Noi Evasori che non possiamo anticipare 200 milioni

Noi Evasori che non possiamo anticipare 200 milioni

Il processo tributario è Ingiusto per chi non può arrivare in Cassazione e non può aspettare decenni per la restituzione delle anticipazioni

E’ del gennaio 2025 una notizia passata in sordina, diffusa e recepita senza troppo rumore in tempi in cui si autocelebrano i grandi meriti della riscossione contro l’evasione.

Tra gli evasori stanati dall’Agenzia Entrate Riscossione siamo inclusi tutti noi che riceviamo le cartelle di pagamento. E che le paghiamo pure !

Sì perché quando paghiamo le cartelle, l’Agenzia delle Entrate Riscossione (vecchia Equitalia) butta i nostri pagamenti nelle statistiche dei soldi recuperati, dando enfasi ai risultati conseguiti nella lotta contro gli evasori  (inclusi noi).

La notizia ANSA del 17 gennaio 2025  titola: “Banco Bpm vince con il Fisco, restituiti più di 200 milioni. La Cassazione annulla avvisi del 2005 sulla vicenda Antonveneta”.

Esaminiamo i fatti considerando Banco Bpm come un qualsiasi contribuente, uno di noi, che ha impugnato un avviso di accertamento ingiusto e sbagliato.

L’ex Equitalia, che dal 2017 è diventata Agenzia delle Entrate Riscossione, ha dovuto restituire alla banca 201,9 milioni di euro (circa 400 miliardi di vecchie lire)  oltre ai relativi interessi (che non saranno pochi)  perché nel corso del processo tributario avanti le commissioni tributarie di Milano e della Lombardia, Banco Bpm era stata soccombente, aveva perso.

Nell’ambiente dei difensori tributari (commercialisti ed avvocati) si dice che il processo di primo grado non esiste perché si perde sempre; è soltanto una formalità sulla carta.

Poi c’è l’appello ed anche qua le speranze di vincere sono al lumicino; per tanti motivi.

Insomma il processo tributario è soltanto quello che si svolge in Cassazione.

Quindi i pochi ricorrenti che possono, proseguono fino in Cassazione ma intanto devono pagare le imposte e anticipare le spese difensive.

Nel caso riportato da ANSA, il processo tributario di Bpm è durato 14 anni, dal 2011 al 2025 e come tutti i Contribuenti anche Bpm ha dovuto pagare in anticipo.

Come dire:  vai in galera e poi se la Cassazione dice che sei innocente puoi uscire dopo 14 anni.

Intanto i danni sono fatti.

La notizia ANSA  precisa che nel lontano 2011 l’Agenzia delle Entrate aveva notificato atto di accertamento per costi ritenuti indeducibili, dedotti ben 6 anni prima, nell’anno 2005.

Non è un’Ingiustizia il fatto che gli Enti Impositori possano chiedere soldi, sanzioni e interessi dopo 6 anni, magari sotto Natale, pochi giorni prima della prescrizione degli accertamenti ?

Dove è l’efficienza della macchina amministrativa ? Dove è il principio di uguaglianza ?

I Contribuenti devono tassativamente pagare entro 60 giorni mentre gli Enti Impositori si presentano belli-belli alla nostra cassa dopo 5-6 anni, con sanzioni ed interessi (maturati in 5 anni).

Certamente i soldi che gli Enti Impositori  tengono in banca non fruttano interessi così alti: rende di più aspettare 5 anni e chiedere gli interessi ai Cittadini.

La domanda retorica di oggi è: perché soltanto l’ 1 (uno !!!) per cento degli avvisi di accertamento, di tutti gli atti impositivi, viene impugnato davanti le Commissioni Tributarie ?

Perché siamo tutti rassegnati, non crediamo più nella Giustizia Tributaria.

Davanti alle “Corti di Giustizia Tributaria” (vecchie Commissioni Tributarie) non è cambiato niente, vincono sempre gli Enti Impositori, indipendentemente da ciò che scrivono.

Nel 2023 abbiamo avuto la cosiddetta Rottamazione Quater delle cartelle di pagamento: perché ha avuto tanto successo se siamo tutti evasori ?

Provocatoriamente, per migliorare lo stato dei conti pubblici,  suggeriamo di disdire i contratti di affitto di tutte le  sedi territoriali delle Corti di Giustizia Tributaria; di licenziare i giudici tributari che tanto si lamentano di essere mal retribuiti; di trasferire i dipendenti presso altri Enti; di eliminare il processo tributario informatico sul quale stendiamo un velo pietoso.

E basta con questa storia che siamo tutti uguali davanti alla legge:  davanti alle Commissioni Tributarie continuiamo ad essere soltanto degli scocciatori.

Andate ad ascoltare una pubblica udienza se avete dei dubbi.

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