Città a passo di Lumaca

Città a passo di Lumaca

I limiti di velocità a 10 chilometri orari hanno un senso?

Dopo l’introduzione del limite di velocità a 30 chilometri orari introdotta dal sindaco di Bologna su tutto il territorio metropolitano Bari rilancia con la proposta di una ulteriore abbassamento a 10 Km orari dei limiti di velocità che è già, comunque, presente in via Sparano una delle sue vie “dello shopping” barese.

Tale limite dovrebbe estendersi ad altre zone della città e il caso assume una valenza politica in quanto Antonio Decaro non solo è il sindaco di Bari ma è anche il presidente dell’ANCI , l’associazione dei sindaci italiani che ha aperto su tale tema una polemica con il Ministro Salvini.

La riduzione del limite a 30 Km orari può avere effettivamente una sua valenza in tutte le aree ad alta densità di persone fragili come vicino a scuole, ospedali, ecc.

Quello che è meno comprensibile sono le attività di repressione attuata immediatamente a Bologna con multavelox, sanzioni e decurtazione di punti per gli automobilisti negligenti.

La tensione diffusa di tutti i sindaci appartenenti alla filosofia C40 Cities  nella ricerca delle “città senza auto” ma senza la realizzazione della vera “città dei 15 minuti” ameno in Italia porta in effetti a una sempre minore (non maggiore) inclusività con esclusione dei meno abbienti dai centri cittadini che vengono progressivamente emarginati, altro che sostenibilità!

Infatti la citta dei 15 minuti trova una realizzazione esclusivamente al mantenersi dei negozi di vicinato, di servizi diffusi e con presenza capillare sul territorio.

Ad esempio già solo la progressiva chiusura delle filali degli istituti bancari nei comuni più piccoli e la progressiva rarefazione dei negozi di vicinato non parrebbe essere un fenomeno positivo in funzione della terza età, apparentemente la fascia più vulnerabile nel futuro delle nostre aree urbane.

Infatti, la misocaria (Μισώ misó caro κάρο = odio verso i carri) abbinata alle altre “belle idee” come la limitazione dei movimenti e il crescente regime di controllo invasivo sui comportamenti personali, la riduzione dei servizi e dei mezzi di trasporto sta scaricando sui cittadini l’incompetenza e la spocchia degli amministratori pubblici che cercano di vantare iniziative ”ambientali” che in realtà sono di difficile comprensione.

Un esempio di come questo accada molto vicino a chi scrive, sono le politiche di produzione delle nuove auto ibride che, “in teoria” dovrebbero rappresentare i nuovi standard contro l’inquinamento. Standard che, a quanto pare, ai sindaci C40 non vanno bene.

I nuovi limiti di Area C, a Milano, infatti non permettono il libero uso e la libera circolazione dei veicoli ibridi, anche nuovi, come la FIAT Panda ibrida perché emettono più di 100 g di CO2 per km, a meno che non venga pagato un ticket giornaliero di 7,50€.

Una bella “sòla” per chi, pur non potendo rinunciare all’auto per motivi lavorativi, cerca comunque di andare incontro alle problematiche ambientali con il massimo dell’impegno. Il conto è presto fatto: 7,50€ per cinque giorni lavorativi, per quattro settimane al mese, porta alla cifra di totale di 150€.

Il tutto in nome di un ambientalismo di propaganda che si è già dimostrato fallimentare nella riduzione delle emissioni.

 

 

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