Triste storia sull’opacità del fisco italiano
Personalmente non amo leggere le circolari dell’Agenzia delle Entrate ma, quelle relative agli indirizzi operativi sul contrasto all’evasione fiscale, generalmente le imparo a memoria.
Nella circolare 4/E del 7 maggio 2021, è palese l’impronta del demonio nel seguente passaggio: “ per quanto riguarda le attività afferenti alla gestione degli indici di affidabilità fiscale ( ISA),nel 2021, si prevede una campagna informativa finalizzata a portare a conoscenza dei contribuenti l’eventuale presenza di errori, omissioni o incoerenze, riscontrati nei modelli dichiarativi relativi ai periodi d’imposta 2018 e 2019, al fine di evitare il ripetersi delle stesse anomalie per il periodo d’imposta 2020.
Le relative comunicazioni saranno rese disponibili tramite pubblicazione nel cassetto fiscale, nella seconda metà del 2021. Anche in questo caso, è salvaguardata la facoltà, per il contribuente di correggere gli errori oggetto di comunicazione anche per le annualità 2018 e 2019, ricorrendo allo strumento del ravvedimento operoso e presentando la dichiarazione integrativa”.
Che dire, se non vade retro Satana!
Insomma, dal primo luglio 2021, i contribuenti soggetti ad ISA (gli ex studi di settore, più o meno) dovranno sbirciare nel loro cassetto fiscale per verificare se è stata inoltrata la suddetta comunicazione! Niente raccomandata, niente PEC, solo sbirciatina frequente nel cassetto fiscale. Mi chiedo: quanti sono i contribuenti ISA che vanno a sbirciare nel loro cassetto fiscale?
Moltissime saranno le comunicazioni non evase con le intuibili conseguenze. Una tra queste è quella di vedersi appiccicata sulla fronte l’etichetta “contribuente a rischio”, e finire tra i futuri selezionati per un accertamento fiscale più o meno invasivo. Sì, proprio così! Nelle varie circolari di indirizzo per la lotta all’evasione fiscale, quelle che imparo a memoria, spesso si legge che il contribuente non collaborativo è un contribuente a rischio, e il contribuente non collaborativo è anche quello che non risponde alle comunicazioni di Sua Maestà l’Agenzia delle Entrate. Ora, data la scarsa attitudine dei contribuenti italiani a sbirciare nel cassetto fiscale, è evidente che moltissimi saranno considerati non collaborativi, e quindi a rischio, e dunque selezionati per i futuri accertamenti fiscali più o meno invasivi.
E’ noto a tutti che l’Agenzia delle Entrate non ama essere considera una matrigna cattiva ma una madre buona. Tant’è che il contribuente, che ha sbirciato nel cassetto fiscale, può rimediare all’errore con il ravvedimento operoso e presentando la dichiarazione integrativa !!!!!
Si, proprio lei, la dichiarazione integrativa, quella che personalmente sopporto quanto il fumo negli occhi, quella che (molti non lo sanno) interrompe i termini di decadenza dell’accertamento, li azzera e li fa ripartire da capo, con l’effetto di rimanere anni e anni sotto lo schiaffo dell’Agenzia delle Entrate.