Da intuito alla Strategia: Il destino della OneMan Company

Da Intuito a Strategia: Il destino della OneMan Company

Esplorando il potere nascosto delle Micro Piccole imprese nel tessuto economico italiano.

Introduzione

Il tema è semplice quanto complesso. Le attività commerciali con meno di 20 milioni di fatturato e meno di 50 dipendenti rappresentano circa il 99% delle imprese italiane e contribuiscono per circa il 40% al valore netto della produzione del paese, una percentuale vicina a quella delle 4500 grandi aziende, che producono e occupano da sole quantità similari.

Importanza delle OneMan Company

Questo ci fa capire quanto siano importanti le OneMan Company, non solo come fonte di lavoro, perché occupano quasi 10 milioni di addetti ma anche come pilastro del PIL e come costola dell’economia dell’Italia.

Però, c’è un ma. Queste imprese spesso non riescono a produrre e contribuire al valore della produzione lorda del paese nella stessa misura delle loro “sorelle maggiori”.

Le OneMan Company sono sovrapponibili alla micro-piccola impresa italiana, non sono necessariamente solo ditte individuali, possono essere qualunque tipo di società. Questa classificazione non dipende dalla loro dimensione, numero dipendenti e fatturato, dipende da come queste organizzazioni prendono le loro decisioni. È una differenza qualitativa piuttosto che quantitativa, e secondo me anche più utile per fare un’analisi strategica orientata alla loro crescita.

Caratteristiche Distintive

La differenza tra le OneMan Company (OMC) e le grandi aziende sta nella struttura dei processi e nei livelli decisionali.

Ti sei mai chiesto come faccia il 99% delle imprese italiane a rimanere in coda all’1%, rappresentato dalle grandi aziende? 4 milioni e mezzo di imprese producono quanto 4 mila500. Sembra una provocazione, un paradosso e non un dato statistico.

Partendo da questa riflessione, appare chiaro che successo ed efficienza non dipendono necessariamente dalle dimensioni dell’azienda, ma dalla sua capacità di organizzare efficacemente processi e decisioni in modo funzionale e raggiungere i risultati programmati. Le OMC, nonostante la loro importanza nell’economia italiana, spesso lasciano a desiderare in termini di struttura e gestione, condizionando così la loro capacità di crescita e prosperità nel lungo termine.

La questione chiave riguarda la figura e il ruolo che ha il titolare dell’attività nelle OMC.

Volontariamente non lo chiamo imprenditore, anche se il Codice Civile lo qualifica tale. Essere imprenditore implica delle qualità, delle competenze e una preparazione che gli permetta, oltre di essere un tecnico specializzato nel proprio lavoro, di essere un leader visionario è un manager strategico capace di far avanzare, crescere e prosperare il suo business.

La grande differenza è legata al modo in cui sono gestite queste attività, che andrebbe valutato con criteri qualitativi piuttosto che quantitativi.

I titolari non sono sempre veri imprenditori, ma spesso solo grandi lavoratori impreparati, incapaci di gestire efficacemente il tempo che non hanno, i soldi che gli mancano e trovare le persone giuste che gli servono.

Ecco le principali ragioni della disparità di rendimento rispetto alle grandi aziende.

Queste imprese rimangono delle OneMan Company a prescindere dalla loro configurazione giuridica. Sarebbe un errore fare la traduzione letterale dall’inglese, per me questo termine rappresenta una nuova categoria di imprese che non ha un correlato termine in italiano. Non importa se si tratta di ditte individuali o di S.p.A., ciò che conta è che le decisioni sono guidate dall’istinto e dall’emotività.

Il Ruolo del Titolare

Nelle OneMan Company, le decisioni sono influenzate dalle percezioni personali e dall’entusiasmo del titolare, oppure dal loro opposto, anziché da un’analisi oggettiva basata su dati o risultati attesi. Questo approccio può portare a scelte che rispecchiano più le convinzioni personali che i benefici tangibili per l’azienda.

Ciò significa che le decisioni potrebbero non essere sempre all’altezza delle necessità operative o strategiche per sopravvivere e progredire.

Per esempio, vediamo nascere nuove attività in settori in cui il titolare è direttamente coinvolto. Questi prendono decisioni strategiche basate sui propri gusti o convinzioni, senza dati oggettivi o evidenze economiche che giustifichino tali scelte.

Da un lato, questo approccio valorizza la passione e l’impegno, diventando motori di innovazione e donando al business un’identità unica. Dall’altro, però, la soggettività nelle decisioni può mettere a rischio l’impresa, privilegiando l’operatività quotidiana rispetto alla gestione. E si sa, nel quotidiano si è attratti sempre da una spirale delle urgenze dove si perdono le reali priorità, e si sale su una ruota del criceto dove si corre corre, senza raggiungere alcun obiettivo.

Questo loop dell’imprenditore lo allontana da tutto ciò che è importante per l’azienda, che se  colto gli permetterebbe di fare la differenza sul mercato e nei confronti della concorrenza.

Sfide Strutturali e Gestionali

È essenziale capire che la gestione è più cruciale del semplice lavorare nell’impresa. Se ti dedichi al lavoro quotidiano, non stai gestendo un’azienda, ma hai un lavoro.

La sfida per le OneMan Company è trasformare il titolare in un leader visionario e in un manager strategico, bilanciando passione e intuizione con decisioni basate su dati concreti.

L’imprenditore è un avventuriero solitario alla ricerca di una guida, per navigare in sicurezza la sua giungla delle complicazioni. Per fare ciò diventa necessario farsi supportare da consulenti strategici e dominare l’uso di strumenti avanzati di business intelligence, basati su una mappa strategica standardizzata, capace di focalizzare solo ciò che serve e di far prendere decisioni più pragmatiche, razionali e consapevoli.

Questa è la sfida che può determinare il successo o il fallimento di un’impresa.

Le aziende sono sistemi complessi, reti di relazioni e interazioni umane instabili. Sono le persone, con le loro fragilità e imperfezioni, a influenzare i risultati aziendali, portando al successo o al fallimento l’intera organizzazione.

La Visione Olistica

Vedere l’azienda come un sistema olistico vivo, con le sue interazioni e interconnessioni, ti permette di capire che non si può prescindere dall’insieme, facendo sorgere la necessità di disporre di un metodo gestionale autorevole che semplifichi la complessità, focalizzando i vincoli e i colli di bottiglia che frenano la crescita.

Un’azienda è come una catena, legata da tanti anelli quanti sono i centri decisionali. La sua forza è condizionata dalla fragilità dell’anello più debole, e in questo articolo ne abbiamo evidenziato alcune.

La Mancanza di un Solida e Valida Cultura Aziendale

La principale fragilità è data dalla mancanza di una solida e valida cultura aziendale che conferisca al titolare di quell’attività la possibilità di diventare un vero imprenditore illuminato.

Tutto questo rende molti di questi business obsoleti, destinati a lottare nella guerra per il prezzo più basso, in un mercato saturo e altamente competitivo. Questa condizione soggettiva, unita all’incapacità gestionale per l’assenza di una vera differenziazione di mercato, giustifica il motivo per cui solo il 13% delle composizioni negoziate della crisi si risolve positivamente.

Impresa non significa azienda

Troppe imprese non sono delle vere aziende ma solo delle attività commerciali, perché non dotate di un’autonomia funzionale e guidate principalmente da istinti e emozioni del suo titolare, che non riesce a vedere oltre le urgenze del momento.

Questo spiega tutto il non detto e il sottostante che ha motivato la modifica delle principali normative aziendali orientate alla sostenibilità e alla continuità aziendale, penso alla nuova legge sulla crisi d’impresa e il grande focus dell’attualità sugli adeguati assetti, organizzativi amministrativi e contabili.

Conclusioni e Prospettive

La soluzione non passa per nuovi obblighi o per fantomatiche sanzioni inapplicate, inizia con la consapevolezza del titolare dell’attività di riconoscere e cogliere ciò che gli sfugge e di formarsi in una solida cultura aziendale che lo renda un vero imprenditore illuminato, per diventare un manager strategico e un leader visionario.

L’imprenditore che si affida al caso, se vuole può cambiare rotta, diventando il protagonista del suo destino, scoprendo le ricompense e gratificazioni nascoste di un approccio più consapevole e strategico all’imprenditorialità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.