Natalità in discesa e calo del desiderio di maternità
Il 2023 è stato l’anno con il minor numero di nati in Italia, registrando soltanto 379.000 nuovi nati nel nostro Paese
Sono numeri drammatici che devono far riflettere.
Questo dato rappresenta un nuovo record negativo e ha implicazioni significative per l’economia e i conti dello Stato1.
Vediamo quali sono le ragioni di questa crisi demografica e come essa influisce sull’economia italiana.
Il rapporto tra nuovi nati e donne fertili nel 2023 era di 1,20, mentre negli anni ’80 era sceso a 1,19. Questo dato riflette l’eco della metà degli anni ’90, quando si verificò un improvviso calo della popolazione. Questo effetto si manifesta quando una generazione dopo il calo demografico non può riprodursi a causa della mancanza di nascite. Oggi, le persone nate negli anni ’90 si avvicinano ai 30 anni, l’età in cui si inizia a pensare di avere figli in Italia.
In merito ,Save the Children ha recentemente pubblicato il rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2023”.
Questo studio rivela dati preoccupanti riguardo alla maternità nel nostro Paese. Che ci devono far riflettere. poichè fra i fattori principali vi sono quelli economici.
Una famiglia su 4 con figli, infatti è a rischio povertà ed il 12,1% delle famiglie con minori vive in condizioni di assoluta povertà.
A ciò si aggiunge la presenza ancora di un gap di genere nel mondo del lavoro e le mamme con minori hanno ancora oggi un tasso di occupazione nettamente inferiore rispetto ai padri.
Tutto questo fa sì che dalla ricerca emerge che il 43% dichiara di non desiderare altri figli.
A questi dati già preoccupanti si aggiungono quelli che emergono dall’indagine dell’istituto Toniolo che ha esplorato il desiderio di maternità tra le giovani donne italiane.
I risultati, infatti, rivelano che il 21% delle donne tra i 18 e i 34 anni non vuole figli, mentre il 29% dichiara di essere debolmente interessato all’idea.
Le ragioni di questa scelta sono molteplici. Oltre alla mancanza di welfare, nidi e lavori sicuri, emerge un fattore esistenziale: il movimento “childfree”.
Queste donne fanno una scelta consapevole di non avere figli, affermando che la maternità è una decisione libera.
Fermo restando la evidente libertà che ogni donna ha in merito alle scelte inerenti la propria vita, compresa la maternità, appare evidente che tutti questi dati vanno analizzati nel loro complesso.
Aspetti economici, di cultura e psicologici contribuiscono, evidentemente, al fenomeno delle “culle vuote” di cui tanto si parla.
Per invertire la tendenza demografica, quindi, è necessaria una strategia integrata che riguardi più competenze e professionalità.
E’ in ogni caso, fondamentale evitare di cadere nei luoghi comuni e nelle frasi fatte.
Chi sceglie la maternità deve sentirsi accolta e valorizzata nel contesto socio economico in cui la donna vive, dal proprio compagno all’ambito lavorativo.
I percorsi sono molti ma, primo fra tutti, è indispensabile un drastico mutamento culturale.