Coperture nel bilancio dello Stato: meccanismi da rivedere?
Il Politico che propone una riforma si trova, di frequente, di fronte al rifiuto da parte della Ragioneria dello Stato per mancanza di coperture finanziarie
Questo porta a volte a modifiche che, di fatto, rendono quasi del tutto inefficiente la norma rispetto agli obiettivi per i quali è stata predisposta, con un effetto reputazionale molto negativo per la Politica.
È questo il caso delle differenti rottamazioni che, di volta in volta, non hanno dato il riscontro che ci si aspettava.
Come è noto questa agevolazione è stata concepita per coloro che non sono riusciti a far fronte ai propri debiti fiscali concedendo la possibilità di pagare solo la sorte capitale.
Un provvedimento che mirava ad aiutare i contribuenti a “mettersi in regola” nella constatazione evidente che chi dichiara e non paga o è masochista (per le conseguenze che subisce) o è nell’impossibilità di farlo.
Nel privato i piani di rateizzazione sono effettuati tenendo conto della capacità finanziaria del debitore perché questo dà una certa sicurezza dell’incasso…nel pubblico, invece, non funziona evidentemente così.
Era chiaro a tutti che prevedere il pagamento del 20% in due maxi rate iniziali del dovuto era un onere difficile da rispettare per molti, era anche chiaro, anche ai non addetti ai lavori, che una rateizzazione successiva breve (18 rate) avrebbe generato un tasso di incapacità a proseguire altrettanto alto…ma si è dovuto fare così per un “problema di coperture”
Ed anche oggi pur avendo chiara evidenza che l’opportunità che il Concordato Preventivo Biennale (CPB), una misura introdotta dal Decreto Legislativo n. 13 del 2024 nata per creare un nuovo dialogo con il contribuente (tema caro al Viceministro Leo), non sarà accolta a pieno perché la scadenza prevista per il 31 ottobre non risulta sufficiente ad una valutazione e gestione di questa opzione, avendo ricevuto nel tempo diverse indicazioni interpretative che ne condizionano l’analisi.
Quale il problema per non dare una proroga come richiesto a gran voce dai commercialisti?
Manco a dirlo è “un problema di coperture”!
Questi criteri obbligatori nella amministrazione finanziaria e vincolanti per il potere legislativo, hanno generato nel tempo, ovviamente con altri fattori, il fallimento di soluzioni ipotizzate per la riduzione dei crediti dello Stato verso i contribuenti ed una conseguente crescita dell’indebitamento italiano …ed allora posto che siamo in un periodo di riforme, chiedo a me stessa prima che agli altri, non sarebbe opportuno un riesame dei meccanismi che conducono a definire le coperture?
D’altra parte anche negli enti pubblici queste regole causano situazioni che, in un’ottica gestionale, generano patologie.
Mi torna in mente la citazione che viene attribuita ad Albert Einstein che specifica che se si compie sempre lo stesso percorso il risultato finale sarà sempre lo stesso.
Se un sistema di determinazione delle coperture che si basa su proiezioni congetturate e, come nei casi citati, porta a soluzioni scollate dalla realtà, genera risultati deludenti (come una drastica riduzione delle entrate rispetto al previsto) forse un’analisi dei fattori che portano a ciò condurrebbe ad un miglioramento di risposte e, perché no?, anche dei rapporti fra Stato e cittadino.


Spesso mi sono chiesta perché, anziché le ripetute rottamazioni, il legislatore non abbia mai optato per un condono tombale su ogni posizione di indebitamento del contribuente, a partire dagli accertamenti appena avviati fino alle cartelle esattoriali. Ovviamente prevedendo un piano di rientro sufficientemente diluito nel tempo. Credo che questo possa aiutare tanto le famiglie quanto le partite Iva a riequilibrare lo sbilancio finanziario e possa in tempi relativamente brevi far si che le risorse private possano essere utilizzate per incrementare i consumi (per le famiglie) e gli investimenti (per le imprese). Immagino che sia uno sforzo importante, ma forse andrebbe affrontato.