Il gruppo Stellantis, una crisi annunciata
Il questi giorni si sta concretizzando quanto era già da tempo ipotizzabile e prevedibile
- Quotazione -6% (-44 % dall’inizio della crisi).
- Cassa integrazione su tutti gli stabilimenti italiani.
- Crisi di tutto l’indotto del settore automotive
- Sciopero dei concessionari nordamericani e perdita stimata del 40% delle vendite su tale mercato.
- Dimissioni di Tavares con un mega buonuscita
E dire che quando, oltre un anno e mezzo fa, si era ipotizzato una crisi generalizzata del settore dell’automotive, per l’effetto del green deal, ero stato tacciato di pessimismo e miopia.
Magari mi fossi sbagliato.
In effetti, la crisi dell’ex gruppo FIAT era in qualche maniera prevedibile per effetto delle scelte se non scellerate almeno poco previdenti (e con nessun studio di fattibilità reale) di giungere nel 2035 allo stop delle auto (e dei mezzi commerciali) a combustione interna.
Le auto elettriche, d’altra parte, costano molto più dei corrispondenti mezzi endotermici e, il mercato elettivo di Stellantis, le auto di fascia media e economica, era logicamente quello che ne avrebbe fatto le spese.
D’altra parte le radici di questa tempesta perfetta sono da ricercare già alla fine degli anni ’90 quando le auto a idrogeno (come combustibile allo stato gassoso in motori endotermici), i cui prototipi perfettamente funzionanti fatti da Mercedes e BMW, vennero accantonati perché si è creduto (sbagliando) che la Cina ci avrebbe fornito batterie e motori elettrici a prezzi …. stracciati, utili per far rinascere un settore automobilistico europeo “decarbonizzato”:
Fatti che alla luce di quanto sta succedendo sia in Italia sia in Germania, vedere lo sciopero ad oltranza della Volkswagen alle prese con una riduzione del 25% del personale, e specialmente con l’aggressività delle auto elettriche cinesi, si sono rivelati completamente infondati al punto che negli ultimi periodi la guerra commerciale con Pechino si è inasprita con l’introduzione di ulteriori nuovi dazi.
Certo che se l’idea dominante è che con l’aumento dei dazi si ridà competitività a un settore, mentre tale politica ha spesso (solo) l’effetto di aumentare il costo delle auto per gli utenti, forse occorre far rivedere un pochino i concetti di economia industriale e politica.
Tralasciando che l’obiettivo vero sia diminuire il calore immesso nell’ambiente, e non solo di “decarbonizzare”, spostando la produzione di energia su fonti rinnovabili, un dubbio però è già stato avanzato da parecchie parti, se Tavares è stato l’autore di tale disastro (e del peggioramento dei rapporti tra il Gruppo e il nostro Governo) perché all’ex AD viene destinata una buonuscita di 100 milioni di euro, frutto forse di una penale (?).
Certo, noblesse oblige, ma tale nobiltà di animo ai nostri cassintegrati e all’intero settore poco giova, anche tenendo conto che un giudice del Delaware ha bloccato la remunerazione di 55,8 miliardi di dollari del CEO di Tesla, tal Elon Musk, ritenendolo eccessivo, nonostante il 75% dei voti degli azionisti a favore (!) e i risultati conseguiti. Tale remunerazione è senza dubbio astronomica e forse eccessiva, ma a fronte di quali risultati economici?
Forse la liquidazione di Tavares non avrebbe la capacità di modificare la situazione di Stellantis, però un suo ridimensionamento, meglio se su base volontaria, sarebbe un bellissimo segnale.
Sognare non costa nulla.