli effetti dell’errore sui bilanci hanno un’influenza diretta sul principio di veridicità e correttezza.

La presenza di errori può compromettere la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa (art. 2423, c.c.), generando conseguenze giuridiche, fiscali e di responsabilità degli amministratori o dei revisori.

Gli errori rilevanti possono comportare la necessità di una rettifica del bilancio e, in alcuni casi, la revisione dei bilanci precedenti. La correzione degli errori nei bilanci successivi è ammessa, anzi disciplinata. Secondo i principi contabili italiani (OIC 29) e internazionali (IAS 8), gli errori rilevanti devono essere corretti retroattivamente, modificando i bilanci comparativi precedenti se possibile. Se l’errore non è significativo, può essere corretto nel bilancio dell’anno in corso senza necessità di ripresentare i bilanci precedenti.

In sintesi, è possibile ritenere che l’errore nelle valutazioni di bilancio debba essere distinto dalla normale discrezionalità valutativa e che, quando accertato, vada corretto nel rispetto dei principi contabili, tenendo conto della sua rilevanza e delle sue conseguenze giuridico-contabili.

La giurisprudenza di legittimità ha da tempo sottolineato come “l’errore di calcolo o di valutazione non si connota necessariamente come illecito, dovendosi verificare la presenza dell’elemento soggettivo di colpa o dolo” (cfr. Cass. Civ., Sez. I, 12 giugno 2015, n. 12299). In altre parole, sebbene l’errore possa generare un’informazione contabile inesatta, la sua rilevanza giuridica dipende dalla diligenza con cui gli amministratori hanno operato la valutazione sottoposta a verifica.

D’altronde in ambito contabile, vi sono molteplici situazioni in cui le valutazioni delle poste di bilancio si basano su assunzioni che possono successivamente rivelarsi errate. L’errore può derivare da una scelta ponderata, ma basata su dati contingenti che successivamente si dimostrano errati. Tale errore, se compiuto con diligenza e in buona fede, non può essere assimilato ad una falsificazione intenzionale del bilancio.

Di segno opposto è, invece, la manipolazione fraudolenta del bilancio che si distingue dall’errore in quanto implica una volontaria alterazione della rappresentazione contabile, finalizzata a trarre in inganno gli stakeholder.

La distinzione tra errore e manipolazione fraudolenta del bilancio non è quindi di mera sfumatura, ma di sostanza, incidendo profondamente sulla qualificazione giuridica delle condotte e sulle relative conseguenze. Mentre l’errore può essere sanato attraverso una tempestiva rettifica, la dolosa alterazione del bilancio costituisce una violazione punita sia dalla norma civilistica che penale, suscettibile di gravi conseguenze per i soggetti coinvolti e per il mercato, soprattutto finanziario, nel suo complesso.

La manipolazione dolosa del bilancio d’esercizio rappresenta una pratica fraudolenta che ha attraversato la storia economica e finanziaria, causando ingenti danni a investitori, creditori e all’intero sistema economico.

Con lo sviluppo del capitalismo e delle società per azioni nel XVII e XVIII secolo, la manipolazione dei bilanci divenne una problematica sempre più rilevante. La rivoluzione industriale del XIX secolo portò alla nascita di grandi imprese, molte delle quali ricorrevano a bilanci falsati per attrarre investitori o ottenere crediti più vantaggiosi. Le prime grandi crisi finanziarie moderne, come il Panico del 1873 e la South Sea Bubble del 1720, dimostrarono l’impatto devastante della manipolazione contabile su larga scalai.

Entrambe le crisi furono scatenate da bolle speculative, in cui la manipolazione dei bilanci aziendali e governativi giocò un ruolo chiave nel generare false aspettative e nel precipitare il crollo.

La South Sea Bubble fu una delle prime grandi crisi finanziarie della storia moderna. La South Sea Company, una compagnia britannica fondata nel 1711, ottenne il monopolio del commercio con le colonie spagnole in Sud America. Tuttavia, le prospettive economiche della compagnia erano ampiamente esagerate. La compagnia gonfiò il valore delle proprie azioni attraverso pratiche contabili fraudolente e promesse irrealistiche di profitti futuri. Il governo britannico sostenne l’iniziativa permettendo alla società di convertire il debito pubblico in azioni, creando un ciclo di speculazione crescente. Investitori di ogni classe sociale, attratti da guadagni apparenti, acquistarono azioni a prezzi sempre più alti. Tuttavia, quando la realtà economica della South Sea Company divenne evidente, il valore delle azioni crollò drasticamente nel 1720. Il fallimento della compagnia portò a gravi perdite per gli investitori, causando il dissesto finanziario di molti e una crisi di fiducia nelle istituzioni finanziarie.

Il Panico del 1873 fu, invece, un evento scatenato dal collasso di investimenti speculativi, in particolare nel settore ferroviario degli Stati Uniti e in quello bancario europeo. Le compagnie ferroviarie gonfiarono i propri bilanci per attrarre investitori, dichiarando profitti inesistenti e accumulando debiti insostenibili. Similmente, le banche europee finanziarono questi progetti con prestiti a rischio elevato senza una reale garanzia. Nel 1873, la banca d’investimento americana Jay Cooke & Company, principale finanziatrice delle ferrovie, dichiarò bancarotta a causa dell’impossibilità di coprire i debiti. Questo evento innescò un’ondata di fallimenti bancari e il crollo del mercato azionario. Tale crisi portò a una depressione economica prolungata, con il fallimento di molte imprese, la disoccupazione diffusa e una grave crisi di liquidità nel sistema finanziario.

La manipolazione dolosa del bilancio d’esercizio è quindi una pratica che, sebbene risalga a epoche remote, continua a rappresentare una minaccia per la stabilità economica e finanziaria. Le motivazioni alla base di tali frodi sono molteplici. La storia ha dimostrato che tali pratiche possono portare a conseguenze devastanti, sia per le imprese coinvolte che per l’intero sistema finanziario.

Dunque la distinzione tra errore e manipolazione dolosa del bilancio rappresenta un aspetto cruciale nell’ambito della gestione finanziaria di un’organizzazione societaria. Comprendere questa differenza non è solo una questione di carattere tecnico, ma anche di rilevanza etica e giuridica, con implicazioni che possono, come detto, influenzare la trasparenza aziendale, la fiducia degli stakeholder e la stabilità economica di un’impresa.

La comprensione di tale differenza è essenziale non solo per i professionisti della contabilità e della revisione, ma soprattutto per tutti gli attori coinvolti nella governance aziendale. La capacità di individuare e prevenire errori contabili attraverso controlli interni adeguati e sistemi di audit efficaci rappresenta un elemento chiave per garantire l’affidabilità delle informazioni finanziarie. Al contempo, la lotta contro la manipolazione dolosa richiede un impegno più ampio, che include la promozione di una cultura aziendale etica, la formazione continua del personale e l’adozione di misure legislative sempre più stringenti.

In un contesto economico in cui la fiducia nel mercato è fondamentale, la differenza tra errore e manipolazione dolosa del bilancio non può essere trascurata. Solo attraverso la consapevolezza e l’adozione di adeguati strumenti di controllo si può garantire una gestione finanziaria responsabile, contribuendo alla solidità e alla credibilità delle imprese e del sistema economico – finanziario nel suo complesso.

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