Analisi PEST dal 1946 a oggi

Analisi PEST dal 1946 a oggi

L’evoluzione dell’Italia dal 1946 ad oggi. Un viaggio tra economia, società, tecnologia e bisogni individuali

PRIMA PARTE

Per capire meglio il mondo moderno che ci circonda è opportuno fare un analisi PEST (Politica, Economica, Sociale e Tecnologica) degli ultimi ottant’anni e comprendere come si è evoluto in questi quattro aspetti. Questo viaggio lo faremo in due parti e sarà un lavoro utile ad ogni consulente strategico aziendale per comprendere cosa serve e cosa manca per la ristrutturazione di un business e contestualizzare al meglio le attuali attività d’impresa.

C’è sempre una soluzione naturale nascosta dentro i problemi rilevati. La vera sfida è riconoscere questi problemi, sapendo ben dividere l’effetto indesiderato dal vero impedimento alla sua cessazione.

L’Italia, dal dopoguerra ad oggi, ha vissuto un’evoluzione straordinaria, trasformandosi da un paese prevalentemente agricolo a una nazione industriale e poi ad una realtà terziaria e digitale. Questo percorso è stato scandito da profondi cambiamenti economici, sociali, tecnologici e individuali, che hanno plasmato la società italiana odierna.

Analizziamo per decenni questo affascinante viaggio:

Anni ’40: Ricostruzione post-bellica

La fine della Seconda Guerra Mondiale lascia l’Italia in rovina. L’Italia del dopoguerra era caratterizzata da un’economia distrutta dal conflitto mondiale. La ricostruzione era la priorità assoluta, con un focus sull’agricoltura e sull’industria leggera. Il Piano Marshall fornì un aiuto fondamentale per la ripresa, concentrandosi sulla ristrutturazione delle città distrutte e sulla ripresa industriale.

Nasce la Repubblica Italiana nel 1946 dopo un referendum che abolisce la monarchia. Si assiste alla nascita di una nuova costituzione nel 1948, ponendo le basi per un moderno stato democratico. La società era segnata dalle ferite della guerra, con una forte emigrazione verso altri paesi in cerca di migliori opportunità. La famiglia era il pilastro della ricostruzione, con un ruolo centrale della donna nel lavoro domestico e nell’accudimento dei figli.

La tecnologia era in gran parte rudimentale, con una diffusione limitata di elettrodomestici e mezzi di comunicazione. La radio rappresentava il principale strumento di informazione e intrattenimento. Gli interventi tecnologici sono stati prevalentemente in ambito industriale e infrastrutturale, con poche innovazioni tecnologiche dirette al consumo.

I bisogni sociali si sono incentrati su quelli primari legati alla sopravvivenza e alla ricostruzione, ponendo l’attenzione sulla necessità di cibo, lavoro, alloggio e stabilità politica.

Anni ’50: Il miracolo economico

L’Italia vive un periodo di grande crescita, noto come “il miracolo economico”. L’industria si espande rapidamente, soprattutto nel Nord, e l’agricoltura inizia a meccanizzarsi. Vide un’accelerata crescita industriale, trainata da settori come l’auto, l’elettrodomestico e l’edilizia. L’Italia si inserì a pieno titolo nel mercato globale.

Il clima si trasformò in ottimismo e progresso e la cultura popolare fu influenzata dal boom economico e dall’apertura verso il mondo esterno, in particolare gli Stati Uniti.

Con l’esodo dalle campagne verso le città e l’aumento del benessere la società italiana si trasformò profondamente. La famiglia tradizionale iniziò a cambiare, con le donne che entrarono sempre più a pieno titolo nel mondo del lavoro.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’IRI svolse un ruolo fondamentale nella ricostruzione del paese, investendo in infrastrutture, industrie e servizi essenziali. L’IRI controllava e gestiva come holding numerose società operative in diversi settori strategici dell’economia italiana. Queste società operative potevano essere considerate “pubbliche” in quanto controllate dallo Stato tramite l’IRI.

Fu uno strumento di politica industriale, in quanto veniva utilizzato dal governo italiano per perseguire obiettivi strategici, come la creazione di industrie pubbliche in settori chiave per l’economia nazionale. Poteva anche decidere di finanziare o sostenere la crescita di industrie private già esistenti ritenute importanti per lo sviluppo del Paese.

L’IRI contribuì allo sviluppo economico italiano, creando nuove industrie e favorendo la crescita del paese, cercando di promuovere uno sviluppo equilibrato tra le diverse aree del paese, investendo anche nel Sud Italia.

La televisione divenne il nuovo mezzo di comunicazione di massa, influenzando cultura e consumi. Crebbe l’industria automobilistica (Fiat 500, Vespa) e si diffusero gli elettrodomestici nelle case italiane, cambiando la vita quotidiana. La diffusione dell’automobile aumentò la mobilità e l’elettrificazione raggiunse la maggior parte delle case.

Oltre ai bisogni primari, si svilupparono nuovi desideri legati al benessere, al consumo e al tempo libero. Nacque così la società dei consumi, orientando gli sforzi al miglioramento delle condizioni di lavoro, istruzione e servizi sanitari.

Anni ’60: Crescita e tensioni sociali

Nei beati anni Sessanta il boom economico continuò, e l’Italia divenne una delle principali potenze industriali del mondo. Il welfare statale si sviluppò, garantendo maggiore protezione sociale ai cittadini ma, ciò nonostante, iniziarono a manifestarsi squilibri tra il nord industrializzato e il sud meno sviluppato.

La crescita industriale e l’aumento del benessere generale spinsero la domanda di case, soprattutto nelle città e nei centri industriali in via di sviluppo.

Il passaggio da un’economia rurale a una industriale portò all’esodo dalle campagne verso le città. Le famiglie, con un reddito più stabile, desideravano acquistare una casa propria per godere di maggiore indipendenza e stabilità.

L’aumento del numero di componenti medi del nucleo familiare e il miglioramento del tenore di vita spinsero verso case più spaziose e dotate di comfort moderni, come bagni privati, riscaldamento e elettrodomestici.

Lo Stato intervenne per soddisfare la domanda di abitazioni a prezzi accessibili, soprattutto nelle periferie urbane, con la costruzione di quartieri di edilizia popolare.

Questo fu il decennio del fermento culturale, della contestazione giovanile e dell’attivismo politico, culminante nel Sessantotto. La società italiana divenne più moderna e aperta, e i giovani assunsero un ruolo centrale nel cambiamento, rivendicando maggiore libertà e autonomia.

Il progresso tecnologico accelerò. Si diffusero la televisione e altri media di massa. Iniziò così l’era dell’informatica, su scala molto limitata, con la diffusione di elettrodomestici sempre più sofisticati, l’arrivo dei primi computer e la nascita delle telecomunicazioni.

Emersero esigenze di maggiore equità sociale, accesso all’istruzione universitaria e maggiori diritti civili. I bisogni individuali si diversificarono, con un’attenzione crescente all’autorealizzazione, all’emancipazione e alla libertà di espressione personale.

Anni ’70: Anni di piombo

Per l’economia iniziò la crisi petrolifera del 1973 segnando la fine del boom economico, facendo entrare l’Italia in un periodo di stagnazione e instabilità. L’inflazione crebbe e la disoccupazione aumentò. La diminuzione del potere d’acquisto e l’incertezza economica frenarono la domanda di case, con un calo delle compravendite e dei prezzi.

Il settore edile subì un periodo di crisi, con il fallimento di molte imprese e la riduzione dell’occupazione. La carenza di soluzioni abitative a prezzi accessibili favorì il diffondersi dell’edilizia abusiva, soprattutto nelle periferie urbane.

La crisi economica e le mutate esigenze sociali portarono a una ricerca di abitazioni più piccole e funzionali, con un occhio di riguardo al risparmio energetico.

Iniziò un processo di recupero e valorizzazione dei centri storici cittadini, con la ristrutturazione di edifici antichi e la creazione di nuove residenze.

Il periodo fu marcato da una grande instabilità politica. La società italiana fu scossa da eventi come il terrorismo rosso e la strage di Piazza Fontana. Crebbe così il dissenso sociale e la richiesta di riforme. Il clima di tensione si mescolava con nuove spinte di cambiamento, trovando l’affermazione di movimenti femministi e ambientalisti.

La tecnologia continuò ad evolversi. Iniziò lo sviluppo del settore dell’elettronica e della microelettronica, seppur l’Italia rimase in ritardo rispetto ad altri paesi industrializzati. Videro l’avvento dei personal computer e dei primi videogiochi. La televisione a colori si diffuse nelle case degli italiani.

I bisogni individuali si concentrarono sulla stabilità economica e sulla sicurezza pubblica, in un contesto di incertezza economica e sociale. Il miglioramento della qualità della vita diventarono priorità.

Anni ’80: Consumismo e modernizzazione

L’Italia uscì dalla stagnazione degli anni ’70 grazie a politiche di rigore e di innovazione. Il neoliberismo si affermò e la privatizzazione di alcune aziende statali segnarono un cambiamento importante.

Gli anni ’80 in Italia rappresentarono un decennio di grandi trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche, spesso ricordato come un’epoca di florida economia, ottimismo e fiducia nel futuro.

Il neoliberismo si affermò come ideologia economica dominante, portando alla privatizzazione di alcune aziende statali. L’aumento del potere d’acquisto e diffusione di una cultura del “benessere”, con un’attenzione crescente ai beni di consumo e al tempo libero.

Fu l’era di grandi cambiamenti nella politica italiana con figure come Bettino Craxi. La società italiana divenne più individualista e materialista, con un ritorno all’edonismo e al consumismo. I media e la pubblicità influenzarono fortemente i gusti e le aspirazioni personali.

I bisogni individuali si concentrarono sul successo personale, sull’immagine e sul benessere materiale. L’accesso ai beni di consumo di lusso, la cultura dell’apparire e la tecnologia personale diventano sempre più importanti. I consumi e il tempo libero assunsero un ruolo centrale nella vita delle persone.

La struttura familiare tradizionale iniziò a cambiare, con un aumento delle famiglie mononucleari e delle donne che entravano sempre più a pieno titolo nel mondo del lavoro e degli affari.

Le tecnologie informatiche e di comunicazione ebbero un rapido sviluppo. Avanzarono le tecnologie informatiche e quelle di comunicazione. L’Italia iniziò così a colmare il divario tecnologico con altre nazioni europee. I personal computer, sempre più potenti e accessibili, si diffusero nelle case e negli uffici, aprendo la strada all’informatica personale. Internet e la telefonia mobile mossero i primi passi, rivoluzionando il modo di comunicare e accedere alle informazioni. I videogiochi divennero un fenomeno di massa, conquistando grandi e piccoli e influenzando la cultura e l’intrattenimento.

Gli anni ’80 consolidarono il modello economico capitalista in Italia, con un’enfasi sul mercato libero e sulla competizione. La crescita economica non fu omogenea, con un aumento delle disuguaglianze sociali e l’emergere di una nuova classe di abbienti.

I media e la pubblicità acquisirono un potere crescente nel condizionare i consumi, i gusti e le aspirazioni individuali. Gli anni ’80 gettarono le basi per la rivoluzione digitale che avrebbe caratterizzato i decenni successivi.

Gli anni ’80 furono un decennio di grandi cambiamenti in Italia. L’uscita dalla crisi economica, la crescita del consumismo, l’affermazione dell’individualismo e la rivoluzione tecnologica influenzarono profondamente la società italiana, lasciando un’eredità complessa e ancora oggi oggetto di dibattito. Questi anni rappresentarono una netta discontinuità rispetto agli anni ’70, segnati da stagnazione economica, instabilità politica e terrorismo.

Il decennio si differenziò anche dagli anni ’60 per il minore attivismo politico e la maggiore enfasi sul benessere individuale rispetto ai temi sociali e collettivi.

Gli anni ’80 posero le basi per lo sviluppo economico e tecnologico dell’Italia nelle decadi successive.

Questi anni rappresentarono un periodo di grandi trasformazioni per l’Italia, con conseguenze ancora visibili nella società odierna. Tutti li ricordiamo come l’ultimo periodo di stabilità di una florida economia, dove ogni sogno sembrava realizzabile. C’era fiducia nel futuro e, pur con la consapevolezza che ancora c’era molto da cambiare, si viveva un clima di ottimismo.

Negli anni successivi, però, un aumento generalizzato dell’incertezza ha portato alla perdita di punti di riferimento. Si è creato un divario preoccupante tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e il livello di istruzione diffuso, generando una diffusa sensazione di insicurezza, illusione e impreparazione tra le persone.

A partire dagli anni 2000, poi, è iniziata l’era del dominio di una tecnologia dilagante, che ha pervaso ogni aspetto dell’economia e della vita quotidiana, gettando per tutti un clima di pessimismo e precarietà.

% segue la prossima settimana %

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.