Solare versus nucleare – Facciamo i conti

Solare versus nucleare – Facciamo i conti

Facciamo una riflessione per comprendere i numeri e la capacità di oscurare alcuni aspetti fondanti del green deal, a partire dalla focalizzazione della riduzione solo sulla CO2

e non sulla valutazione che la nostra unica scelta è quella di razionalizzare la produzione e l’impiego dell’energia.

Occorre spostare l’attenzione il più possibile verso la generazione energetica mediante fonti rinnovabili che dovrebbero essere non solo “sostenibili” ma in un futuro (eco)autosufficienti.

Si dovrebbe rivedere la scelta di puntare tutto sulla decarbonizzazione del solo settore automotive, valutando le criticità sempre più evidenti in tema di problemi ambientali legate all’annunciata, e non evitabile, egemonia cinese sulla produzione delle auto elettriche e, specialmente, nella produzione delle batterie al litio, componente strategico sia per la loro produzione che per la loro sostituzione (stimata a circa 5/6 anni).

A questo si aggiunge che una utilitaria elettrica in inverno, per l’uso del riscaldamento e, soprattutto in estate, con l’uso dell’aria condizionata, potrebbe avere bisogno di almeno 2/3 soste di ricarica (attualmente di 45/90 minuti) per un viaggio medio-lungo (p.es. Milano-Roma) e almeno una sosta per un tragitto breve come una tratta Milano-Bologna.

Oggi, peraltro, si assiste ad una virtuosissima opera in favore di quello che ci potrebbe aiutare realmente nel contenere l’aumento della temperatura del nostro globo: la diffusione degli impianti fotovoltaici.

Questa scelta energetica viene portata avanti, quasi silenziosamente, grazie agli incentivi che sono destinati a tali impianti, anche se purtroppo il solare termico, pur più efficiente per certi scopi come il riscaldamento, non viene adeguatamente e parimenti valorizzato e promosso.

Comunque, lode a Plenitude e altri operatori che hanno ben capito questa soluzione e la stanno efficacemente promuovendo.

A loro supporto, non per piaggeria di forma, ma solo per chiarire alcuni aspetti economici a supporto di questa tecnologia mi pare utile effettuare una analisi basata sulle evidenze economiche più elementari:

  • Un impianto da 6 Kw costa circa 5.000 euro (più cresce la potenza istallata, per impianto, più scende il costo di un Kw);

  • Per generare un gigawatt di corrente occorrono circa 165.000 impianti

  • 165.000 impianti potrebbero costare solo 850 milioni di euro (lascio a chiunque voglia farlo controllare i costi “stimati” di una centrale nucleare di pari potenza).

Se questi conti sono reali e attendibili, la soluzione per avviarsi a raggiungere il vero green deal è abbinare la riduzione delle emissioni di CO2 all’impiego di una fonte veramente rinnovabile privilegiando per gli impianti l’uso di tutte le superfici radianti passive (tetti, piazzali, aree cementificate in disuso, ecc.) e non terreni agricoli.

A questo quadro che era già abbastanza chiaro nell’articolo precedente occorre aggiungere che per la concessione dei contributi previsti dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 del PNRR l’8 aprile u.s. è entrato in vigore il nuovo decreto che finanzia il fotovoltaico nei i comuni con meno di 5.000 abitanti, quelli in cui non dovrebbe essere difficile individuare  un numero adeguato di superfici radianti passive.

Il decreto rende disponibile uno stanziamento globale previsto di 2,2 miliardi di euro.

A questo punto, riprendendo quanto sopra calcolato, si può ritenere di avere uno strumento che, con lo stanziamento citato, potrebbe finanziare fino a 5,5 miliardi di investimenti totali che, a loro volta, potrebbero generare quasi 6.5 gigawatt di corrente, equivalenti a 4 centrali nucleari (di terza generazione) da 1,7 gigawatt!!!

Questo progetto, inoltre, non richiede, ovviamente, i 25/40anni necessari per costruire tali centrali ma, anzi, costituisce una valida alternativa in grado di togliere dagli imbarazzi chi ha rispolverato il nucleare.

Dato il gran numero di impianti da porre in essere occorre controllare e valutare con attenzione gli impatti ambientali connessi con la fabbricazione dei pannello fotovoltaici cercando di ridurli al minimo.

Inoltre, finanziare tali impianti risolverebbe notevoli problemi di credibilità nelle attività da inserire come investimenti in favore dell’ambiente nel sistema di rating ESG che diventerà sempre più importante nei futuri bilanci integrati di grandi aziende, banche e fondi di investimento accontentando anche i criteri di classificazione secondo il Morningstar Sustainability Rating.

Il quadro sembra molto promettente anche perché, purtroppo per i fan delle auto elettriche, si sta ventilando la traslazione, sulla corrente utilizzata per autotrazione, delle accise che attualmente gravano solo sui combustibili fossili decretando la fine della favola dei costi di esercizio contenuti delle auto elettriche e, per i maligni, un buon sistema (economico) per poter/dover rivedere la messa al bando delle auto a combustione interna decretata per il prossimo 2035.

L’unico grande problema al momento, risolvibile forse con l’evoluzione dei supercondensatori, è quello dell’accumulo dell’energia per renderla disponibile durante la notte, in caso di maltempo o in inverno quando il fotovoltaico non produce o produce di meno.

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