La manipolazione mentale

La manipolazione mentale

Una dinamica per influenzare la vita delle persone

La manipolazione mentale

è una dinamica che può influenzare notevolmente la vita delle persone, spesso in modi subdoli e impercettibili. Sono molti i contesti in cui questo fenomeno può verificarsi: dalle relazioni personali, a quelle professionali, fino alle interazioni nella sfera pubblica.

Consiste nel tentativo ripetuto nel tempo, da parte di un manipolatore di distorcere e modificare la realtà, nel tentativo di ottenere la gratificazione dei propri bisogni personali, spesso a scapito della persona manipolata.

Si tratta di un fenomeno complesso

che coinvolge l’uso subdolo, cosciente o meno, di tattiche per influenzare o controllare il comportamento, le emozioni o i pensieri di un individuo, senza il suo pieno consenso o consapevolezza. Questo tipo di manipolazione può manifestarsi in molteplici modi, ma il risultato finale è lo stesso: il manipolatore cerca di ottenere ciò che desidera, a spese della vittima.

Un aspetto cruciale della manipolazione mentale

è la capacità del manipolatore di esercitare un controllo significativo sulla vittima, spingendola a compiere azioni o a prendere decisioni che altrimenti non avrebbe fatto.

Esistono diverse forme di manipolazione:

  1. Induzione del senso di colpa

In genere il manipolatore tende a denigrare e criticare, utilizzando una comunicazione che tende a far sentire in colpa la vittima per le proprie azioni, quando queste non sono in linea con ciò che si aspetta e desidera.

Lo scopo è far sentire la vittima responsabile per le proprie scelte e giustificare il controllo della situazione anche rievocando episodi passati in cui la vittima ha commesso degli errori, per rinfacciare delle colpe.

Questo crea un circolo vizioso in cui, il soggetto manipolato si sente costantemente in debito del manipolatore e cerca di compiacere le sue richieste per alleviare il proprio senso di colpa.

  1. Distorsione della realtà

La persona manipolatrice tende a distorcere la realtà, ad essere vaga nella comunicazione e ad utilizzarla sempre a proprio esclusivo vantaggio. Ciò può comportare anche il controllo delle informazioni a cui la vittima ha accesso e il ricorso alla disinformazione per confondere e dominare la narrazione. Ad esempio, il manipolatore può negare fatti oggettivi o rovesciare la colpa delle proprie azioni sulla sua vittima. Può anche creare una realtà alternativa in cui la vittima si sente confusa ed insicura della propria percezione degli eventi.

  1. Ricatto emotivo

Talvolta, la manipolazione può assumere la forma del ricatto emotivo, per cui la persona manipolata, si sente costretta ad agire secondo ciò che si aspetta il manipolatore, pur di continuare a ricevere l’approvazione dell’altro e continuare la relazione, anche se vorrebbe agire diversamente.

La vittima della manipolazione è infatti una persona che ha un forte bisogno di sentirsi approvata ed amata da qualcuno. Spesso non si accorge subito di essere manipolata, ma inizia a sperimentare forte ansia e rabbia nei confronti del manipolatore. Alla lunga, l’essere costantemente vittima di manipolazione psicologica può ledere l’equilibrio emotivo e l’autostima della persona e può comportare confusione e dubbi su di sé e sulle proprie azioni.

  1. Isolamento

I manipolatori spesso cercano di isolare le loro vittime dall’ambiente circostante. Possono scoraggiare le relazioni con amici e familiari, creando così dipendenza affettiva per diventare la principale fonte di supporto e conforto per la vittima: l’isolamento ha l’effetto di rendere quest’ultima più vulnerabile e dipendente, poiché sola e priva di un sistema di supporto esterno. Questo fa sì che la persona manipolata sia più incline a cedere alla volontà del manipolatore, poiché convinta che il suo benessere emotivo dipenda interamente dalla relazione tossica.

  1. Comunicazione passivo – aggressiva

La comunicazione manipolatoria può essere anche di tipo passivo -aggressivo: indirettamente il manipolatore tende a sabotare le iniziative della vittima e ad agire in modo tale da soddisfare ugualmente il proprio bisogno, che viene considerato sempre più valido ed importante di quello della vittima. Anche il silenzio punitivo è considerato una modalità di comunicazione passivo – aggressiva volta a manipolare l’altro: il manipolatore ignora deliberatamente o interrompe la comunicazione per punire la vittima o costringerla a conformarsi alle sue “direttive”.

  1. Intimidazioni velate

Alcune persone possono utilizzare minacce o intimidazioni mascherate da esternazioni di preoccupazione o affetto. Dichiarazioni che sembrano derivare da una preoccupazione genuina, ma che in realtà servono solo a minacciare l’altra persona e a costringerla a conformarsi alle proprie aspettative.

  1. Complimenti e lusinghe eccessive

I manipolatori possono usare lusinghe e complimenti eccessivi per guadagnare la fiducia della vittima. Tuttavia, questi elogi possono diventare poi strumenti di manipolazione quando vengono utilizzati per condizionare il comportamento della vittima. Sfruttano infatti la vulnerabilità umana e la ricerca di approvazione per creare dipendenza emotiva.

  1. In quali contesti può presentarsi la manipolazione psicologica?

La manipolazione mentale può manifestarsi in svariati contesti relazionali: tra genitori e figli, nella coppia, tra colleghi, tra amici. Può non essere semplice accorgersi sin da subito di questa forma di soggiogamento mentale perché costituisce la quotidianità. Non solo. La manipolazione è un meccanismo che si presenta talvolta in ambito sociale, politico e religioso. Può instaurarsi all’interno di gruppi e comunità di varia natura, dove alcuni soggetti tentano di guadagnare potere e influenza ricorrendo a tattiche ingannevoli che orientano le opinioni e le decisioni degli altri.

  1. La manipolazione mentale involontaria e la manipolazione cosciente

Uno degli aspetti più intriganti della manipolazione psicologica è che può verificarsi sia in modo consapevole sia in modo inconscio. Alcune persone, senza rendersene conto, possono utilizzare tattiche manipolative, mentre altri individui possono farlo deliberatamente, spinti da un desiderio di potere e controllo.

La manipolazione non intenzionale, è talvolta guidata dal fine benigno di proteggere l’altro da sensazioni negative. In questi casi non viene lesa l’identità della persona che la subisce, che anzi si sente protetta dalla figura manipolatrice. Tuttavia, è importante che questa modalità di comunicazione sia limitata a situazioni eccezionali, poiché potrebbe comunque confermare ed alimentare nell’altro, la convinzione di essere fragile e di non poter affrontare situazioni difficili nella vita. Questo tipo di manipolazione benigna è riscontrabile, ad esempio, quando i genitori distorcono o nascondono la realtà per tutelare i propri figli. Sebbene l’intenzione sia benevola e venga applicata per istinto di protezione nei confronti dei figli, può nuocere a questi ultimi perché rischia di non metterli mai di fronte alle criticità della vita e quindi non consente loro di sviluppare strategie di autoregolazione e di problem solving.

Al contrario, la manipolazione in alcune relazioni è mossa dall’intenzione consapevole di ledere l’altra persona e di pensare solo ai propri interessi e bisogni personali. In questi casi, la vittima comincia a dubitare di sé e della realtà, vede la sua autostima crollare e tende a colpevolizzarsi e a pensare di essere una persona sbagliata.

Chi è il manipolatore mentale?

Il manipolatore è generalmente:

– un buon oratore

– una persona carismatica

– abile nella comunicazione

– centrato sui propri bisogni personali

Come funziona la mente di un manipolatore?

La manipolazione psicologica è quindi un processo sia psicologico che comunicativo. Nei casi di manipolazione psicologica patologica è possibile che il manipolatore abbia delle caratteristiche ascrivibili a dei tratti di personalità narcisistica o, nei casi più gravi, psicopatica:

– mancanza di empatia verso l’altro

– desiderio di soddisfare i propri bisogni e desideri anche a scapito dell’altro

– tendenza alla dominanza nelle relazioni

– svalutazione dell’altro.

I manipolatori patologici sono caratterizzati da una mentalità distorta, che li porta a pensare che tutto sia loro dovuto e che gli altri debbano conformarsi alle loro volontà. Sono spesso in grado di aggirare le regole sociali comuni, senza provare rimorso.

I tratti psicologici che li contraddistinguono hanno presa sulle vittime che, invece, tendono a svalutarsi, a sentirsi inferiori e considerano i bisogni e le opinioni dell’altro più importanti dei propri.

  1. Perché una persona diventa manipolatrice?

Ciò che spinge le persone a diventare manipolatrici può variare. Alcuni individui possono sviluppare comportamenti manipolativi a causa di esperienze traumatiche passate o di una mancanza di empatia e moralità. Altri possono essere spinti, come si è detto, da un’attitudine narcisista e dal desiderio ossessivo di ottenere ciò che vogliono, senza preoccuparsi delle conseguenze delle loro azioni sugli altri.

  1. Le caratteristiche della vittima della manipolazione

Spesso, chi diventa vittima dei meccanismi manipolatori presenta già un’autostima non stabile e un bisogno molto forte di essere amato da qualcuno. Questo fa sì che non riconosca il meccanismo sottostante e che continui a restare all’interno di queste relazioni. La persona che subisce questo tipo di comunicazione è convinta di non essere abbastanza e che i propri bisogni siano secondari e poco importanti. Pur di continuare la relazione con l’altro accetta di subire e mette in discussione sé stessa e le proprie idee. Si tratta di una persona che spesso sente di dover anteporre i bisogni dell’altro ai propri pur di continuare ad essere amata.

  1. Come uscire da una manipolazione mentale?

Il primo passo per liberarsi da una manipolazione mentale è ascoltare sé stessi, riconoscere le emozioni di ansia e rabbia che spesso si sperimentano all’interno di relazioni manipolative, dar valore ai propri bisogni e valori. Questo significa anche imparare a stabilire dei confini e a dire “no” quando necessario, senza per questo sentirsi in colpa. L’ascolto di sé va di pari passo con un altro aspetto fondamentale: rafforzare la propria autostima. Imparare a decifrare le caratteristiche della propria personalità che agevolano la condizione di vittima nelle relazioni tossiche ed apprendere strategie di comunicazione assertiva, aiuta in modo sostanziale a riprendere il controllo della situazione.

Ascoltarsi, avere fiducia in sé e affermare il proprio valore non sempre è semplice. Per questo è importante chiedere aiuto nel caso in cui non si riesca a farlo da soli. Condividere la propria esperienza con una persona di fiducia, un amico, un familiare, un professionista, può essere estremamente utile. Queste persone possono offrire vicinanza e consigli preziosi. Poter contare su una rete di supporto permette di ricevere il sostegno emotivo necessario per affrontare il processo di rottura di una relazione manipolativa.

Uno psicologo o uno psicoterapeuta, in particolare, è in grado di fornire un aiuto determinante nel riconoscere e saper gestire i meccanismi relazionali che si subiscono e può aiutare a comprendere e a sviluppare le strategie per affrontarle.

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