Edulcoranti, li vogliamo usare davvero?

Edulcoranti, li vogliamo usare davvero?

Gli edulcoranti o dolcificanti hanno un ruolo importante nella nostra dieta, nelle nostre abitudini alimentari, ma sono realmente una soluzione

Già dai loro esordi le sostanze alternative allo zucchero hanno avuto un debutto non proprio positivo in quanto il primo “dolcificante” persistente, utilizzato per addolcire i vini, è il famoso zucchero di saturno, creato dalla reazione del mosto concentrato con i recipenti di piombo in cui il mosto veniva fatto bollire, o “sapa” ricco di diacetato di piombo, fortemente tossico da cui deriva il nome della patologia dell’avvelenamento da piombo: il saturnismo.

Da allora l’uso di alternative è rimasta senza soluzioni finché nel 1879 un ricercatore, Constantin Fahlberg, della Johns Hopkins University lavorando su alcuni composti organici ciclici, derivati dal catrame, scoprì accidentalmente il primo dolcificante artificiale: la saccarina.

La sostanza si è rivelata inizialmente una importante arma come alternativa allo zucchero. utile, anzi essenziale, per mitigare la privazione degli zuccheri per i malati di diabete mellito.

La sua grande capacità dolcificante, superiore a oltre 450 volte rispetto allo zucchero, ha inevitabilmente fatto pensare che potesse essere utilizzato efficacemente anche per ridurre l’uso dello zucchero anche nelle diete ipocaloriche, anche se un retrogusto metallico, ad alti dosaggi, ha indotto a miscelarla con un altro dolcificante che maschera tale problema, il ciclamato, che fu scoperto (sempre casualmente) nel 1937 da Michael Sveda, ricercatore all’Università dell’Illinois.

Altri dolcificanti sono i polioli come mannitolo, sorbitolo, xilitolo e isomalto che però hanno un effetto molto più blando in quanto molto meno efficaci (dolci) e con una certa percentuale di assorbimento intestinale.

La loro permanenza nel lume intestinale li ha fatti utilizzare anche come lassativi, la famosa manna o mannite (mannitolo) utilizzata per decine di anni in ambito pediatrico e nell’infanzia come coadiuvanti nella lotta alla stipsi.

Più recentemente, venne scoperto nel 1965, sempre casualmente, da James M. Schlatter, un chimico che lavorava per la G. D. Searle & Company l’aspartame che venne approvato per l’uso alimentare dall’FDA, l’autorità americana su alimenti e farmaci, nel 1981 e dall’EFSA, l’autorità per l’Unione Europea, nel 1994.

L’aspartame, assieme alla saccarina e al ciclamato sono stati, e in parte lo sono ancora oggi, al centro di un acceso dibattito riguardo la loro sicurezza sicurezza e possibile cancerogenicità con il divieto del loro impiego in molte nazioni.

Un’idea ponendo, forse, fine a casi di scoperte fortuiti si è giunti alla ricerca e impiego di dolcificanti di origine naturali come la stevia o l’eritritolo…. era ora!

Infatti, l’idea che le sostanze edulcoranti ideali fossero le sostanze non fermentescibili o degradabili come ad esempio, il sucralosio, utilizzabile anche nei dolci da forno in quanto non risente di degrado termico come nel caso dell’aspartame, ha avuto un notevole successo.

Peccato che il sucralosio (E 955), scelto per la sua stabilità e assenza di fermentiscibilià, da recenti notizie e analisi ambientali effettate dalla Environmental Monitoring and Assessment pare che sia presente OVUNQUE, in pratica è uno degli inquinanti ambientali ubiquitari più diffusi e, se al momento viene ritenuto non pericoloso (?) per me è, comunque, molto inquietante (vedi link).

Infatti, forse non il sucralosio di cui ci siamo o ci siamo fatti, rimpinzare è preoccupante ma lo sono certamente le centinaia di sostanze utilizzate e diffuse, a partire dai PFAS, dalle microplastiche, ecc. e di cui non si conoscono i reali effetti sull’ambiente.

Comunque, per tornare ai dolcificanti, ritengo che l’educazione alimentare che predica l’ipocalorico e le soluzioni “politicamente corrette” che rasentano il ridicolo come, per esempio, quella del downsizing delle bevande zuccherate, come se riducendo il volume, a parità o con costi aumentati, possa modificare o ridurre gli effetti di una scarsa attività fisica, fatto che ha trasformato i “buoni alimenti energetici” nei “pessimi alimenti che ci fanno ingrassare”.

Molto serenamente a questo punto, cortesemente ma fermamente, ricordiamoci della scuola medica salernitana:

«Perché il sonno ti sia lieve / la tua cena sarà breve.
Se gli umor serbar vuoi sani / lava spesso le tue mani.
Se non hai medici appresso / farai medici a te stesso / questi tre: anima lieta / dolce requie e sobria dieta»

e forse, anche in questo modo, contribuiremo, fattivamente e realmente, al mantenimento del nostro pianeta senza cercare scorciatoie chimiche che hanno, come tutte le cose, un ticket da pagare, sperando che, almeno in questo caso, non sia eccessivo.

 

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