Terzo settore perché creare vincoli alle micro associazioni
Le piccole realtà, che sono strategiche in Italia, non possono sopportare gli oneri conseguenti alla riforma
Ieri sono passata davanti alla sede del “pane quotidiano” e, come ogni volta che mi trovo in quella strada, non riesco a non soffermarmi ad osservare la lunga fila di persone che, con pazienza, attendono il turno per ricevere la propria quota di alimenti.
Vi sono donne con il passeggino che cercano di distrarre il piccolo per non farlo piangere, signori vestiti in giacca e cravatta(forse a ricordo di un lavoro che non c’è più) giovani che chiacchierano e anziani che si appoggiano stanchi al muro…
Uno spaccato di società che non urla e pretende, ma che chiede di mantenere la propria dignità e domanda rispetto…non ho posto attenzione al colore della pelle…non mi importa la nazionalità, sono esseri umani che meritano ancora più riguardo di chi non ha bisogno di aiuto.. ciò che emerge, però, con tutta evidenza è la crudeltà di un sistema che lascia ai margini chi reputa inutile.
Per fortuna vi è la solidarietà di tanti che decidono di dedicare del tempo agli altri…la generosità di chi il Legislatore ha etichettato come terzo settore.
Mi preoccupa la nuova riforma che sta portando alla chiusura tante piccole associazioni che devono investire tempo e risorse per conformarsi alle nuove normative.
Non discuto che al crescere delle dimensioni è corretto introdurre una regolamentazione, ma, a mio avviso, quelle iniziative di quartiere che nascono dalla disponibilità delle persone ad essere di ausilio agli altri credo dovrebbe essere lasciata totalmente libera da vincoli.
In molte occasioni a creare queste piccole realtà sono individui che non hanno specifiche competenze, che non conoscono il complesso gergo normativo. E’ gente semplice che vuole solo aiutare.
La burocrazia non può essere sempre invasiva e credo che sarebbe importante da parte del Legislatore una riflessione sulle emergenze sociali e sul conseguente grande bisogno che oggi vi è di una sussidiarietà del cittadino laddove lo Stato non riesce a giungere.
Le regole, anche quelle europee, dovrebbero essere contestualizzatecontesto nel quale devono essere applicate.
Solo così le energie “sane” potranno essere canalizzate e non disperse per una crescita concreta del nostro Paese
Condivido pienamente il contenuto di questo articolo. L’autore ha messo il dito nella piaga. Che senso ha tutta questa normativa difronte al dolore ? Grazie.