La legge è uguale per tutti… o no?

La legge è uguale per tutti… o no?

“La realtà supera la fantasia” scriveva Luigi Pirandello, ma l’incresciosa vicenda vissuta dal Rag. Paolo Amato, supera ogni fantasia.

Tutti siamo esseri umani e soggetti ad errore, ma quando chi sbaglia persiste nell’errore e sceglie di non vedere persino i fatti che dimostrano l’evidenza, al di là di ogni ragionevole dubbio, qualche domanda deve sorgere spontanea.

Il ragionier Paolo Amato, con assoluta serenità d’animo, nonostante tutto quel che gli è accaduto, mettendo a disposizione di chiunque possa e debba intervenire tutte le prove in suo possesso, chiede Giustizia, precisando che non intende e non ha mai inteso offendere categorie sociali delle quali ha il massimo rispetto, affida la sua storia ad una serie di video YouTube (Vlog) che potrete facilmente reperire al seguente linK https://www.youtube.com/channel/UCf00Gd9Mb3q-StN68xZR3jA, nei quali racconta di comportamenti di persone che, senza alcuna apparente ragione, gli negano la tutela dei suoi diritti gravemente lesi.

Chi è il Rag. Paolo Amato?

E’ un Commercialista stimato, capace e competente che nel 1989 fondava il suo studio professionale in Palermo, zona via Villagrazia.

Ama definirsi un commercialista di borgata, che pensa in grande.

Nel 1998 cominciava una collaborazione con una società di Pordenone, che si occupava di servizi Caf e telematici.

Nel 2001 iniziava un vero e proprio rapporto di lavoro con la predetta società, durato circa dieci anni in cui l’attività del Rag. Amato ha generato un incremento del fatturato e un miglioramento continuo e costante della sua posizione lavorativa all’interno della predetta società.

Nel 2008 un nuovo Direttore imponeva condizioni di lavoro inaccettabili e nel 2011, il Rag. Amato, che non intendeva venir meno alla sua professionalità, concludeva la collaborazione.

Iniziava altra collaborazione con una società di Padova.

Veniva costituita una società che chiameremo AMATO srl, nella quale il suo gruppo con un’altra società che chiameremo AMATO DUE srl aveva il 49% delle quote societarie, mentre la società di Padova aveva il 51% con una associazione che chiameremo ALFA.

Purtroppo, un anno dopo scopriva di essere stato raggirato: il rappresentante legale della società di Padova era pure rappresentante di una società terza, che chiameremo ALFA DUE srl (quasi omonima della prima) di cui ALFA possedeva il 98% delle quote, il quale con evidente conflitto di interessi, utilizzando la sua duplice posizione, impediva l’incasso di circa Euro 500.000 alla società AMATO srl amministrata dal Rag. Amato, generando un crollo dell’attività stessa.

Per giustificare il mancato pagamento, i soci di maggioranza della società AMATO srl

accusavano il Rag. Amato di essere l’artefice di un “progetto criminoso”, ma nonostante le procedure giudiziarie intraprese, mai è stato rilevato alcunché di sbagliato o scorretto nell’attività amministrativa da lui svolta.

In verità, lui stesso era vittima, ma per impedirgli di recuperare quanto gli spettava, veniva accusato, dall’amministratore della società di Padova ALFA DUE srl e dall’associazione ALFA, di essere l’artefice di una truffa.

Iniziava così una battaglia legale che durava quasi cinque anni; le cause si sono poi moltiplicate e all’attualità, sono oltre cinquanta.

Le finanze del Rag. Paolo Amato, dopo due anni di lavoro non retribuito, erano disastrose

e, non riuscendo a far fronte a tutte le spese, fu costretto ad attingere ai risparmi personali suoi e dei suoi figli e parenti stretti. Si pensi che l’attività giudiziaria ha comportato una spesa di oltre 210.000 euro.

L’iter giudiziario comportava infatti, la radicazione di cause a Padova, Roma e alla Corte di Appello di Venezia.

Alla fine però, risultava vittorioso e la Giustizia riconosceva il suo credito, condannando la società ALFA DUE srl di Padova a pagare, 800.000 euro circa, comprensivi di sorte capitale e delle spese legali sostenute, gravati di interessi e quanto dovuto per legge.

Ma…

La società di Padova, o meglio la società ALFA DUE srl quasi omonima della prima, ma estranea e terza rispetto alla società di cui il Rag. Amato era amministratore, radicava a Palermo una causa per lo scioglimento della società AMATO srl

In buona sostanza, la causa veniva intentata, non dal socio di maggioranza ALFA della società AMATO SRL, che senza dubbio aveva interesse in causa, ma dalla società terza ALFA DUE che peraltro era debitrice della prima.

Fu così che la società ALFA DUE srl, sfruttando la quasi omonimia con il socio di maggioranza della società amministrata dal Rag. Amato, otteneva, dal Tribunale di Palermo ed in tempi record inconsueti, lo scioglimento della società AMATO srl.

Nel frattempo il Rag. Amato otteneva dei lodi arbitrali a sé favorevoli, con il riconoscimento di 870.000 euro di credito.

In Appello

venivano prodotti i lodi arbitrali, venivano evidenziati tutti gli errori della sentenza di primo grado e soprattutto si evidenziò che, attrice in giudizio era la società ALFA DUE srl, terza ed estranea rispetto all’associazione ALFA, la quale pur avendo una denominazione sociale molto simile alla prima (si ribadisce: circostanza di cui i soci di maggioranza si erano serviti per ottenere un risultato a sé favorevole) era altro soggetto giuridico e fra l’altro una era un’associazione e l’altra era una  srl.

Ciò nonostante la società AMATO SRL venne messa in liquidazione perché la Corte di Appello di Palermo, riteneva la diversa denominazione sociale un mero REFUSO, non un errore del Tribunale, un REFUSO… e non prendeva atto che si trattava invece, di un soggetto giuridico diverso.

Così il Tribunale di Palermo nell’aprile 2015 nominava un liquidatore giudiziario,

su richiesta della società terza ALFA DUE srl, la quale aveva dichiarato falsamente che il Rag. Amato non avesse convocato l’assemblea per la nomina del liquidatore.

Il liquidatore era un giovane commercialista che lungi dal risolvere la crisi, ne aggravava la situazione economica. Costui si dichiarava sin da subito totalmente incompetente e manifestava la necessità di essere coadiuvato, per le attività contabili, da altro professionista.

La liquidazione consisteva in pochissime attività, volte alla chiusura della società Amato srl.

Ma il liquidatore, sin da subito manifestava una evidente incompetenza anche a emettere delle fatture e per tale ragione nominava a sua volta un primo collega il quale, inesperto quanto lui, elaborava in luogo dei noti criteri di cassa e di competenza, un nuovo criterio di contabilità sconosciuto a tutti i commercialisti d’Italia e non solo: il “criterio della convenienza”!

In pratica, il liquidatore alterava i bilanci

assolutamente positivi elaborati dal Rag. Paolo Amato, in base ai quali bisognava solo incassare due fatture e, modificando ed inserendo tra i costi il suo compenso ed il compenso dei suoi collaboratori e legali, mai deliberati in assemblea e peraltro con data precedente alla sua nomina e a quella del suo legale, faceva apparire falsamente che la gestione del Rag. Paolo Amato fosse sempre in perdita.

Non basta!

Quando il liquidatore cominciò ad incassare i compensi, il bilancio diventò magicamente attivo e florido. Ciò che, ovviamente, mai può accadere nella realtà ad una società che ha smesso di svolgere attività subito dopo il secondo anno di vita, ma che stava incassando i crediti frutto del lavoro del Rag. Amato, precedente amministratore.

Il liquidatore, anche per attività estremamente basilari

come la tenuta delle scritture contabili e pochissimi adempimenti fiscali come il rimborso IVA, si rivolgeva ad un secondo commercialista, ma anche questo, sbagliava la richiesta e l’Agenzia delle Entrate non concedeva il rimborso richiesto che, ad oggi non è stato ancora incassato.

Insomma: il Rag. Amato avrebbe lasciato una società in perdita, mentre il liquidatore, dopo aver pagato profumatamente il suo legale, accantonato i propri onorari e quelli dei suoi collaboratori, calcolati con un aumento del 70% del suo compenso, l’avrebbe riportata in bonis, pagando persino le tasse… che tuttavia non avrebbe dovuto pagare, se avesse correttamente recuperato le perdite precedenti.

Un danno enorme!

Il Tribunale di Palermo intanto, rigettava ogni istanza diretta alla sostituzione del liquidatore.

Per giunta, il liquidatore, in spregio a tutte le sentenze favorevoli al Rag. Paolo Amato e benché deliberato in assemblea plenaria, dichiarò persino che quest’ultimo non avrebbe alcun diritto ad incassare le somme dovute per l’espletamento del suo incarico.

Non solo, in una situazione di scontro tra i soci, il liquidatore, chiamato in giudizio, in prima battuta, si schierava in difesa del Rag. Paolo Amato

e, dopo aver sostenuto e fatto proprie le medesime tesi difensive di quest’ultimo, risultava vittorioso, otteneva la condanna della società di Padova per lite temeraria ed incassava altri settantamila euro, poi corrisposti al suo legale, senza alcuna preventiva autorizzazione del giudice.

Ciò nonostante il liquidatore persisteva nel diniego delle somme dovute al Rag. Paolo Amato e…

allorché furono chiare tutte le circostanze, prendeva vita una vera e propria macchina del fango che ancor oggi, viene scagliata a tutta velocità contro di lui… ma di questo scriveremo nella prossima puntata….

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