L’evoluzione delle certificazioni

L’evoluzione delle certificazioni

Le certificazioni generaliste, in primis la 9001, sono in calo.

Dai dati e, specialmente dagli umori percepiti nelle aziende si coglie una certa indifferenza al requisito certificazione, in particolar la UNI EN ISO 9001.

Questa certificazione che nella prima stesura, negli anni ’90, ha avuto un ruolo importante nel riordino dei processi produttivi delle organizzazioni (aziende) ha progressivamente perso “valore” sia perché si è riorientata alla ricerca della soddisfazione (percepita) dagli utenti/clienti sia perché sono cresciuti e si sono differenziati gli standard che hanno dato origine a certificazioni “tecniche” più specifiche e, apparentemente, più utili alle strategie di controllo e qualifica delle aziende.

Una ISO 9001 fatta bene, però, è ancora oggi uno strumento formidabile per il management e gli imprenditori, infatti, se le “altre” certificazioni hanno la valenza tecnica di monitorare efficacemente il mercato e il proprio posizionamento rappresenta un must per quelle aziende che non producono comodities ma servizi e prodotti evoluti.

Nei settori dei prodotti di massa, soggetti a mode o a evoluzione tenere d’occhio il mercato è vitale mentre in altri settori la ISO 9001 non ha assolutamente attecchito.

Un esempio clamoroso è il settore alberghiero nel quale coesistono due standard indipendenti dalla ISO 9001 e, per certi versi meglio qualificanti.

Il primo è il sistema delle stelle, infatti, anche se i requisiti sono sottostanti a norme regionali è abbastanza evidente che un sistema di questo tipo diviene intuitivo per individuare sia l caratteristiche dell’ospitalità offerta che anche la fascia di costo.

Contestualmente l’affermarsi di brand con diffusione word wide con standard proprietari (p.es. Hilton, Four Season, Holiday Inn, ecc.) hanno autorizzato ogni possibilità di introdurre una qualifica generica come quella che si sarebbe avuta da una certificazione ISO 9001.

Sono peraltro in un situazione differente quelle certificazioni tecniche “protettive” come la ISO 14001 (ambientale) o ISO 45001 (sicurezza sul lavoro) che pur non avendo carattere esimente in caso di un fenomeno di inquinamento per un incidente sul luogo di lavoro danno una maggior sicurezza al management, specialmente se ha una competenza manageriale e non tecnica.

Oggi, inoltre, si sono affacciate esigenze di sistemi di assicurazione di qualità obbligatori (HACCP , GDPR, MOCA, ecc.) che trovano nei corrispondenti standard certificativi un buon supporto non tanto per alleggerire le responsabilità del management ma, se fatte seriamente, dei campanelli di allarme che dovrebbero allertarlo.

Un aspetto su cui si dovrebbe insistere ma che spesso non trova accoglienza è quello di arrivare in certificazione con la consapevolezza che non si persegue un nuovo quadretto di arredo urbano da esibire nella Direzione Generale ma un efficace strumento di controllo anche visto l’aumento delle responsabilità che il management ha anche nei confronti della proprietà.

In pratica è un po’ tramontato il mito del certificato per dare, finalmente, contenuti ai sistemi di assicurazione di qualità esimenti tra i quali la “231” con la variante del Wistleblowing, la parità di genere e l’adeguato assetto possono di diritto sedere in prima fila tra le priorità da perseguire.

 

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