Inquinamento: PFAS e PFOA un grave problema invisibile

Inquinamento: PFAS e PFOA un grave problema invisibile

Le sostanze poli – perfluoroalchiliche ci circondano e ci accompagnano ovunque, anche in bagno.

In un recente database pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che raccoglie gli esiti delle analisi effettuale dalle ARPA tra il 2019 e il 2022 nei corpi idrici italiani (fiumi, laghi e acque sotterranee) conferma che ci sono PFAS nei corsi d’acqua di 16 Regioni italiane, e per le restanti quattro non abbiamo dati.

PFAS: contaminati i corsi d’acqua di 16 regioni. Il rapporto di Greenpeace

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS – perfluorinated alkylated substances), e PFOA che includono gli acidi perfluoroacrilici, si trovano ormai dappertutto: dalle pentole antiaderenti, a indumenti e scarpe impermeabili, fino ad alcuni imballaggi alimentari, pesticidi e anche nelle acque del rubinetto.

Nei prodotti ad uso domestico ai PFAS si aggiungono i prodotti derivati dall’acido perfluoro ottanoico (PFOA) per conferire proprietà antiaderenti per esempio alle superfici interne delle pentole, il cosiddetto teflon.

I PFAS sono presenti e largamente utilizzati in detergenti, lucidanti per pavimenti e vernici al lattice, come emulsionanti, tensioattivi o agenti umettanti. Inoltre, alcuni PFAS sono utilizzati alla fine del processo di produzione per trattare tessuti, rivestimenti, tappeti e pelle per conferire resistenza all’acqua, all’olio, al suolo e alle macchie; nella produzione di carte e imballaggi oleorepellenti e idrorepellenti nella produzione di tessuti, pelle, tappeti, abbigliamento e tappezzeria (ad es. Gore-Text®).

Da non dimenticare il fatto che possono essere utilizzati, sotto molteplici nomi, anche in cosmetici, detergenti intimi e non ultimo anche in alcuni tipi di carta igienica.

Questo rende ovvio il fatto che siano presenti costantemente nell’ambiente e che ne assumiamo passivamente con alimenti e bevande.

Oggi fortunatamente la maggior parte degli chef, anche in televisione, mostra di usare pentole e padelle in acciaio o alluminio.

Anche quest’ultimo materiale, messo frettolosamente, al bando agli inizi del secolo perché sospettato di avere un importante ruolo nelle patologie neurali (Alzheimer Disease o – AD) cfr Oreste Rossi (PPE) Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-012735-13 alla Commissione ai sensi dell’Articolo 117 del Regolamento Comunitario) e in altri lavori con il tumore del seno.

Il National Institute of Health statunitense per esempio o l’American Cancer Society hanno smentito chiaramente tale ipotesi.

Non solo: anche l’Airc ha pubblicato sul proprio sito un articolo sul tema proprio per chiarire la sostanziale innocuità dei sali di alluminio in questo senso.

Ma allora perché sono stati aggiunti alla lista nera degli ingredienti cosmetici?

Ecco che viene il momento di fare il punto su qualche verità.

Perché la loro funzione è quella di turapori/antitraspirante e come tale in grado di creare problemi alle ghiandole sudoripare, effetto tipico dell’allume o solfato di alluminio utilizzato anche con l’ossido nei filtri solari.

Oltre tutto, tutte le superfici di alluminio esposte all’aria vengono rapidamente ossidate e l’ossido di alluminio (Al2O3) è una delle sostanze chimicamente meno reattive e stabili che esistono.

Tanto è vero che, forse anche voi oggi, se avete utilizzato dei piatti di ceramica lo avete involontariamente maneggiato in quanto uno dei principali “ingredienti” della porcellana, l’allumina, è proprio ossido di alluminio che contribuisce a conferire durezza, trasparenza (vitreus cina) e ovviamente l’assoluta conformità come MOCA (Materiale o Oggetti a Contatto con gli Alimenti) al Reg. (CE) 1935/2004 ai piatti in porcellana in quanto NON cedono assolutamente nulla agli alimenti con cui entrano in contatto.

Diciamo che è una variante del “pericolo” di contaminazione delle bevande, paventato anche nel regolamento REACH sulla pericolosità chimica dai soliti ignoranti comunitari, quando si utilizzano i bicchieri in cristallo al piombo, ipotesi ridicola e destituita di ogni possibile fondamento scientifico.

Comunque, tornando ad oggi, quasi tutti gli chef “stellati” che si esibiscono in televisione, salvo che non abbiano sponsor “interessati”, utilizzano nuovamente pentole e padelle in acciaio o alluminio aiutandoci a eliminare teflon e altre porcherie antiaderenti dal nostro universo gastronomico, era ora.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.