Padri delle vittime di femminicidio
Quando l’omicidio di una figlia diventa battaglia di civiltà
Chiara e Giulia, due ragazze giovanissime che si affacciavano alla vita, barbaramente uccise senza alcuna ragione.
Chiara uccisa da un suo coetaneo minorenne, che molto probabilmente voleva capire cosa si prova ad uccidere.
Giulia uccisa da un suo coetaneo, che diceva di amarla e che mal tollerava che lei fosse migliore di lui.
Entrambe uccise in maniera efferata: la prima da Andrea Iavarone condannato a sedici anni e quattro mesi, perché ha usufruito dell’aggravante della minore età e la seconda da Filippo Turetta, 23 anni, condannato alla pena dell’ergastolo.
Non osiamo immaginare quale strazio possa sentire in cuor suo un padre, quando la sorte gli riserva una prova di questo genere.
Quante domande si faranno? Quante volte al giorno si chiederanno se e come avrebbero potuto evitare che le loro bambine venissero massacrate da un ragazzo, a cui per giunta, sia le loro figlie che loro stessi volevano bene?
Quante volte si chiederanno come si possa uccidere una persona che ti ama.
Perché chi uccide in questo modo non è un mostro.
E’ un ragazzo. Uno dei tanti bravi ragazzi che vivono in mezzo a noi e con noi. Uno dei giovani che accogliamo nelle nostre famiglie, perché si presenta come amico o innamorato delle nostre figlie.
Quei padri, hanno cresciuto delle figlie amorevoli, insegnando loro il rispetto degli altri esseri umani e ad essere altruiste e solidali.
E si sono comportate bene anche con chi, poi le ha uccise e che sicuramente non ha imparato gli stessi buoni principi.
Noi adulti, ancor prima di puntare l’indice contro questi ragazzi sciagurati, dovremmo fare un mea culpa.
Ha sbagliato, chi ha deciso che come genitore, non avrebbe seguito gli insegnamenti dei nostri genitori.
Ha sbagliato, chi ha deciso di crescere i figli senza i limiti e i no che ci hanno imposto i nostri genitori.
Ha sbagliato, chi ha deciso e scelto di crescere i figli senza quelle regole che fanno di una persona una “brava” persona.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai figli che essere onesti è un handicap e non un valore.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai figli che si può ottenere tutto, anche immeritatamente.
Ha sbagliato chi ha “raccomandato” i propri figli.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai figli che il mondo è dei furbi.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai figli che il rispetto altrui è cosa fuori moda.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai figli che la vita è fatta di capi firmati e di valori materiali.
Ha sbagliato, chi ha insegnato ai propri figli che chi sbaglia, non paga.
Quanti ancora dovranno morire, in nome di questi principi moderni?
E se non avete capito che i principi che sono stati insegnati a questi ragazzi sono: droga, sesso, anaffettività, insensibilità, apatia… crudeltà… deliberato travisamento della verità… ateismo… siamo ben lontani dal risolvere i danni creati da genitori pseudo moderni.
Ormai viviamo in una società in cui, chi non si adegua a queste mode bislacche, soccombe.
In questo mondo che va al rovescio
ammiro e stimo i padri che, anziché pensare alla vendetta, fanno della propria esperienza, una battaglia di civiltà, al fine di evitare, per quanto sta nelle loro possibilità, che altri vivano la loro stessa traumatica sorte… ma ci vorrà tempo e capacità di resilienza da parte di tutti.