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Riforma Fiscale – novità lavoro autonomo

Riforma Fiscale – novità lavoro autonomo

Al traguardo la neutralità fiscale per le aggregazioni tra professionisti

 

Riforma Fiscale – Il Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2024

Nella riunione del 3 dicembre 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame definitivo il decreto legislativo che riforma il regime impositivo dei redditi (IRPEF e IRES), attuando così la legge delega sulla riforma fiscale (L. 111/2023). Il provvedimento introduce importanti novità riguardanti i redditi agrari, i redditi da lavoro dipendente, autonomo e d’impresa, con una serie di misure destinate a semplificare e razionalizzare il sistema fiscale italiano.

Tra le modifiche più significative, il Viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato l’attenzione particolare riservata al lavoro autonomo, una delle categorie reddituali più complesse. Con la riforma, il lavoro autonomo viene semplificato, aggiungendo  un’altra novità importante riguarda la possibilità per gli studi professionali di aggregarsi fiscalmente in un regime di neutralità fiscale, con l’obiettivo di favorire la crescita e la competitività dei professionisti italiani.

Novità per i Lavoratori Autonomi e la Semplificazione Fiscale 

Uno dei cambiamenti più rilevanti riguarda la revisione dell’articolo 54 del TUIR, che stabilisce come il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni venga determinato dalla differenza tra le somme percepite e le spese sostenute nel periodo d’imposta. È stato  precisato che non concorrono a formare il reddito somme come contributi previdenziali e assistenziali, rimborsi per spese sostenute e riaddebiti di spese per l’uso comune degli immobili.

Le somme che non concorrono a formare il reddito per l’esercente di arti o professioni, secondo quanto previsto dalla riforma fiscale, sono:

  1. Contributi previdenziali e assistenziali: Le somme percepite a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, stabiliti dalla legge, che sono a carico del soggetto che li corrisponde, non sono considerate come reddito. Questo significa che tali importi, che riguardano obblighi di legge per la previdenza e l’assistenza, non vanno inclusi nel calcolo del reddito imponibile del professionista.
  2. Rimborso delle spese sostenute per l’incarico professionale: Le somme ricevute come rimborso per le spese sostenute dall’esercente per l’esecuzione di un incarico, se addebitate analiticamente al committente, non sono parte del reddito. Questo vale quando il rimborso è specifico e dettagliato, cioè la spesa viene documentata e trasferita al cliente.
  3. Riaddebito delle spese per uso comune degli immobili: Le somme che vengono riaddebitate a terzi per le spese sostenute per l’uso comune degli immobili utilizzati, anche se in modo promiscuo, per l’esercizio dell’attività professionale (ad esempio, spese per affitto, utenze, manutenzione), non sono considerate come reddito. In altre parole, il professionista che paga tali spese per un immobile utilizzato per l’attività professionale e poi le addebita ad altri soggetti (per esempio, altri professionisti che condividono lo spazio) non deve considerarle come parte del proprio reddito.

Queste misure sono state introdotte per semplificare il regime fiscale dei professionisti, evitando che vengano tassati importi che non rappresentano effettivamente un guadagno, ma solo il recupero di spese sostenute per conto di terzi.

Favorire la crescita e la competitività dei professionisti

La riforma introduce anche regole nuove per le aggregazioni professionali per “favorire la crescita e la competitività dei professionisti” . I conferimenti di attività materiali e immateriali, comprese la clientela e altri beni intangibili, in società professionali non comporteranno la realizzazione di plusvalenze o minusvalenze. Le società di professionisti che si aggregano fiscalmente possono farlo senza impatti immediati sul bilancio, continuando a beneficiare di un regime fiscale favorevole.

Il decreto Irpef-Ires recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri rappresenta una novità fondamentale per gli studi professionali italiani, in particolare per quelli che decidono di aggregarsi o riorganizzarsi. A partire dal 1° gennaio 2025, gli studi professionali potranno trasformarsi in Società tra Professionisti (STP) senza subire oneri fiscali legati alla transizione, grazie al principio della neutralità fiscale introdotto dal decreto. Questo provvedimento mira a favorire la competitività e la modernizzazione del settore, contrastando la frammentazione del mercato dei servizi professionali in Italia.

Cos’è la neutralità fiscale e come influisce sugli studi professionali?

Fino ad oggi, la trasformazione di uno studio professionale in una società comportava, ai fini fiscali, la cosiddetta “realizzazione” di plusvalenze o minusvalenze, che avrebbero comportato il pagamento di imposte su plusvalori  derivanti dal conferimento delle attività. Ora, grazie all’introduzione dell’articolo 177 bis nel TUIR, i conferimenti di attività materiali e immateriali (come la clientela e altri asset intangibili) non daranno luogo a tassazione sulle plusvalenze o minusvalenze, se avvengono in un contesto di aggregazione che rispetta specifiche condizioni. Il principio di neutralità fiscale si applica universalmente a tutte le operazioni di aggregazione o riorganizzazione degli studi professionali, eliminando così un ostacolo fiscale che fino a ora aveva frenato la diffusione ad esempio delle Società tra Professionisti (STP).

Nonostante siano state introdotte oltre 15 anni fa con la legge 183/2011, le STP non si sono diffuse come previsto, in parte a causa dei vincoli fiscali che ora sono stati finalmente rimossi. L’introduzione della neutralità fiscale rappresenta, quindi, un passo importante per incentivare la formazione di strutture societarie aggregate, superando il modello tradizionale degli studi individuali o associati.

Opportunità per i professionisti italiani nel mercato europeo

Il nuovo provvedimento offre alle professioni italiane la possibilità di competere più efficacemente nel mercato europeo. Le aggregazioni professionali rappresentano infatti una chiave per l’internazionalizzazione delle attività professionali italiane, permettendo ai professionisti di sviluppare modelli specializzati e multidisciplinari, necessari per affrontare la concorrenza in un mercato sempre più integrato e competitivo.

I benefici economici e organizzativi delle aggregazioni professionali

Le aggregazioni professionali offrono numerosi vantaggi rispetto alla gestione individuale degli studi:

  1. Crescita del fatturato e del reddito: Come evidenziato dai dati ISA (Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale), le aggregazioni tendono a favorire una maggiore crescita economica e una gestione più efficiente delle risorse, migliorando la redditività complessiva.
  2. Migliore conciliazione vita-lavoro: La condivisione delle risorse tra professionisti permette una distribuzione più equilibrata del carico di lavoro, con conseguente miglioramento della qualità della vita lavorativa, in quanto si riducono i carichi individuali e si favorisce una maggiore flessibilità.
  3. Capacità di rispondere a esigenze complesse della clientela: L’integrazione di diverse professionalità all’interno di un’unica struttura consente agli studi professionali di rispondere in modo più efficace e completo alle esigenze dei clienti, anche in contesti multidisciplinari.
  4. Maggiore resilienza alle sfide della transizione ecologica e digitale: Le aggregazioni professionali rendono gli studi più resilienti e adattabili ai cambiamenti del mercato, come la digitalizzazione dei servizi o le esigenze legate alla sostenibilità ambientale, creando strutture moderne in grado di affrontare con successo queste sfide.

Lavoro e Imprese: Riforma del Reddito d’Impresa

Un altro aspetto importante della riforma riguarda il reddito d’impresa. Il decreto riduce la separazione tra il trattamento civile e fiscale, con un allineamento al sistema europeo. In particolare, è stato rivisitato il sistema di riporto delle perdite infragruppo, che consente alle imprese di trasferire le perdite tra le diverse società del gruppo, semplificando la gestione fiscale. Le operazioni di conferimento, scissione e liquidazione delle società sono state riviste per allinearsi agli standard europei, e sono stati introdotti nuovi criteri per la determinazione del reddito delle società di comodo, in particolare per quelle immobiliari e da partecipazione.

Novità per i Redditi Agrari: Incentivare l’Agricoltura Innovativa

Un altro importante aspetto della riforma riguarda i redditi agrari. Per la prima volta vengono introdotte regole fiscali specifiche per incentivare colture innovative come le vertical farm e le colture idroponiche. Con questa misura, il Governo punta a sostenere l’agricoltura tecnologica e moderna, un settore che può contribuire a rafforzare la competitività del Paese, anche dal punto di vista fiscale, al passo con le tendenze internazionali.

Un Passo Avanti verso un Fisco Moderno e Efficiente

A margine del convegno ANC del 6 dicembre 2024, il Vice Ministro Maurizio Leo ha rilasciato una dichiarazione significativa riguardo alla riforma fiscale, sottolineando in particolare l’attenzione dedicata al mondo delle libere professioni:

“Abbiamo approvato 14 decreti legislativi, l’ultimo dei quali riguarda l’IRPEF e l’IRES. In questo ambito, è stata prevista una particolare attenzione al mondo delle libere professioni, con specifico riferimento alla normativa sul reddito del lavoro autonomo. Abbiamo dato molta enfasi alle aggregazioni tra professionisti, per le quali è ora possibile usufruire del meccanismo della neutralità fiscale, al pari di quello previsto per le società”.

Il Presidente di Confprofessioni Marco Natali, successivamente al suo intervento al  convegno di ANC,   ai microfoni dell’ ufficio stampa di UILP  Unione Italiana Libere Professioni ha dichiarato “viene accolta una istanza lungamente sostenuta da Confprofessioni”.

Queste parole confermano che, con il nuovo decreto, il Governo ha voluto rispondere alle esigenze di modernizzazione del settore professionale, rendendo più semplice e favorevole il percorso di aggregazione tra professionisti. La neutralità fiscale, infatti, rappresenta un vantaggio fondamentale per gli studi professionali che desiderano aggregarsi in forma societaria (come nelle STP – Società tra Professionisti) senza incorrere in costi fiscali aggiuntivi per le operazioni di conferimento delle attività. Questo passo, che segue una lunga richiesta da parte delle categorie professionali, dalle associazioni delle libere professioni ed in particolare quelle sostenute da Confprofessioni, è visto come un elemento importante per incentivare la crescita e la competitività del settore professionale italiano.

In sostanza, la neutralità fiscale offerta alle aggregazioni professionali si inserisce in un quadro di riforma fiscale più ampio, che punta a rendere il sistema tributario più moderno, semplificato e in grado di rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più dinamico e competitivo.

Con l’approvazione del quattordicesimo decreto attuativo della delega fiscale, il Governo continua il suo percorso verso una riforma fiscale strutturale, più moderna ed efficiente. Il Viceministro Maurizio Leo ha concluso che il decreto conferma l’impegno del Governo nel garantire un sistema fiscale più in linea con le esigenze del Paese e delle imprese. Questo provvedimento si aggiunge ai tre testi unici già pubblicati in Gazzetta Ufficiale per  dare seguito “nel corso del 2025 agli ulteriori testi unici per approdare al codice tributario”, segnando un ulteriore passo nel processo di modernizzazione del fisco italiano.

Il decreto approvato il 3 dicembre 2024 segna dunque una svolta importante, con un impatto significativo su diverse categorie professionali e imprenditoriali, e conferma l’impegno del Governo per un sistema fiscale più semplice, equo e al passo con le sfide del futuro.

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