La morte civile per debiti. Storia di Giovanni

La morte civile per debiti. Storia di Giovanni

Le società civili aborrono la pena di morte in quanto paradigma di inciviltà, ma consentono strumenti giuridici che irrogano la morte civile.

Si ritiene incivile la prigione per debiti, ma si portano persone in difficoltà a darsi o desiderare la morte.

Giovanni oltre vent’anni fa, aveva un lavoro dignitoso e un piccolo appartamento. La sua famiglia cresceva e decideva quindi di trasferirsi in una casa più grande. Finalmente trovava la casa dei suoi sogni, contraeva un mutuo e ci si trasferiva.

Come fanno tutti coloro che non sono ricchi la casa veniva adeguata alle esigenze della famiglia e Giovanni provvedeva personalmente, nel tempo, a realizzare ora un marciapiede, ora un tavolo, ora una libreria, il giardino, l’orticello, i fiori… ogni più piccolo angolo di quella casa era una pietra miliare della sua vita.

Finché un giorno, un brutto giorno, la sua sorte cambiò. Perse il lavoro perché la crisi economica aveva colpito anche l’azienda presso cui lavorava. Giovanni si dava da fare, lavorava giorno e notte… ma quel che guadagnava non era sufficiente per pagare il rateo del mutuo. La Banca iniziò una esecuzione forzata immobiliare.

Giovanni lottò con le unghie e con i denti per difendere le sue proprietà, ma non riuscì a salvarle.

Così ora, dopo oltre vent’anni, anziano e malato, si ritrova praticamente per strada: costretto ad accettare il sostegno altrui e ad assistere la moglie, anch’essa anziana e malata e la figlia invalida, piange ogni giorno la sua sorte e confessa che non si toglie la vita sol perché, se lo facesse si sentirebbe un traditore nei confronti delle due anime innocenti che lascerebbe prive del suo sostegno.

Le sue due case sono state vendute all’asta: nell’arco di oltre vent’anni è stata venduta la prima e poi la seconda, entrambe per un prezzo che non copre neppure il 50% del valore effettivo e, soprattutto il valore di aggiudicazione non soddisfa per intero il creditore.

Giovanni e i suoi famigliari hanno ancora una vita biologica. Ma sono civilmente morti… E hanno talmente tanta dignità, che non chiedono nè il reddito di cittadinanza o uno dei suoi omologhi più recenti, né l’aiuto dei servizi sociali. Hanno scelto di non pesare neppure su quel sistema che li ha ridotti ingiustamente sul lastrico.

Io mi chiedo: quanti ancora dovranno morire prima che si pensi a cambiare questo sistema?

Come è possibile che persone oneste, che si ritrovano loro malgrado, in serie difficoltà economiche vengano lasciate in balia di speculatori che conoscono benissimo il funzionamento delle aste pubbliche e stanno appollaiati sulle loro scrivanie in attesa, come avvoltoi, che il prezzo scenda, all’ennesima asta?

E come è possibile che il sistema consenta ad un giudice, che peraltro agisce attraverso consulenti e professionisti delegati che vengono poi pagati anch’essi dal ricavato, di statuire la regolarità di un’asta, anche quando il prezzo scende a cifre irrisorie?

Non tutti i debitori sono tali per professione. E’ giusto che chi contrae un debito lo paghi. Ma questo è un sistema che non tutela né il debitore, né il creditore, salvo che non si tratti di poteri forti che riescono a manipolare legalmente il calcolo del capitale e degli interessi, ma non c’è niente di “civile” nel mettere per strada un cittadino onesto, che ha sempre pagato le tasse, portandogli via con la forza e per pochi soldi, tutti i sacrifici di una vita per regalarli ad affaristi privi di scrupoli, che si arricchiscono sulle spalle degli sfortunati ed i cui beni sono l’oggetto dei loro business, allorché comprano a uno e vendono a tre o quattro. Ma chi ha creato questo sistema immorale, riesce a guardarsi allo specchio? Forse sì. Perché non sanno cosa sia la vergogna.

Il sistema della espropriazione forzata immobiliare viola i diritti dei cittadini – debitori che vengono depauperati da speculatori e criminali, legittimati a trarre profitto da persone oneste che hanno pagato e pagano le tasse ed hanno costruito il proprio patrimonio con tanti sacrifici che vengono gettati alle ortiche perché lo Stato invece di tutelarli li perseguita e li tratta alla stregua dei più efferati criminali.

L’attuale espropriazione forzata immobiliare merita severa censura!

E’ indispensabile un intervento legislativo serio che ponga termine a questo disastro sociale e che riformandone la struttura, ne determini un cambiamento profondo e radicale, anche ponendo un limite alla discrezionalità dei magistrati e vietando che le vendite possano scendere al di sotto del valore di mercato del bene, così come indicato dal consulente del giudice (e che comunque, non dovrebbe mai essere inferiore al valore catastale).

Auspichiamo l’introduzione di un nuovo strumento che tuteli il patrimonio del debitore e che ne vieti la svendita o la distrazione a valori irrisori, causa dell’iniqua rovina di molti… troppi cittadini e lesivo dei diritti più elementari, ad esclusivo vantaggio di faccendieri senza scrupoli.

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