Agenzia delle Entrate: 400 commercialisti a concorso
Da Commercialisti a funzionari dell’Agenzia delle Entrate: meglio il “posto fisso” che la libera professione?
In questi giorni ha generato un acceso dibattito il diffondersi della notizia che circa 400 commercialisti (*) hanno deciso di partecipare al bando indetto dall’Agenzia delle Entrate per l’assunzione a tempo indeterminato di funzionari.
Come è noto spesso si considerano i commercialisti e l’Agenzia delle entrate in posizione conflittuale, così l’idea che il 10% di coloro che hanno partecipato al concorso al bando sono commercialisti è apparsa quasi come il “salto della barricata”.
In realtà credo che, in generale, poter dialogare con funzionari che abbiano vissuto sul campo le difficoltà di difesa del contribuente possa essere un elemento di efficienza dell’intero sistema, ma una scelta così drastica da così tanti colleghi non può non sollevare delle perplessità in relazione all’appeal che ha oggi la nostra professione.
Il dato di “rinuncia” a svolgere il ruolo di commercialista è coerente, del resto, con la severa caduta dei numeri di iscrizione al tirocinio per il superamento dell’esame di stato per l’iscrizione all’Ordine.
Le motivazioni sono più che note ed è inutile ripeterle in questa sede.
E’ in fase di analisi la bozza predisposta dal Presidente nazionale De Nuccio di modifica al Dlgs 139/05, nostra legge istitutiva, nella quale all’art.1 sono inserite le molte materie di cui ci occupiamo …. devo dire che sono veramente tante …. ma nessuna riserva è prevista …. neppure laddove, in altro articolo, si inserisce la previsione normativa delle specializzazioni il cui titolo, pur non dando particolari vantaggi (se non in termini di un’eventuale maggiore autorevolezza) può essere utilizzato solo previa frequenza di percorsi formativi obbligatori (anche 200 ore).
Una riforma, insomma, che ancora una volta, nel definire il ruolo di noi commercialisti mi pare sia molto timida e rinunci, a priori, a prevedere che l’iscrizione all’Ordine dia, in concreto, un trattamento differente rispetto a chi iscritto non è (magari con il riconoscimento di diritto , per le materie indicate, della possibilità di agire in ambiti per i quali sono previste riserve o esclusive) …. speriamo in un cambio di rotta che veda finalmente un riconoscimento concreto delle nostre prerogative …. allora sì che avrebbe veramente senso “mettere mano” all’attuale testo del Dlgs 139/05.
(*) Fonte dati Italia Oggi
Questo ci deve far pensare molto. La nostra professione ormai non attrae più. I giovani scappano via. Ho avuto modo di partecipare tramite l’ungdc ad una giornata formativa all’università. Gli studenti ormai snobbano la professione in favore del classico posto fisso. Molti iscritti fuggono via. E in atto un cambiamento epocale per la nostra professione. I nostri vertici cosa fanno per contrastare tutto ciò? Mi sembra assolutamente nulla se non buttare fumo negli occhi
Non è da poco, credo sia da sempre, che la ns professione sia vista come contrapposta alla funzione della ae ed anzi che sia di supporto a chi ha intenzioni di evasione, in realtà vorrei vedere come potrebbe un imprenditore, un commerciante qualsiasi ad arrivare a fine anno senza il ns supporto. Io che ho un po’ di anni ricordo quando le dichiarazioni dei redditi erano su un modulo di quattro pagine ed in mezz’ora si facevano ed a mano, ora sono una risma di carta. Ma che nessuno sia della agenzia che dei ns capi comprenda che è diventato impossibile , che occorre una inversione di tendenza, una vera semplificazione. I dipendenti hanno lo strumento dello sciopero, non oltre che non averlo, spesso, molto spesso siamo disuniti. È vero?
È normale, provate ad andare all’Ade e vi rendete conto che il commercialista è considerato pari a zero.
Per quanto riguarda i colleghi che si sono candidati al concorso non posso che sospettare che vi sia un serio problema di reddito alla base. E’ ormai notorio che i guadagni della libera professione non siano più quelli degli anni ‘70-90 ma optare per un impiego da dipendente contrasta, a mio avviso, con uno degli aspetti più importanti e belli della nostra professione: la varietà. E’ chiaro che se uno studia per anni e si sacrifica per il tirocinio (negli anni allungato e accorciato a seconda delle necessità del momento) per poi vedersi in concorrenza nel lavoro da soggetti “scappati di casa” senza titoli, esperienza ed esami di stato è ovvio che uno alla fine dice “ma chi me la fa fare?”. E poi quando si presenta all’Agenzia delle Entrate è considerato al pari di uno zerbino… c’è qualcosa che non va. Le relazioni con lo Stato dovrebbero essere improntate al rispetto reciproco ma anche al riconoscimento del valore della nostra professione. L’’appiattimento delle tariffe professionali, l’assenza fattuale di esclusive, la
rinuncia a perseguire i “vi cumprà” della professione, l’assenza diffusa di un’etica professionale sono tutti elementi che andrebbero riconsiderati seriamente.