Drammatica battaglia legale tra coniugi per il mantenimento
Dietro le lacrime, verità contrastanti, tra obblighi di mantenimento e difficoltà economiche
Bella denuncia il marito Creso per non averle corrisposto regolarmente l’assegno di mantenimento disposto dal Tribunale di Vattelapesca e lamenta che così operando ha fatto mancare i mezzi di sostentamento a lei ed al figlio minore.
Bella, nel corso del processo penale che ne è conseguito,
riferisce che Creso non ha rispettato l’omologa del Tribunale che, in sede di separazione di coniugi, disponeva che Creso avrebbe dovuto versare un consistente assegno di mantenimento e, davanti al giudice piange accoratamente, raccontando la sua versione dei fatti.
Sostiene che Creso non ha mai versato l’intera cifra dovuta per il mantenimento, nonostante sia un imprenditore di successo, mentre lei è una povera lavoratrice stagionale che non ha mai trovato un lavoro.
Ha pignorato i beni del marito, riuscendo ad incassare così poche migliaia di euro, mentre invece il marito, a suo dire, guadagnava annualmente cifre molto elevate.
Riferisce che da quasi due anni Creso versa la metà dell’assegno dovuto e sostiene abbia versato pochi spiccioli per le spese straordinarie.
Lui si lamenta sempre di non avere soldi e la offende, invitandola ad andare a lavorare.
Diversa la versione di Creso
che, sottopostosi ad interrogatorio durante il processo, riferisce che quando accettò di versare alla moglie ed al figlio una somma considerevole, aveva un’azienda che andava a gonfie vele. Spesso versava a titolo di mantenimento anche somme superiori a quelle stabilite.
Questo fino a quando l’azienda ebbe un rovescio economico: a causa di ditte che non pagavano il dovuto, cominciò il tracollo, accumulò debiti anche con il fisco e non riuscì più a risollevarsi, tanto da essere costretto a chiudere l’azienda.
Finalmente riuscì a trovare un lavoro dipendente, ma ovviamente gli introiti non furono più quelli che aveva in precedenza e, dunque, non poteva più versare le somme inizialmente stabilite e per le quali ora ha chiesto, in sede di divorzio, la modifica delle condizioni economiche.
Tiene un tenore di vita molto basso, proprio per risparmiare al massimo ed essere in grado di versare il mantenimento per la moglie ed il figlio che, non ha mai lasciato in una situazione di indigenza: nei periodi in cui poteva versare poco perché non aveva disponibilità, portava comunque al figlio ed alla moglie buste di generi alimentari per mantenerli come poteva.
Appena incassava qualche soldo provvedeva a ricaricare il bancomat della moglie e versava tutto ciò che riusciva a racimolare, ovviamente doveva considerare anche le sue spese essenziali, in assenza delle quali non avrebbe potuto produrre alcun reddito.
Creso nel periodo peggiore di crisi economica dell’impresa, aveva chiesto a Bella di avere pazienza per dargli il tempo di rialzarsi, ma lei, lungi dal collaborare con lui, lo denunciava e gli bloccava i conti, decretando in questo modo la fine dell’impresa e, praticamente andando, per una mera ritorsione, anche contro i suoi stessi interessi e contro gli interessi del figlio.
I pignoramenti sono stati diversi: con il primo ha introitato poche migliaia di euro, praticamente tutto ciò che Creso possedeva. I successivi pignoramenti furono negativi.
Allorché la crisi economica diventava più grave e, pur senza mezzi, continuava a provvedere al figlio come e quando poteva, mentre Bella continuava a farsi mantenere evitando di trovare una occupazione.
Creso ha prodotto in giudizio
le dichiarazioni dei redditi del periodo, dimostrando la sua versione dei fatti e, dalle quali si evinceva che lo stesso, si trovava in una situazione economica assolutamente compromessa.
Inoltre ha prodotto audio di telefonate e screen shot di chat che dimostrano un contrasto nell’atteggiamento di Bella che, davanti al giudice si è mostrata come una donna addolorata, disperata e facile alle lacrime, mentre nel privato è dura, prepotente, aggressiva e vendicativa ed offende il marito solo perché assume di non avere disponibilità economica per acquistare un orologio per il figlio minore.
La giurisprudenza più recente
(V. Cass. 32576/2022) ritiene che l’impossibilità assoluta che esclude il dolo del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare non può essere assimilata alla indigenza totale. Ne consegue che il giudice dovrà indagare se effettivamente il soggetto avesse la possibilità di assolvere i propri obblighi, senza rinunciare a condizioni di dignitosa sopravvivenza e nel caso che ci occupa, Creso per ottemperare al provvedimento del giudice, avrebbe dovuto rinunciare ad una vita dignitosa.
Assoluzione
Dunque, mancando la prova obiettiva che avesse lasciato la moglie ed il figlio in stato di bisogno ed avendo dimostrato che l’adempimento dell’obbligo di mantenimento lo avrebbe costretto a rinunciare ad una vita dignitosa, Creso veniva assolto.