NEET e IKIKOMORI preoccupanti fenomeni moderni

NEET e IKIKOMORI preoccupanti fenomeni moderni

Patologie e disagi psicologici preoccupanti della nostra epoca

La mia generazione, quella dei boomer e preboomer, rimane abbastanza perplessa rispetto ad alcuni fenomeni che colpiscono i nostri giovani e vengono attribuiti ad un non meglio specificato “disagio sociale”.

Il disagio sociale è, però, un effetto, non una causa!

Il cosiddetto disagio sociale si stà manifestando oltre al crescente abbandono scolastico con il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training –termine che individua la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione), e dei “Hikikomori (significa letteralmente “stare in disparte”) giovani che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, con seri rischi di cronicizzazione, chiudendosi in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno, a volte nemmeno con i propri genitori.

In tutti i casi sono giovani che rinunciano non solo a combattere, ma anche solo a sopravvivere, infatti in assenza di meccanismi di supporto familiari o sociali sarebbero destinati a soccombere.

La stima, nel nostro paese, di oltre 60.000 hikikomori non è per niente modesta, specialmente se si pensa che sono concentrati tra i più giovani.

Purtroppo sono ben altri i numeri per i NEET che pare possano essere il 16 % della popolazione tra i 15 e i 29 anni, con oltre un milione e mezzo di soggetti colpiti (ISTAT 2023).

Siamo forse di fronte ai primi sintomi della “fogna del comportamento”, o “fogna comportamentale” (in inglese, behavioral sink)?

Sono queste definizioni piuttosto pittoresche che sono state coniate dall’etologo statunitense John Bumpass Calhoun*, usata per denotare il collasso di una società a causa di anomalie comportamentali provocate dal sovraffollamento.

La parte sorprendente consiste nel fatto che tale fenomeno si manifesta, nel mondo animale, in un ambiente in cui la comunità è, comunque, tenuta al riparo da avversità atmosferiche o da predatori e si vede garantita abbondanza illimitata di risorse, come cibo e acqua, e pertanto non si trova in una situazione di sovrappopolazione in senso “malthusiano” (cioè uno squilibrio tra popolazione e risorse, con quest’ultime insufficienti al fabbisogno della comunità).

Calhoun, infatti, smentiva l’assunto ipotizzato da Thomas Malthus, noto teorico delle conseguenze della sovrappopolazione, il quale affermava che i limiti assoluti alla crescita delle popolazioni fossero la miseria e il vizio, motori principali della conseguente la crisi demografica.

Calhoun ha, invece, ridisegnato tale panorama indicando come una comunità, pur potenzialmente non in crisi per scarsità di risorse, può andare ugualmente in default per la comparsa di comportamenti anomali e devianti con crisi di abbandono, scarsa vita sociale, isolamento personale e disinteresse per il proprio futuro, ecc.

Siamo di fronte ad un possibile primo esordio di tali problemi?

Spero che tale ipotesi sia errata anche perché avrebbe un significato potenzialmente devastante sulle prospettive future della nostra società.

Le possibili cause? Per i hikikomori la crisi dell’istituto familiare, una crescente superficialità e degrado culturale, l’uso di mezzi che distraggono e aumentano le distanze tra le persone (uso compulsivo dei telefonini e contatti solo attraverso i social) favorendo un sempre maggior isolamento personale e un distacco dal contesto sociale e un rifiuto della realtà.

La conferma di tali cause è stato l’aumento di tali fenomeni durante i periodi di lockdown.

Per i NEET all’isolamento e apatia sociale si associa la mancanza di progetti di lavoro e di modelli di vita a cui ispirarsi per motivarsi ed effettuare delle scelte personali costruttive.

È, infatti, un processo corrosivo di demotivazione e perdita di self-confidence, che avviluppa i giovani in una spirale di disagio emotivo via via più pesante.

Quali soluzioni? Difficile dirlo.

Per gli Hikikomori da molte parti si richiedono interventi basati sull’intercettazione dei soggetti a rischio coinvolgendoli assieme ai loro genitori in iniziative collettive, promuovendo le interazioni fisiche in presenza riducendo e impedendo l’uso dei telefonini e dei social almeno fino alla piena adolescenza con una riabilitazione e rivalutazione delle attività di gruppo per combattere l’isolamento individuale e l’ansia per il futuro.

Anche per i NEET si dovrebbe procedere con un reinserimento in attività sociali che attraverso il coinvolgimento motivazionale nelle attività a valenza sociale nelle quali l’interazione personale parrebbe essere il rimedio migliore e più efficace.

Comunque, occorre non solo parlarne ma porre questi due problemi al centro di una importante politica sociale da attivare immediatamente altrimenti le conseguenze per il futuro della nostra società potrebbero assumere valori inaccettabili con conseguenze ed ad oggi non prevedibili.

 

 

* etologo statunitense, noto per i suoi studi sulla densità di popolazione e sui suoi effetti sul comportamento.

 

 

 

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