Intervista a Marcella Caradonna, Presidente Odcec di Milano

Intervista a Marcella Caradonna, Presidente Odcec di Milano

Occorre una Riforma che Rispecchi le Realtà Territoriali e le Esigenze della Categoria

Risponde oggi, alle nostre domande, la dr.ssa Marcella Caradonna Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano.

Buongiorno Presidente, parliamo della Riforma della Professione dei Commercialisti.

1. Cosa ne pensa della proposta De Nuccio sulla riforma della Professione?

Come Ordine di Milano abbiamo dato un giudizio fortemente negativo, sia per il metodo con cui è stata redatta, che non tiene minimamente conto dei tempi necessari per una riforma condivisa, sia nei contenuti perché non si capisce la vision che ha condotto alle modifiche introdotte. In realtà, a mio parere, non è una riforma, ma una serie di aggiustamenti privi di una linea logico-giuridica.

2. Quali sono il suo punto di vista ed i suoi consigli su come dovrebbe essere impostata la riforma?

A mio avviso:

a. Bisogna lavorare su una valorizzazione del commercialista generalista, cioè di colui che affianca il cittadino o l’impresa nella quotidianità, perché in realtà nel nostro tessuto economico, caratterizzato per il 95% e più da micro e piccole imprese, per quanto si voglia, in termini statistici, gli specialisti sono sempre richiesti in un numero inferiore a quelli generalisti.

b. La possibilità per tutti gli iscritti di formarsi gratuitamente nelle aree più specialistiche e porre in capo agli Ordini territoriali delle iniziative “di rete” per creare sinergie fra chi è specializzato e chi no, senza però dare origine a vincoli previsti normativamente, con la inevitabile creazione di elenchi che la maggior parte dei colleghi non vuole.

Le specializzazioni le chiedono soprattutto i grandi studi che, però, sono una nicchia che non è rappresentativa di tutta la nostra Categoria. La nostra Categoria, per il 90 e passa per cento, è completamente differente da questo modello.

c. L’art. 1 bis non dovrebbe essere, così come scritto, a mio avviso una vera e propria “lista della spesa”, ma dovrebbe invece riportare una definizione di chi siamo noi, in modo da codificare il nostro essere.

d. Sarebbe opportuna una valorizzazione delle nostre competenze, con “riserve” di attività, riconosciute in forza del percorso di base che abbiamo seguito, perché anche a livello di comunicazione, questo puntare su una formazione aggiuntiva, dà l’idea che tutto quello che abbiamo fatto non è sufficiente per immetterci nel mondo del lavoro.

e. Manca una visione nuova delle incompatibilità. Quando l’incompatibilità è nata, è stata introdotta perché, giustamente, si voleva evitare il fallimento del professionista. Oggi con la riforma della crisi d’impresa, esiste una procedura specifica, per cui quel tema è oramai superato e quindi anche su questo, in definitiva, non c’è stato nulla di nuovo … una riforma secondo me dovrebbe apportare un approccio nuovo che non vedo.

L’unica novità introdotta in questa riforma, è quella di avere di fatto scardinato il nostro sistema ordinistico, a favore di un impianto che svuota di contenuto politico gli Ordini che diventano esclusivamente delle delegazioni burocratiche.

Questo, a mio avviso ancora una volta non è coerente con il mercato che noi abbiamo, che richiede invece una forte presenza sui territori, perché ci sono realtà completamente diverse, ad esempio Milano e Siracusa sono due mondi completamente eterogenei.

Credo che la riforma, con tutte queste criticità, sia frutto di una fretta immotivata… spero ci sia un ripensamento e si torni a discutere dei testi ritirando la proposta.

3. Il Presidente De Nuccio ritiene che solo due Ordini non condividono la sua riforma: l’Ordine Territoriale di Roma e quello di Milano, quanto c’è di vero? Osservo che la somma degli iscritti di questi due Ordini corrisponde a quasi il 20% degli iscritti di tutta Italia, quindi dovrebbe comunque tenere conto delle loro indicazioni?

Il Presidente De Nuccio afferma sostanzialmente che chi non parla è a favore.

Eppure tutti sappiamo benissimo che chi è intervenuto non è automaticamente a favore.

Io conosco Presidenti che non si sono espressi, ma sono stati firmatari di una lettera che ha sollevato molte perplessità sulla Riforma.

Non c’è stata una votazione formale e l’argomento non era neppure all’Ordine del giorno…. non capisco, quindi, come il Presidente de Nuccio possa concludere che siano a favore della sua proposta tutti i presidenti che sono stati in silenzio.

Rammarica che questa interpretazione dei fatti, a mio avviso dubbiosa, sia stata oggetto di una intensa comunicazione.

4. Come vede il futuro della Professione di Commercialista, come mai c’è carenza di giovani, qual é il motivo e quale la soluzione a questo problema?

Io vedo e sono certa che ci sono moltissime potenzialità nella nostra professione.

Come dicevo prima, essendo il nostro territorio caratterizzato da piccoli studi, i giovani hanno bisogno di qualcuno che li affianchi, ancor più in un momento di cambiamento come quello attuale, nel quale, come in tutti i momenti di cambiamento, avere un referente competente diventa fondamentale.

La dimostrazione che la nostra Professione, a livello lavorativo ha un buon mercato, deriva anche dalla constatazione che molti, persino con pubblicità aggressive, cercano di sottrarci quote di mercato. Se non fosse appetibile, non ci sarebbero tutti questi tentativi di sottrarci clientela.

Per i giovani non c’è appetibilità perché, molte delle cose che facciamo noi, le possono fare anche altri, senza avere i nostri vincoli. Come l’antiriciclaggio per dirne una, i vincoli deontologici per dirne un’altra e tutte queste varie tematiche…poi tutti i regolamenti imposti dal CN stesso che comunque non agevolano.

Io credo che dobbiamo lavorare molto, affinché nella comunicazione siano mostrati i pregi, non del singolo, ma di tutta la Categoria che annovera al proprio interno tante eccellenze.

5. Una sintesi in conclusione?

Io credo che il vero cambiamento debba partire da noi stessi.

Si chiede a tutti noi di “semplificare”.

Personalmente ritengo sia importante che, soprattutto i nostri vertici debbano far proprio l’invito alla “semplificazione” rivolto ai singoli professionisti ed auspico che rendendo più fluida e diretta la strategia di comunicazione, mettano al centro dell’attenzione non più il singolo, ma la Categoria.

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