MPS prova a scalare Mediobanca.
MPS ha lanciato una OPS totalitaria sul capitale di Mediobanca, ma il mercato la boccia.
Nei giorni scorsi MPS ha lanciato, a sorpresa, un’offerta pubblica di scambio totalitaria su Mediobanca, offrendo 23 azioni per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione, con una valutazione complessiva dell’istituto di Piazzetta Cuccia pari a 13,3 miliardi di euro.
Per quanto si apprende dagli addetti ai lavori, si tratta di un’offerta ostile, non essendo stata concordata con i vertici della banca d’affari.
L’eventuale – ma assai improbabile – adesione all’offerta, porterebbe al delisting di Mediobanca.
Gli analisti sono scettici sulle effettive sinergie che si potrebbero realizzare tra una banca d’affari e una banca commerciale. Morgan Stanley ha sottolineato che il “fit strategico” non è ovvio, considerato che il business di Mediobanca è concentrato sull’investment banking, sul wealth management di fascia alta e sul credito al consumo, mentre Mps si focalizza sui servizi tradizionali di banca retail e commerciale.
Si tratta comunque di un’operazione dal successo assai improbabile e già bocciata da Piazza Affari. Difatti, il premio del 5,03% per gli azionisti Mediobanca valorizzato sulle quotazioni fatte registrare dai due titoli il giorno dell’offerta si è immediatamente tramutato in uno sconto del 9,4% all’ultima chiusura di Piazza Affari.
In pratica, il mercato ha svalutato le azioni MPS apprezzando quelle Mediobanca, rendendo non conveniente per gli azionisti di Mediobanca l’adesione all’offerta.
Nota interessante: nell’azionariato di Mediobanca c’è Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, col 19,39% e il gruppo Caltagirone con il 5,499%. Gli stessi due azionisti si ritrovano anche nel capitale di MPS dove, dopo il parziale collocamento della quota del Tesoro, Delfin detiene il 9,78% e il gruppo Caltagirone il 5,026%.