L’Europa e il caso dei pomodori secchi.

L’Europa e il caso dei pomodori secchi.

L’Italia è sicuramente il principale produttore di alimenti di alto pregio gastronomico, ma questo all’Europa non va bene!

Come è evidente a tutti il nostro Paese forse ha una varietà gastronomica incredibile!

Questo ha portato, nei secoli, a sviluppare una miriade di prodotti alimentari che hanno portato l’Italia ad essere il riferimento mondiale sia nella gastronomia ma anche nella produzione e vendita di prodotti alimentari di qualità.

Ma questo non va bene perché la sempre maggiore predominanza della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), i supermercati, sta orientando il mercato, sia italiano che su scala mondiale, a ricercare prodotti “al risparmio” in ossequio a quella che in ambito economico verrebbe chiamata “spending review”.

Non me ne abbiano i politici sostenitori di questa impostazione, quando dico che la strategia del massimo ribasso o del mito del\ risparmio è stata la peggiore iattura in cui la nostra società è incappata.

Infatti, la spasmodica ricerca del prodotto “meno caro” a lungo andare ha generato un risultato devastante su tutti i settori, non solo della nostra economia, ma anche della nostra percezione degli obbiettivi da perseguire in tutti i settori di spesa.

Sia l’Europa che la stessa Coldiretti chiede che si blocchino le importazioni di “cibo spazzatura” da paesi che, secondo loro, ci fanno concorrenza sleale, per produrre appunto prodotti a basso costo !

Il concetto si articola nel fatto che molti dei nostri prodotti agricoli, sia tal quali che come semilavorati, hanno costi enormemente più alti di quelli di importazione extra UE.

Inoltre, dall’estate scorsa alcune dogane hanno iniziato una revisione sistematica delle importazioni di pomodori secchi salati degli ultimi 3 anni, specialmente dalla Turchia, imponendo aliquote doganali più alte in ossequio e in applicazione di un regolamento, il Regolamento (UE) n. 2080/del 2020, in maniera molto discutibile.

Infatti, tale Regolamento avrebbe un importante valore protettivo imponendo un codice doganale e un dazio che avrebbe penalizzato l’importazione di prodotti finiti e pronti all’uso (ready to eat), proteggendo le nostre conserve alimentari, che nel fatto di specie sono i pomodori secchi sottolio e i sughi derivati come paté, condimenti, ecc..

Orbene le dogane lo vogliono applicare, e lo applicano forzosamente, ai pomodori secchi sotto sale di importazione, principalmente dalla Turchia, utilizzati per produrre i prodotti citati equiparando tali materie prime, da trasformare obbligatoriamente, a prodotti finiti pronti per la vendita o la somministrazione.

Il tutto introducendo retroattivamente alla data di pubblicazione del Regolamento, l’applicazione di tali dazi, con sanzioni pesantissime e atteggiamenti vessatori che stanno non solo mettendo in difficoltà le nostre aziende di trasformazione ma rischiando di distruggere un intero settore che porta avanti, in maniera prestigiosa, il Made in Italy.

Allora, se da una parte si vorrebbe obbligare i ristoranti a inserire i formaggi italiani nei menù, cosa doverosa sia commercialmente che istituzionalmente, almeno per valorizzare gli oltre 600 formaggi DOP (i francesi ne hanno poco più di 200 !!!) che il nostro Paese vanta, dall’altra bisogna capire che, dove le nostre materie prime non sono competitive, occorre, comunque, valorizzare e non penalizzare i prodotti che tengono alta la nostra gastronomia a prescindere dall’origine delle materie prime, d’altra parte basterebbe obbligare (cosa già in vigore) a dichiararla in etichetta.

È l’Europa che, invece, chiede nuovi dazi e tasse sull’importazione, anche delle materie prime, facendole capziosamente definire prodotti pronti all’uso (ready to eat) utilizzando la “supremazia alimentare” italiana, concetto che sposo, sostengo e difendo, anche in questo articolo (!), trasformandola in un cappio che, per le sanzioni e la retroattività applicativa, strangolerà l’intero settore.

D’altra parte ricordo che i formaggi italiani sopracitati sono fatti anche utilizzando latte di origine straniera, anche se nord europea………. che sia questa la differenza?

In tal caso occorre che il Ministro Lollobrigida intervenga, e in fretta, per evitare danni irreparabili.

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